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La riattualizzazione di un classico

dalla newsletter n. 30 - luglio/agosto 2023 di Frammenti Rivista

4 minuti di lettura

Tra le tracce storiche del disco The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, è Us and Them ad apparire particolarmente attuale agli occhi del presente, da cui la possibilità di rivisitarne il contenuto in chiave contemporanea, sulla scia di quanto proposto da Roger Waters, che ha scelto proprio Us and Them come titolo per il suo tour del 2017. Un autentico classico che resiste alla dimenticanza poiché ciò che lo rende tale è quell’attualità eterna aperta alle risignificazioni, secondo lo spirito del tempo.

Dichiarava allora Roger Waters:

Il nome del tour è tratto da una canzone che ho scritto nel 1972. E purtroppo i motivi e i problemi che mi spinsero a scriverla all’epoca sono ancora con noi. Il che non è sorprendente. Siamo solo un nanosecondo nelle linee temporali cosmiche. Sono passati degli anni e l’evoluzione è un processo affascinante, ma richiede un po’ più di tempo.

Us and Them: l’inutilità della guerra e la complessità delle relazioni interpersonali

Tema nodale del testo, l’inutilità della guerra che costringe uomini ordinari Us and them / And after all we’re only ordinary men») a uccidersi l’un l’altro, mossi dai burattinai della grande politica che, tutti indaffarati nel tracciare confini su cartine geopolitiche, li spostano poi di volta in volta a seconda delle esigenze di parte («And the lines on the map Moved from side to side»).

Agli occhi del presente, la descrizione, a distanza di mezzo secolo, resta famigliare. Tragicamente famigliare.

Con Us and Them i Pink Floyd affrescano alcune delle dinamiche del quadro geopolitico contemporaneo, che a diverse latitudini vede uomini perdere la vita sul campo di battaglia senza che si riesca a comprendere – forse solo dio lo sa («God only knows») – che cosa accada e chi è chi («And who knows which is which and who is who»). Perché si fa la guerra? Il più delle volte, la discrepanza tra le risposte dei singoli e quelli dei grandi disegna un abisso.

Nell’universo globalizzato delle relazioni internazionali tra stati, spesso accade che il livello micro non abbia contatto con livello macro, per cui ciò che fa la vita del singolo non fa la vita dello stato. Ma a combattere per la seconda sono i primi. Ma cosa si fa quando si combatte? …

Alexia Buondioli

Laureata in Filosofia Teoretica ed iscritta alla magistrale di Scienze Filosofiche presso Unimi, individuo nella scrittura e nel viaggio le mie frontiere esistenziali. Mi nutro di attività sportiva, relazioni interpersonali e caos creativo.

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