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Arte e scandali: le opere che hanno suscitato più scalpore

Numerosi artisti sono stati criticati e condannati come immorali per le loro opere trasgressive. Da Michelangelo a Caravaggio, da Goya a Manet, alcune delle opere che hanno suscitato più scalpore.

4 minuti di lettura

«Il buon gusto è la morte dell’arte» diceva lo scrittore Truman Capote, sottolineando come l’arte non abbia necessariamente a che fare con la gradevolezza estetica e non debba uniformarsi alla morale corrente. L’arte può essere oscura, controversa, trasgressiva da un punto di vista contenutistico o stilistico, può dare conforto ma anche disturbare; per usare le parole dello street artist Banksy, «l’arte dovrebbe confortare il disturbato e disturbare il comodo». 

Nel corso dei secoli la storia dell’arte è stata costellata da scandali e trasgressioni al buon gusto e al senso estetico, e sono numerosi gli artisti che, per spirito di innovazione rispetto ad accademismi e convenzioni o per il semplice gusto di épater le bourgeois attraverso riferimenti al sesso e alla religione, sono finiti nel mirino di conservatori e benpensanti. Ripercorriamo alcuni episodi salienti che hanno portato ad una condanna morale dell’artista e in alcuni casi alla censura delle loro opere.

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La Cappella Sistina di Michelangelo e il Braghettone

Si noti come “Lo scrigno del Rinascimento“, ovvero la Cappella Sistina, è oggi una delle attrazioni artistiche più visitate al mondo; tuttavia, la sua storia è stata travagliata e costellata di censure e proteste. Nel 1533 Papa Clemente VII incaricò lo scultore Michelangelo di dare una nuova veste alla cappella, sostituendo gli affreschi quattrocenteschi del Perugino. Tuttavia, le prime criticità emersero quando i lavori non erano ancora terminati e Michelangelo fu accusato di oscenità per via della quantità di corpi nudi maschili e femminili rappresentati, oltre che di mancata fedeltà al racconto evangelico. Tra i più agguerriti critici dell’operato dell’artista fiorentino figurava il cerimoniere pontificio Biagio da Cesena, sul quale l’artista ebbe la sua rivalsa ritraendolo nei panni del dannato Minosse, con tanto di orecchie d’asino e serpente attaccato ai genitali.

Nel 1564, un anno dopo la fine del Concilio di Trento, Paolo IV decise di porre rimedio all’annosa questione dei nudi michelangioleschi incaricando il pittore Daniele da Volterra di aggiungere dei panni all’altezza dei genitali delle figure sacre, incarico che regalò al pur pregevole artista il triste epiteto di “Braghettone”.

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Michelangelo, Minosse (Cappella Sistina, particolare), Musei Vaticani, Roma. Fonte: Wikipedia. Pubblico dominio

La «Morte della Vergine» di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio

Sregolato, attaccabrighe e provocatore, il Caravaggio ha incarnato perfettamente il prototipo dell’artista geniale divorato dai demoni interiori e perseguitato dalla censura. Tra le varie opere a lui commissionate dalla Chiesa e poi rifiutate non si può non citare la Morte della Vergine, oggi esposta al Louvre di Parigi. Commissionato dall’ordine dei Carmelitani scalzi per la Chiesa di Santa Maria della Scala a Roma, il dipinto fu realizzato intorno al 1601-1606 e immediatamente rifiutato per via dello stravolgimento iconografico nella rappresentazione della Vergine defunta. Lontana da ogni tentativo di idealizzazione, la figura della defunta Maria appare estremamente realistica, caratterizzata da una posa scomposta e da un colorito cianotico messo in risalto dall’abito rosso. Ulteriore elemento di scandalo fu la probabile ispirazione, per la figura di Maria, da un evento di cronaca, ovvero il ritrovamento di una prostituta annegata nel Tevere, come suggerito dal ventre rigonfio della Vergine simile a quello di un’annegata.

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Caravaggio (Michelangelo Merisi), Morte della Vergine,1604, olio su tela, 369×245 cm, Musée du Louvre, Parigi. Fonte: Wikipedia.org – Pubblico dominio.

