fbpx
mostre gallerie arte trento 2024

Eroi immaginari e santi del futuro in due mostre a Trento

Le gallerie rappresentano forse l'ultimo baluardo di quel lato del mondo dell'arte che ancora è capace di stupirsi delle novità, della diversità, e investe su di esse. Come a Trento, con le esposizioni «La leggenda di Dolomiti» e «I santi dell'anno 2064».

2 minuti di lettura

Lo Studio d’Arte Raffaelli, fondato nel 1984 da Giordano Raffaelli, è la galleria più longeva di Trento e si trova quasi nascosta all’interno di un palazzo cinquecentesco di fronte al Castello del Buonconsiglio. Cellar Contemporary, invece, è una realtà giovane situata nel vivo quartiere di San Martino, nata nel 2016 dalla volontà di Davide Raffaelli, figlio di Giordano, e Camilla Nacci di creare uno spazio per promuovere i giovani artisti. Queste due gallerie di Trento così diverse sono profondamente legate tra loro e lo scorso 21 marzo hanno inaugurato in contemporanea due mostre, rispettivamente: La Leggenda di Dolomiti e I Santi dell’anno 2064.

Leggi anche:
Le migliori mostre per una Pasqua all’insegna dell’arte

«La Leggenda di Dolomiti», Umar Rashid – Studio d’Arte Raffaelli

Giocando con il concetto di narrativa site specific, in occasione della mostra presso lo Studio Raffaelli, l’artista americano Umar Rashid dà vita a un eroe leggendario (e immaginario), omaggiando il territorio in cui questa prende forma. Visitabile fino al 3 giugno, La Leggenda di Dolomiti è un’esposizione formata da quadri e disegni di tutti i formati, dai colori accesi e vibranti, con personaggi e tematiche care all’artista che si intrecciano alla tradizione artistica trentina. “Dolomiti” è un luogo, ma anche il soprannome del protagonista della leggenda ideata e narrata da Rashid, il cui processo creativo verte intorno alla storia coloniale (reale o presunta) del luogo in cui espone e si modella su di essa.

La Leggenda di Dolomiti

Dolomiti è allora un eroe nero che fronteggia gli imperialisti dell’Inghilterra e della Francia settecentesche. I personaggi, chiaramente identificabili nel loro ruolo all’interno della narrazione immaginaria e dello svolgimento reale della storia, escono dalla mano dell’artista assumendo, in alcuni casi, forme piuttosto geometriche, come a omaggiare le famose marionette di Depero. Allo stesso modo, i colori accesi e a contrasto riprendono il maestro futurista roveretano, colpendo senza violenza ma con forza l’occhio dell’osservatore.

Leggi anche:
«Il mondo-della-vita dietro a uno schermo» – ABC Arte porta Mario Schifano

«I Santi dell’anno 2064», Margherita Paoletti e Tommaso Buldini – Cellar Contemporary

La doppia personale che vede come protagonisti gli artisti Margherita Paoletti e Tommaso Buldini non si allontana poi molto da ciò che sta alla base del lavoro di Umar Rashid per lo Studio d’Arte Raffaelli. Se cambiano i protagonisti della narrativa, infatti, pur sempre di leggende si può parlare. Le figure dei santi si arricchiscono nel corso della storia di dettagli lontani dalla realtà, che raccontano di qualcosa e qualcuno oltre l’umano, eppure ancora profondamente legato a esso. Dalla domanda, dunque, su come continuerà l’evoluzione di queste figure prendono spunto i due artisti protagonisti de I Santi dell’anno 2064.

mostre gallerie arte trento 2024

Rimanendo fedeli allo stile e alle poetiche apparentemente lontane tra loro, le opere di Buldini e Paoletti presentano due immaginari profondamente personali e coerenti ma che non fanno fatica a intrecciarsi. Se per Tommaso Buldini, infatti, lo spunto da cui è nata l’esposizione si è tradotto nella presentazione in varie forme del suo immaginario paradisiaco-demoniaco, affollato di figure inquietanti anche se a tratti buffe, Margherita Paoletti ha adottato per l’occasione tinte dark tipicamente escluse dalla sua tavolozza. Forse involontariamente, i due artisti si spartiscono idealmente Antico e Nuovo Testamento, tra simbolismo, misticismo, mostri il primo, e spiritualismo, ma anche carnalità ed umanità, la seconda.

La Leggenda di Dolomiti

L’importanza delle gallerie

Entrare in una galleria privata può creare un po’ di timore in coloro che non sono abituati a farlo, ma regala nella maggior parte dei casi delle sorprese. In un panorama artistico ormai saturo di proposte da parte delle istituzioni museali (non di rado dal forte carattere commerciale e dallo scarso valore artistico effettivo), le gallerie rappresentano forse l’ultimo baluardo di quel lato del mondo dell’arte che ancora è capace di stupirsi delle novità, della diversità, e investe su di esse. Può sembrare quasi paradossale vedere questo rovesciamento, dato che le gallerie sono per eccellenza i luoghi dediti al commercio di opere, eppure se ci si affida ai nomi giusti si possono scovare delle vere perle che difficilmente si avrebbe modo di incontrare altrove. I pochi giorni di vacanza che stanno per arrivare potrebbero essere il momento giusto per superare remore di ogni tipo e buttarsi, suonare il campanello, attraversare la porta e lasciarsi stupire.

Leggi anche:
ABC Arte è la nuova perla delle gallerie di Milano

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!

Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!

Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.