La sensazione è che di Cagliari non si parli mai abbastanza, ma la sua importanza nella storia del Mediterraneo ha davvero pochi paragoni: narrare la storia dei dominatori che si sono susseguiti nel golfo provando a conquistare questa città che sorge dal mare è testimone del suo potenziale commerciale e strategico, che in fondo è stato anche la sua condanna ad essere terra di colonizzazione e quindi di emigrazione.
Le origini della città vanno ricercate a sud dell’attuale centro storico, nell’area della Sella del Diavolo e di capo Sant’Elia; qui in alcune grotte sono stati rinvenuti reperti dell’età neolitica (i più antichi risalgono addirittura al VII secolo a.C.). A Cagliari sono comunque poche le tracce dell’epoca nuragica (iniziata del 1800 a.C. circa), a differenza di altre località sull’isola, soprattutto a causa della stratificazione intensa dei secoli successivi.
La vera e propria fondazione va attribuita ai Fenici nel VII secolo a.C., precisamente originari della città-stato di Tiro, che individuarono in questo golfo un luogo strategico. I Fenici frequentavano le coste sarde, soprattutto a sud e a ovest, per commerciare con i nuragici, e ben presto gli empori fortificati costieri si iniziarono ad espandere fino a diventare villaggi importanti, città-stato sul modello di Sidone, Biblo e Tiro, che accoglievano grandi clan familiari fenici, in fuga dall’espansione Assira nella terra d’origine. Fu così per località sarde oggi straordinarie sul piano archeologico, come Nora, Sulki e