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asta illecita

Due pezzi di Magna Grecia in vendita sul web

Il caso "Magna Grecia" vede due antichi reperti messi in vendita online illegalmente da una casa d’aste romana.

1 minuto di lettura

È un dato di fatto: le aste illecite non sono una novità e la recente storia di Caritas romana, opera della pittrice italiana di scuola caravaggesca Artemisia Gentileschi, ne è un esempio. Questa volta invece le “vittime” dell’asta illecita sono due reperti appartenenti alla Magna Grecia: un askos e un’anfora.

L’asta illecita

Il 20 aprile un askos e un’anfora apula a figure rosse sono stati confiscati e consegnati alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Passaggio per il Comune di Venezia e Laguna, dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Venezia con a capo il maggiore Emanuele Meleleo. Le indagini del caso “Magna Grecia” sono state avviate a Venezia nell’agosto 2021, mentre i beni venivano posti in vendita online da una casa d’aste romana, e sono state coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. Una volta verificata l’autenticità delle ceramiche, grazie alla Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti che ha effettuato esami tecnici e storico-artistici, i reperti sono stati successivamente confiscati e sequestrati in quanto non accompagnati dalla necessaria documentazione che ne attestasse la legittima proprietà. 

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I reperti

Il primo ritrovamento consistente in un askos (o asco), un’antica forma di vaso appartenente all’antica Grecia che veniva utilizzato come unguentario o per riempire le lampade a olio, dunque per versare piccole quantità di liquidi oleosi. Datato tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C., la ceramica richiama un’anatra stilizzata con entrambi i lati decorati: uno da una coppia di cavalieri su cavalli rampanti, con due cani in basso, mentre l’altra faccia presenta la tipica decorazione fitomorfa. 

L’anfora invece, dalla forma più familiare, utilizzata nell’antichità per il trasporto di alimenti liquidi o semiliquidi, è databile alla metà del IV sec. a.C. e presenta due anse (manici) a nastro. Un lato rappresenta due figure umane giustapposte ai lati di un plinto che sorregge un’anfora. A sinistra, un giovane nudo regge una coppa e una corona, mentre a destra una giovane donna stringe una fascia decorata e un ramo. Nel lato opposto è invece visibile una scena di conversazione tra due uomini posti frontalmente l’un l’altro.

Di particolare importanza, le anfore hanno portato alla nascita dell’anforologia in quanto utili per gli studi storici dei popoli antichi. Grazie a esse, infatti, gli studiosi possono risalire alle rotte commerciali dei tempi. Si può dunque affermare che i due ritrovamenti non sono semplici oggetti appartenenti al passato, ma elementi utili per ricostruire parte delle nostre origini.

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Immagine in evidenza: https://live.comune.venezia.it/it/2023/04/indagine-magna-grecia-palazzo-ducale-la-consegna-alla-soprintendenza-di-archeologia-del-0

Dorasia Ippolito

Curiosa, iperattiva e appassionata d'arte, classe 2002, studentessa fuorisede di scenografia all'Accademia di Belle Arti di Venezia giornalmente tormentata dalla domanda "ma sei pugliese?".

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