La storia dei cavalieri Templari è sempre stata avvincente, non solo per i medievisti. La vicenda dei monaci-guerrieri, segnati da una tragica fine sotto l’accusa di eresia, dopo lunghi servizi in Terrasanta, ha sempre acceso mille fantasie. Ma all’interno del variegato mondo templare, anche le vite di singoli cavalieri sono talvolta avventurose e mozzafiato. È il caso del templare Ruggero da Fiore, anche noto come Ruggero Flores, Roger de Flor o talvolta nelle fonti frater Rogerius da Branduzio.
Entrato giovanissimo nell’Ordine del Tempio, si distinse nelle operazioni militari a San Giovanni d’Acri, al comando del Faucon, o Falcone, la nave più grande della flotta templare di stanza a Brindisi. Protagonista di incerte accuse, lasciò l’Ordine e divenne mercenario, servendo prima sotto la corona d’Aragona e poi per gli imperatori di Bisanzio, con gli Almogàveri, la cosiddetta Compagnia Catalana.
Il padre falconiere di Federico II e la madre nobildonna brindisina
Ruggero da Fiore nacque a Brindisi nel 1267. Abbiamo tracce delle sue vicende di vita nella cronaca catalana di Ramon Muntaner. Il padre di Ruggero pare fosse un falconiere al servizio di Federico II di Svevia, tale Richard von Blun o von Blum, caduto secondo alcuni durante la battaglia di Tagliacozzo (1268), dove Corradino, ultimo erede svevo, fu sconfitto dalle truppe di Carlo d’Angiò alla conquista del Mezzogiorno italiano. La madre fu invece una nobildonna del brindisino.
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Incerte sono le notizie sul padre Richard, considerando che non vi sono particolari riscontri su un falconiere al servizio dell’Imperatore che portasse tale nome. Pare, piuttosto, che Ruggero avesse un fratello, che le fonti chiamano Jacques. Ebbene, forse nessuno, neanche sua madre, poteva aspettarsi che il piccolo Richard, orfano di padre, sarebbe diventato uno dei primi e più grandi uomini di ventura italiani, dopo essere stato, tra l’altro, sergente templare e coraggioso milite. La sua storia militare iniziò quasi per caso.
L’infanzia di Ruggero da Fiore a Brindisi sul ponte di una nave, l’amicizia con fratel Vassayl e la nomina a sergente templare
Secondo le fonti su Ruggero da Fiore, come la cronaca di Muntaner, da piccolo si sarebbe dilettato a giocare nel porto di Brindisi, dove era solita mettersi all’àncora la flotta dei Templari che faceva da spola con l’Oriente. A quanto pare il piccolo Ruggero amava giocare sul ponte delle navi ormeggiate, dove sarebbe stato notato da un templare, indicato come Vassayl, originario di Marsiglia. Si tratta probabilmente di quel Vassalius di Marsiglia, menzionato in alcuni documenti. Il templare avrebbe chiesto alla madre di Ruggero di affidargli il figlio, per farne un buon soldato e marinaio.
Stiamo parlando di un Ruggero ancora in giovanissima età. A soli 14 o 15 anni divenne già un marinaio esperto, a bordo della nave templare di fratel Vassayl. Date le sue doti, ammirate all’interno dell’Ordine militare, fu ammesso tra i fratelli, per volere del Gran Maestro (che a quel tempo doveva essere Guillaume de Beaujeu), col grado di sergente. La sua carriera sarebbe stata appena all’inizio. A Ruggero da Fiore verrà affidata la nave più grande della flotta templare, il Faucon, o il Falcone del Tempio.
Le imprese di Ruggero da Fiore, le vicende di San Giovanni d’Acri e l’abbandono dell’Ordine
Al comando del Falcone templare, fratel Rogerius si distinse nelle operazioni militari e navali condotte dai Templari, soprattutto nel Mediterraneo orientale, sempre in movimento tra gli scenari di guerra crociati e i porti di scambio dell’Italia e delle isole greche. Ma la svolta della vita di Ruggero da Fiore, il momento che rese in un certo senso “dannate” le sue vicende, è strettamente legato alle sorti di San Giovanni d’Acri, nel 1291. Vicende che lo porteranno, inesorabilmente, all’abbandono dell’Ordine del Tempio e alle avventure “solitarie”.
