Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 – Roma, 1680) è stato il principale esponente del Barocco romano e uno dei più importanti artisti di spicco del XVII secolo. Noto soprattutto per le sue opere scultoree e di architettura, Gianlorenzo Bernini ha operato anche in ambito teatrale.
Poco conosciuti sono i suoi lavori come regista e scenografo ma ugualmente importanti: Gian Lorenzo Bernini, infatti, si servì degli strumenti teatrali per poter arrivare a quel «bel composto» a cui tanto aspirò.
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Biografia di Gian Lorenzo Bernini
Nato a Napoli nel 1598, Gian Lorenzo Bernini si trasferì a Roma nel 1606. Iniziò la propria carriera artistica come allievo del padre Pietro Bernini, pittore tardo manierista: grazie al padre, conobbe il cardinale Maffeo Barberini. Quest’ultimo gli commissionò inizialmente alcune opere modeste; in seguito, notando il talento del giovane, tra il 1618 e il 1625 gli chiese di realizzare sculture quali Enea, Anchise e Ascanio, David, Ratto di Proserpina e Apollo e Dafne.
La scultura di Gian Lorenzo Bernini è caratterizzata dinamismo, drammaticità e la straordinaria resa delle emozioni umane.
Il momento di massimo splendore della carriera dell’artista fu quando Maffeo Barberini divenne pontefice nel 1623 con il nome di Urbano VIII. Il 5 febbraio 1629 il nuovo papa commissionò a Gian Lorenzo Bernini i lavori a San Pietro in Vaticano che divenne teatro di grandi interventi del genio creativo (basti pensare al Baldacchino). L’artista napoletano operò anche sull’urbanistica di Roma.
In seguito alla morte di Urbano VIII, Gian Lorenzo Bernini ebbe diversi attriti con il successore Innocenzo X. Tuttavia, continuò a realizzare opere di grande rilievo artistico come Estasi di santa Teresa.
In generale, l’intera produzione di Gian Lorenzo Bernini è caratterizzata dalla volontà di raggiungere il «bel composto».
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Il «bel composto» del Bernini
Con «bel composto» si intende la totale integrazione di scultura, pittura, architettura e teatro. Forse il più riuscito esempio di «bel composto» berniniano è la Cappella Cornaro. L’artista crea una vera e propria macchina scenografica, in cui il fruitore viene coinvolto direttamente entrando all’interno dell’azione.
Il fulcro è l’Estasi di santa Teresa: realizzato con marmo di Carrara, rappresenta il momento della transverberazione.
La cappella è un vero e proprio palcoscenico teatrale, tanto che ai lati della scultura si trovano due palchetti da cui si sporgono i membri della famiglia Cornaro.
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Gian Lorenzo Bernini e il teatro
In quegli anni per l’appunto nel tempo di carnevale, soleva il Bernini nella stanza della Fonderia Vaticana rappresentare delle commedie, nelle quali recitava egli medesimo, e il suo fratello Luigi, che per la novità del capriccio, per l’arguzie, per i falli, per la vaghezza delle scene, e per la curiosità della rappresentazione, benché mordaci e pungenti rendevano diletto, e meraviglia. Questo diletto era una catena che tutti legava strettissimamente, perché a cagione di un mese di divertimento il Bernini li teneva tutto l’anno obbligati al lavoro, ed un anno collegava l’altro, finché fra il disegnare, e il recitare era una perpetua insopportabile alternativa per la misera gioventù.
Come si evince da questa citazione, oltre che vedere il teatro come una delle parti del «bel composto», Gian Lorenzo Bernini lo praticò.
Coinvolgendo spesso la propria bottega, lavorò come scenografo, sceneggiatore, macchinista e attore per la realizzazione di diversi spettacoli in occasione di molte festività.
Dunque, il teatro per Gian Lorenzo Bernini era un elemento integrante della propria quotidianità, sia come rappresentazione in sé sia come veicolo di multidisciplinarietà da applicare ad arte forme artistiche.
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