Il 10 luglio del 1212, esattamente 812 anni fa, la città di Londra fu inghiottita dalle fiamme. Un incendio imponente, di origine ancora oggi sconosciuta, che costò la vita a circa tremila persone. Ripercorriamone oggi le circostanze e le conseguenze.
Londra va al fuoco
Quando si parla di incendi a Londra, il pensiero si dirige inevitabilmente all’incendio del 1666. Non a caso, la storiografia ha coniato la definizione di The Great Fire of London, il cui articolo determinativo rivela tutta la sua tragicità. Fu un incendio titanico, che si protrasse per quattro giorni, ma che tuttavia si rivelò più disastroso per l’architettura che non per gli abitanti: le cronache parlano di almeno sei morti, anche se è probabile che si aggirassero attorno alle centinaia.
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Prima del Seicento, ci furono diversi incendi che ancora oggi si trascinano dietro una nomea importante. Nel 60 d.C., Boudicca, la regina della tribù celtica degli Iceni, guidò una rivolta contro il governo romano, dando alle fiamme la città di Londinium. Si stimano circa 80.000 morti. Un millennio più tardi, nel 1135, il London Bridge fu ridotto in cenere da un incendio, dopo il quale il ponte venne ricostruito, stavolta interamente in pietra.
Gli incendi erano, insomma, un’occorrenza comune, soprattutto nella Londra medievale e Tudor. Gli edifici erano perlopiù di legno, circondati da attività commerciali che si servivano del fuoco tutti i giorni. Le dimensioni ridotte dei locali, unite al sovraffollamento degli stessi e delle strade, contribuivano alla pericolosità degli ambienti in presenza di fiamme. Non da ultimo, l’assenza di un corpo dei vigili del fuoco – il cui nucleo iniziale si formò solo dopo il 1666 – spiega la rapidità del propagarsi di incendi in città.
L’incendio del 1212
L’incendio di Londra del 1212 è poco conosciuto, così come le sue cause. Gli storici non sono nemmeno concordi sulla sua datazione: per qualcuno è il 10 luglio, per altri l’11 o addirittura il 12. Siamo però certi che le fiamme partirono dal quartiere di Southwark, sull’altro lato del Tamigi rispetto all’originaria Londinium romana.
Le fiamme ebbero origine nell’estremità meridionale del London Bridge, dove gli edifici erano di legno e pece. Una frotta di persone si riversò in strada per fuggire; altre, invece, corsero verso l’inferno per aiutare a spegnere l’incendio. Ben presto, le scintille sospinte dal vento atterrarono sulle case e sui negozi all’estremità nord del ponte, cosicché entrambi i lati furono divorati dal fuoco. Sul ponte ora si trovavano centinaia di persone, intrappolate. Nella calca, qualcuno si tuffò nel Tamigi, altri rimasero schiacciati. Fu proprio il sovraffollamento del quartiere a dimostrarsi fatale per così tante anime.
Alla fine, tra gli edifici carbonizzati ci fu anche St Mary Overie, chiesa di origine normanna passata poi a convento per gli Agostiniani. Nel 1273 ne fu completata la restaurazione e, con la creazione della diocesi di Southwark nel 1905, divenne cattedrale. Il bilancio di vite umane fu ancora più tragico, giacché si pensa che morirono circa tremila persone (anche se i pareri sono discordanti: qualche storico è propenso a tenere il totale più basso).
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Il grande incendio secondo le cronache
È innanzitutto grazie al Liber de Antiquis Legibus, redatto nel 1274, se conosciamo la portata distruttiva dell’incendio sulla capitale britannica, che incenerì la chiesa di St Mary Overy, case e negozi sul London Bridge, nonché parte della City.
Ma la descrizione più drammatica è frutto della penna dello storico John Stow, autore nel 1598 di A Survey of London. Così ricordò la tragedia:
Una moltitudine immensa di persone passava per il ponte, sia per spegnere [l’incendio], sia per guardarlo e ammirarlo. Improvvisamente la parte nord, per effetto del vento del sud, prese fuoco anch’essa, e le persone che stavano passando il ponte, accorgendosi di ciò, avrebbero voluto tornare indietro, ma furono fermate dalle fiamme.
Fu proprio lui a quantificare le vittime attorno alle tre migliaia, sebbene sia plausibile che fossero state molte di meno.
Conseguenze dell’incendio
Due giorni dopo l’incendio, il sindaco Ailwin vietò l’utilizzo di paglia nella costruzione dei tetti degli edifici, mentre quelli già esistenti dovevano essere intonacati o sostituiti con tegole di argilla. Tuttavia, la disgrazia era già avvenuta, e ne sarebbe arrivata un’altra nel 1666. Soltanto con quest’ultimo incendio Londra investì in un sistema antincendio più avanzato, con edifici obbligatoriamente costruiti in pietra e strade più larghe. Del 1774 è invece il Fires Prevention Act, finalizzato a regolamentare le costruzioni con materiali incombustibili e a delegare alle parrocchie la fornitura di attrezzature antincendio. L’atto contribuì a modificare l’intero aspetto della città – passo necessario per la trasformazione nella metropoli che vediamo oggi.
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