Come molti ricorderanno, infatti, proprio nel 1291 i cristiani perdono l’avamposto di San Giovanni d’Acri, riconquistato dai musulmani. Il ruolo di Ruggero da Fiore, in quei tragici frangenti, sarebbe stato essenziale. Secondo le fonti fu lui ad evacuare cristiani, tra cui molte donne e ragazze, per salvarle dalla riconquista araba. Insieme a loro, a bordo delle navi battenti bandiera bianca con croce rossa, avrebbe trasportato una grande quantità di merci e di beni di valore, alla volta dei porti europei cristiani.
E, proprio durante questi trasporti, il templare Rogerius avrebbe inevitabilmente accumulato anche lauti guadagni, raccogliendo e trasportando numerose ricchezze. A dire il vero, è noto che molte delle ricchezze raccolte da Ruggero da Fiore furono spartite con i compagni d’arme e rese allo stesso Ordine del Tempio. Tali condivisioni gli avrebbero procurato anche numerose amicizie, così come le invidie da parte di suoi detrattori, i quali l’avrebbero accusato di speculare sui traffici e di rubare ricchezze accumulate dai Templari. Le prove di tali, accuse, tuttavia, non sembrano trovare particolari riscontri nelle fonti.
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Accusato presso lo stesso Gran Maestro dell’Ordine, Ruggero fu informato anche di una probabile condanna nei suoi confronti, da parte dei suoi tanti amici sparsi per il Mediterraneo. Fu a questo punto che ritenne opportuno lasciare i Templari e fuggire per conto proprio. Disarmò la nave templare al suo comando e con gli aiuti economici di alcuni amici s’imbarcò sulla galea chiamata Olivette. A questo punto iniziò l’altra vita del fratello sergente Rogerius, pirata-corsaro, soldato di ventura, abile condottiero contesto tra i regnanti del suo tempo.
La spada al servizio degli Aragona e il comando degli Almogàver catalani
Il Mezzogiorno italiano, negli ultimi decenni del XIII secolo, viveva la guerra del Vespro. Da una parte gli Angioni da nord, di origine francese, che supportati dalla Chiesa romana volevano imporre il dominio su Campania, Calabria e Sicilia, dall’altra, in Sicilia appunto, gli Aragonesi, che si sentivano legittimati da legami parentali a succedere agli Svevi e a regnare sulle regioni meridionali a loro volta. Il templare in fuga, il nostro Ruggero, tentò prima di offrire i propri servigi agli Angioni, ma questi rifiutarono.
Fu così che fu accolto, invece, dal re di Sicilia, Federico III d’Aragona, dal 1291 reggente per l’isola, poi sovrano a tutti gli effetti, che strappò con le sue armate diversi territori siciliani e calabresi alle forze angioine provenienti da Napoli. Per Federico sarà a capo della compagnia militare catalana degli Almogàver, gli Almogàveri, mercenari di fatto pronti a combattere contro i nemici e fare consistenti bottini.
Il nome della compagnia deriva verosimilmente dall’arabo al-muqafir (predatore) o al-mugavar (disturbatore), senza escludere pure la versione mukhavir (che porta notizie). Nonostante le impavide gesta di Ruggero e dei suoi uomini, conclusa la pace di Caltabellotta del 1302, Federico d’Aragona sembrò impaziente di sbarazzarsi dell’odiato templare; odiato non da lui, ma sicuramente dagli Angioini, che con molto entusiasmo avrebbero voluto catturarlo, dopo che spietatamente li aveva osteggiati al servizio dei re siciliani.
