La romana di Alberto Moravia narra la storia di una donna del popolo, delle sue fragilità e del suo declino morale in un’Italia fascista in cui regna la corruzione e la sete di potere.
La romana è un romanzo di Alberto Moravia pubblicato nel 1947. La protagonista – nonché voce narrante – è Adriana, una ragazza di appena vent’anni, popolana, di una bellezza un po’ fuori moda, interpretata nel film omonimo da Gina Lollobrigida. Utilizzando le parole di Moravia nell’incipit dell’opera:
A sedici anni ero una vera bellezza. Avevo il viso di un ovale perfetto, stretto alle tempie e un po’ largo in basso, gli occhi lunghi, grandi e dolci, il naso dritto in una sola linea con la fronte, la bocca grande, con le labbra belle, rosse e carnose e, se ridevo, mostravo denti regolari e molto bianchi. La mamma diceva che sembravo una madonna. […] Avevo il ventre, come l’ho sempre avuto, un po’ forte, con l’ombelico che quasi non si vedeva tanto era sprofondato nella carne; ma la mamma diceva che questa era una bellezza di più, perché il ventre deve essere prominente e non piatto come si usa oggi. Anche il petto l’avevo forte ma sodo e alto, che stava su senza bisogno di reggipetto: anche del mio petto quando mi lamentavo che fosse troppo forte, la mamma diceva che era una vera bellezza, e che il petto delle donne, oggidì, non valeva nulla.
Adriana vive soltanto con la madre, una figura enigmatica che sembra aspirare più al successo economico della figlia che alla sua vera felicità. Non crede infatti nel matrimonio e, per far sì che la bellezza della ragazza dia buoni frutti, la invita a posare nuda per alcuni pittori, sperando che questo la porti a una scalata sociale. Adriana, pur accontentando la madre, ha ben altri sogni: vorrebbe sposarsi e vivere in tranquillità in una villetta, nulla di più. Ad alimentare questi desideri è Gino, un autista mal visto dalla madre di Adriana proprio per il suo lavoro. La protagonista scopre con Gino l’amore, sia sentimentale sia carnale, ma il personaggio si rivela ben presto un ipocrita. La delusione amorosa e la frequentazione di Gisella – una donna dai facili costumi che ama guadagnare concedendo il proprio corpo ai gentiluomini – portano Adriana su una cattiva strada: la ragazza incontra uomini in cambio di denaro nella sua stanza, oltre a dedicarsi a qualche piccolo furto.
Adriana è un personaggio sostanzialmente buono e innocente, che viene però plagiato dalla società corrotta che la circonda. Sono molti gli uomini che si invaghiscono della sua bellezza, fatta di curve e di capelli mori: primo fra tutti Astarita, ufficiale fascista che ama morbosamente la ragazza ed è disposto per lei a fare qualsiasi cosa; poi Sonzogno, uomo violento che è attratto da Adriana in modo brutale e primitivo; infine Giacomo, studente ribelle ma dal carattere debole che è affascinato dalla protagonista, pur non volendolo ammettere. Proprio di Giacomo, detto Mino, la ragazza si innamora perdutamente. Tra gli uomini più importanti della vita di Adriana si creeranno relazioni complesse che daranno il via a una serie di equivoci, tanto da portare a un finale inaspettato e amaro.
La romana presenta i temi più cari a Moravia con il suo stile dettagliato, veritiero, appassionante. Se la scrittura in sé non è del tutto credibile – è strano che una donna del popolo usi un linguaggio piuttosto alto – il lettore se ne dimentica in fretta e si lascia abbandonare alla prosa di Moravia. Prima di tutto, come in molti altri libri dell’autore, l’ambientazione è l’Italia fascista. Le vicende politiche sono comunque soltanto di sottofondo e si intersecano solo in parte con la trama principale: Giacomo distribuisce volantini anti-fascisti e ricorda il classico intellettuale di Moravia – contro il sistema, contro la chiesa, sveglio ma dalle idee molto pessimiste – mentre Adriana dichiara di non volerne sapere nulla di politica, come fosse qualcosa di oscuro e molto lontano dalla sua vita.
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Un altro tema tipico dei romanzi di Moravia è l’erotismo, e La romana non fa eccezione. Le avventure amorose – sia in senso romantico sia in senso fisico – di Adriana sono raccontate con precisione e in modo intenso, ma senza volgarità. La sessualità della ragazza, persino il suo essere prostituta, appare come qualcosa di naturale e piacevole, pur non mancando i momenti di (apparente) redenzione: le parole «sono una puttana» mormorate a se stessa dopo il suo primo incontro a pagamento sembrano non toccarla, ma in alcune pagine la protagonista cerca di ritrovare una dimensione religiosa confessandosi e contemplando la statua della Madonna.
Moravia sviluppa poi nel romanzo una profonda introspezione: la protagonista – narrandoci in prima persona la sua storia, così come accade nel romanzo La ciociara – espone senza pudore i suoi pensieri, le sue paure, i suoi sogni, le sue debolezze. Adriana è una donna che cambia, pur rimanendo di base sempre la stessa: ingenua ma più spregiudicata a causa della sofferenza e (ancor di più) della società, sognatrice anche nei momenti di paura, a tratti sicura di sé pur conservando sempre un velo di innocenza infantile e frivolezza. Nonostante le vicende non siano del tutto comuni e possano apparire lontane al lettore, Adriana è una ragazza in cui tutte possono immedesimarsi, una donna per cui si prova tenerezza e, al tempo stesso, avversione. Come scrisse Moravia:
Con la romana ho voluto creare la figura di una donna piena di contraddizioni e di errori e, ciò nonostante, capace per forza ingenua di vitalità e di slancio di affetto di superare queste contraddizioni e rimediare a questi errori, e giungere a una chiaroveggenza e a un equilibrio che ai più intelligenti e dotati spesso sono negati.
Il romanzo è quindi apprezzabile sia per l’ottima scrittura di Moravia – sensuale nei momenti d’amore, dolce in quelli di tenerezza, incalzante negli episodi di suspense – sia per le avventure di Adriana, una donna semplice eppure dalle mille sfaccettature, coi suoi amori non ricambiati, i suoi sogni da popolana, la sua trasgressione per poter sopravvivere in un mondo corrotto.
Immagine di copertina: periodicodaily.com
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