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Gilbert Simondon

Un’introduzione alla filosofia di Gilbert Simondon

Il filosofo francese Gilbert Simondon ha elaborato una filosofia della Natura, la cui tesi venne riportata all'interno dell'opera "L’individuazione". Quali sono i punti chiave del suo pensiero?

6 minuti di lettura

L’individuazione alla luce delle nozioni di forma e d’informazione, opera dalla complessa ricezione in patria e all’estero, è il capolavoro del filosofo francese Gilbert Simondon (1924-1989). Al centro di un rinnovato interesse critico, L’individuazione rappresenta la tesi di dottorato di Gilbert Simondon, accompagnata – come seconda tesi – da Del modo di esistenza degli oggetti tecnici, recentemente pubblicato in traduzione italiana da Orthotes

L’obiettivo che Gilbert Simondon persegue nel suo lavoro è quello di elaborare una «filosofia della natura», ovvero una teoria generale dell’essere, o meglio, dell’individuazione. Smarcandosi dal determinismo e del sostanzialismo, Gilbert Simondon costruisce una filosofia che rimette al suo centro il concetto di individuazione per applicarlo, con l’obiettivo di una convergenza entro un’assiomatica, all’insieme delle scienze. Si tratta, cioè, di pensare il processo d’individuazione quale costituente ontologico fondamentale della realtà, costituente che, a seconda del livello in cui avviene (fisico, vivente, psichico,) presenterà caratteri da specificare. Nelle parole di Simondon:

vorremmo dimostrare che occorre operare una svolta nella ricerca del principio d’individuazione, considerando come primaria l’operazione d’individuazione a partire dalla quale l’individuo acquisisce la sua esistenza e della quale riflette lo sviluppo e, infine, le modalità nei suoi caratteri propri. L’individuo sarebbe così concepito come realtà relativa, come una certa fase dell’essere che presuppone una realtà preindividuale e che, anche dopo l’individuazione, non esiste di per sé, poiché, a sua volta, l’individuazione non esaurisce di colpo i potenziali della realtà preindividuale.

Processo e realtà

È evidente, dunque, come il progetto di Gilbert Simondon si appoggi su una ridefinizione dei concetti di individuo e individuazione. La posta in gioco è quella di cogliere la processualità intrinseca al movimento d’individuazione che caratterizza l’essere, e, insieme, rendere ragione della sua capacità di strutturarsi. L’individuo va concepito quale processualità strutturantesi, senza indulgere, come si vedrà, al sostanzialismo o all’ilemorfismo, i quali, partendo dal già individuato, risalgono al processo d’individuazione, pur non spiegandolo.

La ragione di ciò è presto detta: Gilbert Simondon concepisce l’essere stesso come sistema dinamico e al tempo stesso capace di strutturarsi in forme definite. Il divenire è la «dimensione dell’essere». Detto in altri termini, secondo Gilbert Simondon l’essere avrebbe la capacità di sfasarsi rispetto a se stesso, in un movimento di continua processualità che mai si esaurisce, mai si stabilizza, pur dando origine, in questa dinamica, a strutture. L’individuazione rappresenta questo processo di sfasamento, che può essere compreso cogliendolo nella sua dinamicità auto-sfasantesi. Per studiare l’individuazione, ossia il movimento di sfasatura dell’essere, è necessario istituire una nuova scienza, che Gilbert Simondon chiama allagmatica, la quale sia al contempo scienza del processo e scienza della struttura che da tale processo si origina. Cogliere l’individuazione quale nodo di una coppia struttura-processo è dunque l’obiettivo di Gilbert Simondon

Metastabilità

Ora, tale sfasamento avviene tramite una «risoluzione di potenziali». L’essere, nella sua dinamicità, è in costante tensione con se stesso; esso, sostiene Gilbert Simondon, è «ricco in potenziali», nel senso che presenta al suo interno delle incompatibilità strutturali che costituiscono il motore del suo divenire:

il divenire non è uno sfondo in cui esiste l’essere: esso consiste al contrario nella dimensione dell’essere, nel modo di risoluzione di un’iniziale incompatibilità ricca in potenziali. L’individuazione corrisponde alla comparsa di fasi nell’essere che consistono nelle fasi dell’essere.

 In termini simondoniani, l’essere, è un sistema metastabile; tale nozione, che Simondon ricava dalla termodinamica, gli permette di designare un sistema a partire non dalla sua stabilità formale, ma dalla capacità di produrre divenire. Si tratta, come scrive Andrea Bardin, di una «condizione di equilibrio che non corrisponde ad un minimo relativo di energia»; il sistema si mantiene in equilibrio finché gli viene fornito un quantitativo, anche minimo, di energia. Questo perché, ulteriore passo avanti, l’individuazione origina un sistema costituito dalla coppia inscindibile individuo-ambiente: il milieu associée, come lo denomina Gilbert Simondon, funge, infatti, da riserva di potenziali.  

