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I misteri del «Ritratto dei coniugi Arnolfini» di Jan van Eyck

Uno dei più grandi capolavori dell'arte fiamminga. Avvolto da un manto di enigmaticità, ha dato vita alle ipotesi più disparate circa i protagonisti e il vero significato della rappresentazione.

2 minuti di lettura

Il Ritratto dei coniugi Arnolfini è un celebre dipinto a olio su tavola realizzato nel 1434 dall’altrettanto celebre pittore Jan van Eyck. Ammirabile oggi presso la National Gallery di Londra, questo ritratto è considerato tra i capolavori del maestro fiammingo, oltre che della pittura fiamminga in generale. Come molte opere del periodo, in particolare nordiche, il dipinto è ricchissimo di dettagli, realizzati con precisione e minuziosità incantevoli, che nascondono un’enigmaticità ancora più affascinante che ha dato vita alle ipotesi più disparate circa i protagonisti e il vero significato della rappresentazione.

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Analisi del «Ritratto dei coniugi Arnolfini»

La tradizione identifica questo dipinto con il ritratto dei coniugi Arnolfini, appunto. La coppia è effettivamente documentata nelle Fiandre in quegli anni e tutti i testi riportano con sicurezza questa interpretazione. Tuttavia, nel 2010, lo studioso Marco Faoli pubblica un testo con una versione completamente diversa del quadro. Egli trova un documento del 1516, epoca in cui già non si sapeva più chi raffigurasse esattamente il ritratto, nel quale viene data un’interpretazione diversa al soggetto. Il documento di inventariazione del quadro lo definisce infatti: Hernoul le Fin con la sua donna in una camera. Il nome Hernoul, con il significato italiano di Arnolfo, era all’epoca il soprannome utilizzato per indicare i mariti traditi, una sorta di sinonimo. Per quali motivi si ipotizza un soggetto così sarcastico? Il motivo principale è dato da una firma, sulla parete di fondo, che dice «Jan van Eych è stato qui» e il luogo è una camera da letto, stanza non abituale per ritratti ufficiali. Inoltre, la bruttezza del marito rispetto alla moglie e il fatto che lei sia incinta lasciano libero spazio alle fantasie e alle insinuazioni.

Nel 1857 due storici dell’arte, Joseph Archer Crowe e Giovan Battista Cavalcaselle, si trovano di fronte a questo stesso documento, ma non sapendo il significato del nome Hernoul, e dovendo cercare un’identificazione, pensarono che il cognome più vicino fosse Arnolfini, riconducendo il soggetto a Giovanni Arnolfini, mercante di stoffe. Il prestigio del mercante lucchese, infatti, gli avrebbe permesso senza difficoltà di commissionare al massimo artista del momento un doppio ritratto.

Ritratto dei coniugi Arnolfini
Fonte: wikipedia

Se non sono i coniugi, dunque, e nemmeno il marito tradito con la moglie, chi sono i protagonisti? Marco Faoli elabora una seconda ipotesi, secondo la quale si tratterebbe dell’autoritratto di Jan van Eych e di sua moglie Margherita. Esistono, infatti, molti ritratti del pittore e di sua moglie incredibilmente somiglianti ai due protagonisti e sulla spalliera del letto c’è una statuina di legno raffigurante Santa Margherita. Inoltre, documenti attestano che nel giugno del 1434 nacque il primogenito della coppia: il quadro riporta quella data e fuori dalla finestra c’è un ciliegio carico di frutti, ad indicare il mese e che quindi lei sta per partorire. Infine, nello specchio si vedono riflessi due uomini e sappiamo dall’atto di battesimo che il bambino ebbe due padrini. L’ambiente domestico, con gli zoccoli e il cane, l’intimità della stanza da letto e le arance sotto la finestra, simbolo di matrimonio, sono a conferma di questa ipotesi.

A proposito di Jan van Eyck

Nonostante sia considerato uno dei più grandi artisti fiamminghi del Quattrocento e nonostante la fama acquisita già in vita, le notizie certe sul pittore Jan van Eyck sono relativamente poche e incerte. Nasce quasi certamente a Maaseik tra il 1390 e il 1400. Nulla si conosce della sua formazione artistica che, tuttavia, vista poi l’applicazione analitica ai dettagli nelle sue opere, molto probabilmente si svolge almeno in parte nell’ambito delle miniature. Le prime informazioni sicure risalgono ai primi anni Venti del Quattrocento, quando van Eyck entra in contatto con la corte di Borgogna, che all’epoca governava su parte del territorio fiammingo. Per conto di Filippo il Buono viaggia e dipinge, trasferendosi infine a Bruges, dove muore il 9 luglio 1441.

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Alla sua arte è riconosciuta senza timore una portata rivoluzionaria, in particolare per quanto riguarda l’interesse minuzioso per i dettagli, l’osservazione e la rappresentazione naturalistica della realtà, oltre che lo straordinario studio della luce e dei suoi effetti.

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Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

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