Si è tenuta giovedì 11 luglio l’anteprima stampa al Mart di Rovereto per presentare le nuove mostre che animeranno il panorama artistico trentino quest’estate. Tra la sede principale del Mart a Rovereto e la Galleria Civica di Trento, l’offerta è varia e in grado di mettere d’accordo tutti. Al Mart hanno inaugurato due mostre legate a doppio filo, che si intrecciano e incontrano sulla linea del sogno. Alla Civica di Trento, invece, una doppia personale mette in relazione due artisti trentini apparentemente lontani tra loro: Annamaria Gelmi e Albino Rossi. Quest’ultima è visitabile fino al 6 ottobre, mentre le mostre roveretane fino al 20 ottobre 2024.
«Surrealismi. Da de Chirico a Gaetano Pesce»
In occasione del centenario del movimento surrealista teorizzato da André Breton, il Mart presenta una mostra del tutto inedita e fuori dalla storiografia. I protagonisti di Surrealismi. Da de Chirico a Gaetano Pesce sono infatti quegli artisti italiani che, lungo l’arco del Novecento, si sono avvicinati al movimento, senza mai dare però vita a una vera e propria appendice surrealista in Italia. Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Enrico Baj e Alberto Martini. Ma anche Enrico Prampolini, Ugo La Pietra, Arturo Nathan, Jannis Kounellis, sino ad arrivare a una chiusura necessaria ma non definitiva con Gaetano Pesce. Quelli in mostra sono artisti che hanno creato tendenze, espressioni legate all’ambito surrealista mantenendo però una sostanziale autonomia. Breton stesso ha individuato in particolare in due artisti dei preziosi e inconsapevoli predecessori al movimento ufficiale: Giorgio de Chirico e Alberto Savinio.
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Il Mart riunisce 160 opere di oltre 70 artisti, attingendo a piene mani alle proprie collezioni, esponendo una cinquantina di opere parte del patrimonio del museo. Surrealismi si divide in quattro sezioni tematiche, che riprendono e presentano i soggetti e i contenuti principali di questa arte e degli artisti che l’hanno creata, come mito e storia, rovine, inconscio, esoterismo, la portata perturbante dell’oggetto. Riprendendo le parole del curatore Denis Isaia, il pluralismo di surrealismi in Italia è stato generato proprio da una diversa accezione che gli artisti della penisola danno al concetto di Surrealismo, intendendolo «come oasi esistenziale, luogo di libertà» e sperimentazione personalissima.
«Il sogno di Luigi Serafini»
Quella dedicata a Luigi Serafini è una mostra ontologica, come lui stesso l’ha definita, che rappresenta un’ideale prosecuzione di Surrealismi. Serafini, infatti, è un artista molto vicino ai temi e all’estetica surrealisti, creatore di mondi e creature eccentrici, colorati, fantastici. Oltre 200 pezzi tra tavole originali, disegni, pitture, sculture e installazioni celebrano quella che è la sua opera simbolo: il Codex Seraphinianus, capace di entusiasmare intellettuali della portata di Italo Calvino, Federico Zeri, Umberto Eco, Roland Barthes. Il Codex è «un atlante di mondi impossibili che riscrive il confine tra arte visiva e scrittura» (Il Giornale, 2014). Oltre 300 pagine scritte in una lingua inventata, asemica, con fini illustrazioni ad arricchirle.
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Nell’esposizione dentro le sale del Mart è allestita la complessa e variegata produzione serafiniana. Perseguendo l’idea di arte totale, Luigi Serafini si pone più o meno involontariamente al di fuori di ogni possibile schema o movimento. Anche per questo, l’allestimento stesso è stato ideato dall’artista, in un’esposizione che è a sua volta opera d’arte.
Doppia personale Annamaria Gelmi e Albino Rossi alla Galleria Civica di Trento
Nelle sale della Galleria Civica di Trento, il museo sceglie invece di ritornare al territorio e ai suoi artisti, allestendo una doppia personale che vede come protagonisti Annamaria Gelmi e Albino Rossi. I due sono artisti diversi tra loro, per stile, poetica e interessi. Ad accomunarli è il percorso professionale lungo e costante.
Tra astrazione e rigore, il lavoro di Annamaria Gelmi asseconda le tendenze razionali, vicine al linguaggio architettonico, multidisciplinare e concettuale che vede, nella seconda metà del Novecento, il rapporto con lo spazio al centro della ricerca artistica. Albino Rossi, invece, può essere considerato rappresentante di un’arte più lirica, naturalistica e figurativa che ha come genere privilegiato la natura morta. Con una pittura essenziale e concreta tipica delle valli montane, Rossi riproduce una realtà familiare che però non manca di spiritualità.
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