Come scrive Giovanni Carrozzini, nel volume che commenta L’individuazione, «il risultato di un’individuazione non consiste strettamente nell’individuo, ma anche in un ambiente associato all’individuo stesso». Carrozzini continua sostenendo che

nello specifico, è plausibile pensare l’ambiente associato come la carica […] di potenziali inespressi all’interno della fase individuata del soggetto, ma che, al contempo, consentono la sua futura propagazione, costituendo, appunto, una riserva d’energia strutturabile.

L’ambiente, in un continuo scambio interno-esterno, è parte essenziale di quel processo strutturantesi che costituisce l’individuazione. Tale nozione si rivelerà fondamentale quando, nel presente elaborato, si discuterà del rapporto fra l’oggetto tecnico e l’ambiente da cui esso scaturisce. Importante, per adesso è aver sottolineato come Gilbert Simondon concepisca concepisca l’individuo come inscindibile dall’ambiente che contribuisce alla sua strutturazione.

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Ontogenesi

La filosofia di Gilbert Simondon si configura quindi come una vera e propria ontogenesi, ossia come una teoria delle fasi dell’essere. L’individuo, da questo punto di vista, è, riducendo la scala delle considerazioni appena esposte, un sistema sfasato, ossia un sistema che, grazie ad una potenzialità metastabile, ricca di tensioni interne, mantiene, processualmente, la stabilità della sua struttura. Tale prospettiva consente a Gilbert Simondon di rifiutare qualsiasi classificazione in termini di specie e di genere all’interno del reale. Il paradigma dell’individuazione permette, in un continuo graduale, di rendere conto dei diversi gradi dell’organico in termini di fasi. Si avrà così una specifica individuazione fisica (ad esempio, quella del cristallo), una vivente (ad esempio, quella dell’animale) e una psichica (ad esempio, quella dell’uomo). Da questa prospettiva, dunque, la proposta di Gilbert Simondon deve prodursi in una messa in discussione dei concetti fondamentali del pensiero occidentale, concetti come quelli di soggetto e oggetto, ma anche di materia e forma, di sostanza, di vita, di essere.

Ciò che preme sottolineare è che nel movimento di sfasamento, l’essere s’individua, ma senza mai perdere una certa carica di indeterminatezza. L’indeterminatezza che risiede nel seno stesso dell’essere quale prodotto mai integrabile del suo sfasamento, non può risolversi totalmente, propagandosi sotto forma di tensione potenziale – la metastabilità, appunto –  nelle strutture individuate:

l’individuazione non esaurisce tutta la realtà pre-individuale: che non solo l’individuo mantenga un regime di metastabilità, ma anche che questo lo trasporti in modo tale che l’individuo costituito porti con sé un certo carico associato di realtà preindividuale, animato da tutti i potenziali che lo caratterizzano.

Questo resto d’indeterminatezza, come si è visto dalla citazione, è chiamato da Gilbert Simondon «preindividuale», e rappresenta uno dei concetti più problematici dell’intera sua opera. Tale fondo preindividuale si prolunga in ogni fase dell’essere. Il preindividuale insieme precede cronologicamente l’individuazione e la rende possibile in ogni sua fase, in una sorta di circolarità continua.

Filosofia della natura

A questo proposito, Bardin scrive:

il preindividuale è […] l’individuazione stessa in quanto realtà che precede l’individuo e contemporaneamente continua a sussistere come fase carica di potenziali, milieu del sistema al quale l’individuo costituito appartiene. Tale realtà è processuale, ed è l’ontogenesi stessa in quanto processo che continua anche dopo ogni – sempre parziale – individuazione.

Quindi, si può affermare che il preindividuale rappresenta, agli occhi di Gilbert Simondon, la fase prima, e quindi originaria, dell’essere; in quanto al di sopra dell’unità, essa è quel pre-oggettivo che si propaga nell’individuo, sotto forma di carica, senza tuttavia individuarsi definitivamente. In più luoghi, Gilbert Simondon definisce questa carica preindividuale come Natura o, anche, rifacendosi ai Presocratici, apeiron, che permane come nocciolo mai individualizzabile all’interno del processo di ontogenesi. Questo punto sarà da tenere fermo quando discuteremo della genesi dell’oggetto tecnico.  

Conclusione

Per concludere, la filosofia di Gilbert Simondon può definirsi una filosofia della natura, che pretende di elaborare lo schema concettuale in grado di interpretare e spiegare l’intero ambito del reale, dalla cristallizzazione sino alle dinamiche sociali che caratterizzano il gruppo, attraverso un procedimento analogico che Gilbert Simondon chiama trasduzione, la quale rifletta l’analogia tra le diverse fasi, essendo essa stessa operazione di genesi. Ma, come già detto, questo è reso possibile dalla costruzione di un nuovo apparato concettuale che renda ragione della processualità dell’operazione d’individuazione, e, insieme, superi le classificazioni dualistiche proprie ai diversi ambiti della realtà.

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Giovanni Fava

25 anni; filosofia, Antropocene, geologia. Perlopiù passeggio in montagna.

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