fbpx

The “T-Effedez” dissing: il marketing che move il sole e l’altre stelle

Il dissing tra Fedez e Tony Effe accende il web: da «Di Caprio» a «Chiara», una sfida a colpi di visuals e provocazioni che alimenta un'allucinazione collettiva.

2 minuti di lettura

On “air” dal 17 settembre il dissing Fedez-Tony Effe colleziona visuals. Ma da Di Caprio a Chiara è tutta un’Allucinazione Collettiva.

"L'amor move il sole e l'altre stelle" (Dante Alighieri, Paradiso, XXXIII, v. 145).

Se scelta come nota a margine dell’ultima, in ordine di pubblicazione, “battle” a suon di barre dell’estate del 2024, la chiusa poetica del Paradiso Dantesco sfiora il tragico-comico. Non è l’amore a muovere le celebrities e le loro bubbles di utenti, semmai, con buona pace degli ultimi romantici, una ben studiata operazione di “marketing rosa”. Dall’altronde si sa: il gossip è una strategia di affiliazione connaturata alla storia evolutiva di Homo-Sapiens, e Homo-Social non fa eccezione.

Effetto T-Effedez: le tenzoni d’amor ai tempi delle visuals

La vicenda Fedez-Tony Effe, ribattezzabile come “T-Effedez” per stare al passo con i tempi, quindi non stupisce, ma anzi si inserisce perfettamente nell’ingranaggio ben oliato dello spetteguless da piattaforme. La sua risorsa inesauribile è facilmente svelata agli occhi dei più attenti: la bramosia, “troppo umana” – il Codacons non ci denunci per la sponsorizzazione occulta di un testo nietzscheano – di impicciarsi negli affari degli altri. Sulla spettacolarizzazione del privato nell’epoca nei social media si è già scritto, si scrive e si scriverà ancora negli anni a venire – Nostradamus vincerebbe facile oggi.

Sull’esacerberazione delle conflittualità tra schieramenti polarizzati, anche. Hinc et Hunc (“qui ed ora”) pro e vs Fedez, pro e vs Tony-Effe, pro e vs Ferragni, pro e vs Mega, e chi più ne ha, più ne metta. Ciò che ha di interessante, almeno per chi scrive, il caso in questione è la sua skill-pro, per dirla con il lessico dei game-players, alias la sua capacità di allucinare haters e followers con una schematicità che gigioneggia la contesa di Troia. L’ira funesta dei “T-Effedez” è l’ultima frontiera delle tenzoni d’amor ai tempi delle visuals e delle sponsorizzazioni. Non più le donne, i cavalieri, l’arme e gli amor, ma semmai repost, hate-speech, dissing e streamings.

Non ce ne vogliano i simpatizzanti di Ariosto e dell’amor cortese, ma – per dirla con tono grave – il disincanto post-moderno insegna ben altro. Bitch(es), Crackomeni, Ketamina e Sesso sono alcune delle parole sdoganate nelle barre dei “T-Effedez” e dei loro affini, e con il tono di chi sbeffeggia l’ipocrisia moralista dei perbenisti in nome dell’avanguardia artistica, quando non della liberazione dei costumi. Sarà, ma per chi scrive, non è che un’allucinazione collettiva.

Leggi anche:
«Trash Island»: l’amore che (non) c’è

Dissing all’italiana: marketing, marketing, marketing

Che il dissidio dei “T-Effedez” rientri nella casistica del dissing è una tesi tutta da verificare, con o senza l’aiuto dell’IA. Dall’inglese dissing, per scorciamento da (to) disrespect (‘mancare di rispetto’), come precisa Treccani, il termine indica una fenomeno che segna la parabola storica della musica hip-hop e rap almeno dalla metà degli anni ottanta. I pezzi “dissing” sono canzoni scritte con la volontà esplicita di colpire l’avversario, generalmente un altro musicista, per comprovare la propria superiorità artistica.

Fin qui, lo scontro “T-Effedez” sembra rientrare nella fattispecie del dissing oltre ogni ragionevole dubbio. Eppure, a ben guardare il portfolio delle tracce musicali dell’oltreoceano contempla anche manifesti pluripremiati di rivendicazione identitaria a sfondo culturale, sociale, politico-economico.

La noia, tra croce e delizia

È il caso dei “T-Effedez“? Se anche si riuscisse a dimostrarlo, scritturando Keanu Reeves per il sequel parody dell’Avvocato del Diavolo, l’affiliazione di Di Caprio, Chiara, Infanzia Difficile & Co ad una ramificazione della cultura americana sarebbe una prova tutt’altro che sufficiente per l’assoluzione del duo tutto italiano. L’arte per l’arte, il principio estetico di Oscar Wilde, fa un baffo ai T-Effedez. Pare più appropriata invece l’anafora “marketing, marketing, marketing” da posizionare enfaticamente all’inizio o al termine di ogni barra, alla bisogna. Secondo ChatGPT Dante scriverebbe «il soldo che move il sole e l’altre stelle». Marketing, marketing, marketing. Tutto il resto è noia. Oggi come allora.

Sarà forse la noia, la noia total? Il «muoio senza morire in questi giorni usati» a costringerci a questa croce così grande? Nell’attesa del release dell’ultima “Allucinazione Collettiva”, noi “ultimi romantici”, nostalgici dei “sentimenti” restiamo in attesa. Chissà che certe notti la musica ci sorprenda ancora.

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Alexia Buondioli

Laureata in Filosofia Teoretica ed iscritta alla magistrale di Scienze Filosofiche presso Unimi, individuo nella scrittura e nel viaggio le mie frontiere esistenziali. Mi nutro di attività sportiva, relazioni interpersonali e caos creativo.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.