Come avvenne dopo i fatti di San Giovanni d’Acri, anche stavolta Rogerius capì che non tirava una buona aria. Tramite il pontefice e forse gli stessi Aragonesi, si vociferava della possibilità di consegnare Ruggero da Fiore, la cui estradizione era richiesta, forse, dall’allora Gran Maestro dei Templari, per i precedenti fatti di San Giovanni d’Acri. L’ex comandante del Falcone, ripartì allora coi suoi mercenari alla volta della Grecia e dell’Oriente, dove iniziò l’ennesima avventura al servizio dell’Impero di Bisanzio.
Megadux per Andronico II, la nomina a Cesare e la morte per mano di Michele IX Paleologo
Fratel Roger godeva di grande fama presso l’imperatore, dato che all’epoca in cui comandava il Faucon aveva reso molti servigi alle navi dell’imperatore incontrare oltremare e perché parlava greco abbastanza correttamente
Ramon Muntaner
Come riporta Muntaner nella cronaca catalana, dunque, il fratello Rogerius (incerto il suo formale abbandono dei Templari, dato che in un documento del 1301 sarebbe menzionato ancora come “fratello templare” e consigliere di Federico di Sicilia) godette di grande stima presso l’imperatore di Bisanzio, al tempo Andronico II. Al suo servizio, dopo l’abbandono della Sicilia, si sarebbe messo insieme ai circa quattromila uomini da lui radunati alla ventura.
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Ma i continui e incisivi successi militari di Ruggero da Fiore iniziarono a interferire con l’autorità imperiale. Spesso, infatti, pare che il comandante dei Catalani chiedesse molte ricompense, il riconoscimento di terre, addirittura consistenti pagamenti sui territori che riusciva a liberare dai nemici. Andronico II, messo spalle al muro, fu costretto per tenerselo buono a nominarlo – dopo averlo già fatto Megadux, cioè comandante della flotta – anche Cesare, praticamente vice-imperatore. Tale nomina attirò le invidie del figlio legittimo di Andronico II, Michele IX Paleologo, che lo assassinò a tradimento coi suoi uomini, il 4 aprile del 1305.
La fine del templare-pirata e della sua vita tra luci e ombre
Morì così Ruggero da Fiore, il brindisino cresciuto sulle navi e adottato dai Templari, la cui forza impose sul Mediterraneo e sui regnanti, prima al loro servizio e poi, a turno, contro di essi quando cercarono di arginarlo. Una vita tra luci e ombre, tra la gloria dell’abile ammiraglio e condottiero e le accuse di furto e di speculazione, tra il coraggio di un cavaliere che salvò i cristiani di San Giovanni d’Acri e l’avidità di un mercenario che conquistò e accumulò per sé e per i suoi senza tregua, dividendo però sempre equamente e pagando – come riportano le fonti – talvolta anche in anticipo i suoi militari.
Come in tutte le vicende umane, forse, neanche su Ruggero da Fiore si potrà mai maturare un giudizio certo. Di certo rimane solo un fatto: fu uomo coraggioso, non si fermò di fronte a nulla, fu apprezzato e temuto per le sue doti militari e per il suo impeto. Se i Templari furono guerrieri, beh… Ruggero fu tra i più efficienti. Se i Templari o Ruggero furono anche santi, furono anche uomini di cuore, forse non lo sapremo mai. Di sicuro furono uomini, nel bene e nel male, come tutti. Egli morì nel 1305, mentre i Templari nel 1307, con la chiusura dell’Ordine e la condanna per eresia, pilotata dal re di Francia Filippo IV il Bello.
E forse erano tutto questo, anime perse e anime sante, cavallanti e cavalieri, banchieri ed eroi
Umberto Eco
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RIFERIMENTI:
- A. Demurger, I Templari. Un ordine cavalleresco cristiano nel Medioevo, pp. 341-344
- E. Valentini, Ruggero da Flor, Templare e pirata, in Free Brindisi Magazine, 20 aprile 2012
- S. Tramontana, Il Mezzogiorno medievale
- Ruggero da Fiore – Enciclopedia Treccani
- Ruggero da Fiore – Wikipedia