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El Castillo – un libro per far crollare il muro

Un’esposizione che mostra la potenza della non indifferenza, il valore della parola libera contro la rigidità di un ordine costituito.

3 minuti di lettura

«Il libro in quanto oggetto, prima di essere letto, è come un intermediario fra il proprio contenuto e il mondo». Queste le parole che Jorge Méndez Blake utilizza quando si riferisce ad El Castillo, una mastodontica installazione itinerante che per la prima volta è stata presentata nel 2007 presso la Bibliotéca Cornejo Franco a Guadalajara. Da allora altre versioni dell’opera sono state costruite a Parigi, Istanbul, Atene, Los Angeles, Denver. Si parla di costruire, proprio perché El Castillo è un muro di mattoni lungo oltre due metri ed alto un metro e settantacinque. L’ordine e la linearità di questa parete rossa sono però intaccati da un elemento di piccole dimensioni, ancora più piccole di quelle di un singolo mattone: a metà del muro, proprio alla base dell’installazione è stato posto un libro, l’edizione spagnola de Il Castello di Franz Kafka. Quest’opera, fra tutti i lavori di Jorge Méndez Blake è la più riconosciuta universalmente: l’immagine impattante di un libro che danneggia l’ordine di un muro intero si è diffusa per il web, acquisendo sempre più notorietà. Riguardo a questo fenomeno, in un’intervista, l’artista ha espresso i propri dubbi a proposito della consapevolezza degli artisti del potere che hanno i social media sul modellare il mondo dell’arte.

El Castillo Jorge Méndez Blake

Fonte

L’opera

La strada principale del villaggio, non conduceva alla collina del Castello, ma solo nelle vicinanze; poi però, quasi di proposito, deviava e, sebbene non si allontanasse dal Castello, non ci si avvicinava neppure.

Il Castello è un’opera incompiuta dello scrittore boemo Franz Kafka. L’opera viene pubblicata postuma nel 1926 dall’amico Alexander Brodsky. È proprio lui a dare alla storia, che narra le vicissitudini dell’agrimensore K. che cerca disperatamente di effettuare il lavoro che è stato chiamato a svolgere nel villaggio senza nome in cui hanno luogo i fatti una connotazione teologica. Il Castello che sovrasta il villaggio rappresenterebbe dunque l’imperscrutabile ed inconoscibile Mano di Dio, che muove le vite degli uomini con una logica a loro sconosciuta. Blake non sfrutta questa particolare interpretazione, quanto più quella sociologica data successivamente da critici e filosofi come Walter Benjamin, secondo cui l’uomo solo deve cedere ad un potere superiore e misterioso ed ai suoi ordini apparentemente insensati. L’uomo diventa, in una società democratica, trappola della burocrazia oppure, in una realtà totalitaria, vittima delle decisioni di chi è al potere senza poter far nulla. L’installazione El Castillo ha quindi una doppia chiave di lettura, una delle quali è afferrabile anche da chi non conosce il romanzo: un oggetto piccolo e leggero come un libro è in grado di sconvolgere l’ordine di un muro di mattoni, alterandone la regolarità. Questo può essere anche il punto di partenza per una riflessione sul potere della parola, o più nello specifico della letteratura. Il significato dell’opera si espande potenzialmente ad una riflessione di speranza, in cui l’impatto di un singolo può essere molto più grande di quello che si pensi in un sistema rigido ed ordinato che lascia poco spazio alla libertà. 

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L’artista

Jorge Méndez Blake nasce nel 1974 a Guadalajara. Di formazione architetto, il suo lavoro sfrutta in realtà molti linguaggi artistici, dalla pittura all’installazione, tenendo sempre come punto fermo il legame con la letteratura. Lo stesso sito dell’artista organizza le sue opere sotto forma di capitoli (El Castillo è il sesto di sessantacinque). A proposito di El Castillo, lo stesso Jorge Méndez Blake riconosce la chiarezza di significato del proprio lavoro, che per lui è anzi un valore aggiunto. Se l’artista deve spiegare troppo c’è qualcosa che non va. In un’intervista in occasione dell’esposizione La casa que nos inventamos: Contemporary Art from Guadalajara, una mostra collettiva del 2023 organizzata presso la Eleanor Kirkpatrick Gallery in Oklahoma City, l’artista afferma:

Penso che lo sguardo dell’artista sia ciò che rende l’arte contemporanea e non moderna; l’artista prima pensava di poter realmente cambiare il mondo, mentre il contemporaneo si limita a criticarlo, è più vicino alla vita quotidiana

L’esposizione El Castillo mostra la potenza della non indifferenza, il valore della parola libera contro la rigidità di un ordine costituito. Ha un messaggio forte e chiaro, che ricorda ancora una volta (ma mai abbastanza) di come non si debba mai restare in silenzio. Il coraggio dell’espressione individuale è un messaggio che quest’opera deve continuare a lanciare a chiunque la osservi (anche se da uno schermo): non tanto un invito ad agire, quanto il monito che l’Indifferenza non fa altro che aggiungere un mattone ad una parete sempre più immensa. Una voce soltanto di certo non farà crollare il muro, ma ne altererà l’ordine per sempre. Per quanto riguarda l’irregolarità, più ci si costruisce sopra, più risulta accentuata, fino a che Il Castello di mattoni non crolla.

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Clarissa Virgilio

Studentessa di lingue e letterature europee ed extraeuropee a Milano, classe 2001. Durante gli anni della triennale di lingue, ho seguito un corso presso la NABA sulle pratiche curatoriali. Amo guardare ciò che ha qualcosa da dire, in qualsiasi lingua e forma.

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