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Quando i marziani sbagliano pianeta

Dalla newsletter n. 27 - aprile 2023 di Frammenti Rivista

9 minuti di lettura

C’è chi ne ha parlato denunciando, chi ha sbranato lo schermo e il suo fruitore, chi ha ricercato scomodità, chi ha giocato di facilità; chi ha scelto la rabbia, chi la compassione, chi il più nero pessimismo; c’è chi ne ha fatto un simbolo, chi un martirio, chi un vessillo. E poi c’è chi le ha trattate con amore, le sue periferie.

Esiste un itinerario tanto semplice, se non scontatamente banale, che dall’estrema periferia di Roma si muove verso Parigi e le sue banlieue, trascinandosi stanco ma vibrante di vita tra i cult che di questo cinema hanno segnato dei punti indelebili, rendendo la scelta di sentieri alternativi un’impresa di difficile percorribilità. E allora sia perdonata la semplicità.
La trilogia di Claudio Caligari e L’odio di Mathieu Kassovitz sono tappe, soste e punti d’arrivo di un viaggio delicato, consumato, sconsolato, passionale e desolante tra le pulsioni più periferiche dell’umanità. Su tutti si è detto tanto, del modo in cui si sfiorano non ci si stupisce più, eppure di smettere di esaltarne la bellezza ancora non se ne vuole sapere.

Sradicamento e autenticità saranno materia di questa esplorazione sconfitta dei tempi (e dei luoghi) che animano, infiammano, ospitano e respingono l’umanità di quei «marziani che hanno sbagliato pianeta».

Per orientarsi: le storie e la messa in scena

periferie Caligari

Tanti sono i punti in cui le storie della trilogia di Claudio Caligari e L’odio di Mathieu Kassovitz si toccano, sovrapponendosi e ramificandosi in direzioni di racconto che scelgono, oculatamente, su cosa mettere l’accento. Un aspetto le accomuna: il tono registico. La messa in scena delle quattro opere non si accontenta di soluzioni banali ma fa dell’immagine un materiale giocoso da plasmare in variazioni eccentriche, virtuose, innovative, mai fini a se stesse ma sempre continuative e funzionali alla resa complessiva della narrazione. Panoramiche, split screen …

Giulia Leo

Laureata in Cinema e Comunicazione. Perennemente sedotta dalla necessità di espressione, comprensione e divulgazione di ogni forma comunicativa. Della realtà mi piace conoscere la mente, il modo in cui osserva e racconta le sue relazioni umane. Del cinema mi piace l’ascolto della sua sincerità, riflesso enfatico di tutte le menti che lo creano. Di entrambi coltivo l’empatia, la lente con cui vivere e crescere nelle sensibilità ed esperienze degli altri

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