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«Maja Desnuda» di Francisco Goya

Tra il 1790 e il 1800 il pittore spagnolo Francisco Goya dipinse una giovane donna dai capelli scuri languidamente adagiata su un letto con soffici cuscini, in una duplice versione, vestita e completamente nuda. La Maya Desnuda, esposta al Museo del Prado di Madrid dal 1901, è ispirata da un punto di vista iconografico alle veneri dei maestri del Rinascimento veneto Tiziano e Giorgione, senza tuttavia alludere a una dimensione mitologica o allegorica: la figura femminile ritratta è infatti una donna reale, probabilmente l’amante del pittore.  Dopo essere entrata nel 1803 a far parte della collezione del Primo Ministro di Spagna, Godoy conte de La Paz, la Maya Desnuda finì prima nel mirino di Ferdinando II, che ne ordinò il sequestro nel 1808, e successivamente della Santa Inquisizione, impegnata in un’alacre attività censoria delle immagini di nudo in Spagna. Il quadro, oggi considerato una pietra miliare della pittura spagnola, oltre ad essere uno dei primi nudi femminili non allegorici della storia occidentale, ha il primato di indugiare anche in dettagli realistici, come la peluria pubica della giovane modella.

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F. Goya, Maja desnuda, 1790-1800, olio su tela, 97×190 cm, Museo del Prado, Madrid. Fonte: Wikipedia. Pubblico dominio

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«L’origine del Mondo» di Gustave Courbet

Probabilmente il quadro più censurato e scandaloso della storia dell’arte occidentale: L’origine del Mondo del pittore realista Gustave Courbet continua a far parlare di sé ancora oggi, al punto da essere censurato da Facebook nel 2015 come materiale pornografico. Dipinta nel 1866, l’opera è stata esposta al grande pubblico solo nel 1995, quando approdò al Musée d’Orsay dove è tuttora conservata. Commissionata dal diplomatico turco-egiziano Khalil-Bey per la sua collezione privata, l’opera rappresenta con grande realismo anatomico e coloristico un torso di donna con genitali in primo piano, in una celebrazione della vita e della fecondità come sottolineato dall’evocativo titolo. Negli ultimi anni il quadro è stato oggetto di studio da parte di esperti e storici dell’arte che hanno tentato di ricostruire l’identità segreta della scandalosa modella, identificata dallo storico della letteratura Claude Schopp in Constance Quéniaux, ex ballerina dell’Opera di Parigi nonché amante del committente Khalil-Bey, noto seduttore, oltre che estimatore dell’opera di Courbet.

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G. Courbet, L’origine del mondo, 1866, olio su tela, 55×46 cm, Musée d’Orsaay. Fonte: Wikipedia. Pubblico dominio

«Colazione sull’erba» di Édouard Manet

Considerato il padre spirituale dell’Impressionismo, Édouard Manet è noto per avere sfidato i dettami morali e stilistici dell’epoca. La Colazione sull’erba del 1863, oggi esposto al Musée d’Orsay, ha suscitato aspre critiche sia da un punto di vista contenutistico che stilistico, portando ad una netta stroncatura da parte della giuria del Salon del 1863 che rifiutò di esporre il quadro, successivamente presentato al pubblico in occasione del Salon des Refusés voluto da Napoleone III. Anche in questa occasione, tuttavia, l’opera attirò critiche feroci per via della nudità della modella, seduta accanto a due uomini in abiti borghesi, identificata nella parigina Victorine-Louise Meurent e, dunque, non sublimabile attraverso il riferimento al mito. L’opera inoltre fu giudicata frettolosa e approssimativa da un punto di vista tecnico per via delle pennellate rade e dei contorni non definiti di alcuni dettagli sullo sfondo, che hanno reso il dipinto un quadro precursore del nascente Impressionismo.

C. Manet, Colazione sull’erba, 1862-1863, olio su tela, 208×264 cm, Musée d’Orsay (Parigi). Fonte Wikipedia. Libero dominio.

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Arianna Trombaccia

Romana, classe 1996, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Storia dell'arte presso l’Università La Sapienza. Appassionata di scrittura creativa, è stata tre volte finalista al Premio letterario Chiara Giovani. Lettrice onnivora e viaggiatrice irrequieta, la sua esistenza è scandita dai film di Woody Allen, dalle canzoni di Francesco Guccini e dalla ricerca di atmosfere gotiche.

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