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Vaccino-fobia: combattere le bugie
del web con l’informazione

Fingendoci genitori preoccupati per la salute dei nostri pargoli abbiamo cercato le principali fake news sui vaccini che si trovano sul web e ne abbiamo smascherata qualcuna.

6 minuti di lettura

Viviamo in tempi in cui è difficile avere fiducia in qualcosa. Un po’ forse per le condizioni storico-sociali in cui ci troviamo, un po’ sicuramente per l’incredibile potenziamento dei mezzi di comunicazione, che rendono estremamente semplice la circolazione delle idee; ma si sa che le idee non sono tutte ugualmente valide. Per questo sempre più spesso assistiamo a vere e proprie “ondate di panico” che dilagano su e giù per la nostra penisola, alimentate sui social network da chi ci crede davvero e da chi semplicemente vuole sfruttare la cosa per qualche like in più. E a supporto delle opinioni, che, per quanto discutibili, è sempre legittimo esprimere, rimbalzano qua e là anche racconti di episodi “realmente avvenuti” che, sapientemente sfruttati, riescono ad avvalorare qualsiasi teoria.

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Disegno di Pawel Kuczynski

D’altra parte è facile far circolare notizie e opinioni, anche quando sono palesemente sbagliate ed è possibile smentirle con poche parole. Esiste un metodo infallibile, che molti hanno compreso e sanno sfruttare con un’abilità invidiabile: fare leva sulle paure. La gamma delle paure è tanta che c’è solo l’imbarazzo della scelta: la paura del diverso, di chi vuole fare del male, della morte, dell’inganno… E poi la paura più potente di tutte, quella di un genitore per il proprio bambino – si sa che “e’ figlie so’ ppiezz’e còre”. È sufficiente paventare qualche pericolo (vero o immaginario) per i pargoli e immediatamente un’orda di genitori allarmati insorgerà, invocando l’immediata distruzione di ciò che minaccia i loro piccoli germogli.

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È esattamente quello che sta accadendo in queste ultime settimane – ma, in realtà, le discussioni si trascinano da svariati anni – a proposito di una questione molto delicata: le vaccinazioni. La questione è purtroppo molto semplice: da anni circola l’idea che i vaccini, lungi dal salvare delle vite, provochino invece un’ampia gamma di gravissimi danni all’organismo; il tutto è “comprovato” da racconti di persone che avrebbero subito, direttamente o meno, le negative conseguenze di una vaccinazione.

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Il sospetto nei confronti dei vaccini ha le sue radici in uno studio pubblicato nel 1998 da Andrew Wakefield sulla rivista medica inglese The Lancet. Riportando le vicende di alcuni ragazzi e delle loro famiglie, il medico suggeriva che ci fosse una forte relazione tra la somministrazione del vaccino MPR (Morbillo-Parotite-Rosolia) e lo sviluppo di disturbi dello spettro autistico in ben 8 casi su 12. La vicenda si rivelò pochi anni dopo una frode: Wakefield ammise di essere stato pagato per falsificare i dati delle ricerche e fu radiato dall’albo, così come altri medici che avevano sostenuto la sua teoria. Nonostante questo, negli anni sono stati intrapresi molti studi su individui differenti per età e sesso per capire se davvero i vaccini potessero avere un ruolo nello sviluppo dell’autismo; ma la “teoria” di Wakefield ha trovato soltanto smentite. Gli atti del processo a Wakefield e gli studi seguiti al suo tentativo di frode si trovano facilmente in rete e sono a disposizione di chiunque.

Eppure è proprio l’autismo la peggiore paura legata ai vaccini. Perché al genitore apprensivo non importa di processi e studi svoltisi dall’altra parte d’Europa: sa solo di aver sentito, da qualche parte, che qualcosa potrebbe minacciare suo figlio. E, giustamente, la prima cosa che vuole fare è informarsi bene e capire come evitare questo pericolo; ma siamo nel XXI secolo e informarsi significa una cosa soltanto: digitare le parole “vaccinazioni” + “pericoli” su un motore di ricerca. Se avete mai avuto un disturbo fisico, anche lieve, e non siete stati capaci di resistere alla tentazione di saperne di più sfruttando Google, sapete bene che è la cosa peggiore che si possa fare: nel 95% dei casi un lieve offuscamento della vista è sicuro sintomo di un glioma del nervo ottico. Ma un genitore preoccupato fa esattamente questo, prima ancora di consultare un pediatra, perché è più immediato. Fingendomi genitore preoccupato, abbiamo cercato anche noi e questo è quello che abbiamo trovato.

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Il numero di motivazioni per cui, secondo sedicenti esperti, non bisognerebbe vaccinare i bambini (limitandosi a considerare solo i più piccoli) è davvero impressionante. Alcuni sono effettivamente dubbi legittimi, altre osservazioni, invece, sfiorano il ridicolo. Questo articolo intitolato “38 motivi per non vaccinare i nostri bambini” ne riporta un campionario abbastanza esauriente: si va dall’affermazione che non esistono prove scientifiche dell’efficacia dei vaccini (il fatto che alcune malattie come il vaiolo siano scomparse evidentemente non ha sufficiente valore scientifico) all’osservazione che i programmi di vaccinazione, dal momento che raggiungono la maggioranza della popolazione, sono strumenti perfetti per il bioterrorismo. Si aggiungono poi macroscopiche inesattezze scientifiche – si parla, ad esempio, di frequente di “epidemie” di cancro e autismo – e, dulcis in fundo, un riferimento al dottor Wakefield, tacendo però il fatto che si sia dichiarato colpevole.

Ma, come dicevo, ci sono anche dubbi legittimi. I più frequenti riguardano la composizione dei vaccini: molto allarme, infatti, è generato dal fatto che essi contengano, anche se in minima quantità, il virus della patologia che si cerca di debellare e alcune sostanze “strane” come i metalli. Il principio attivo del virus è una parte fondamentale: semplificando molto, il vaccino agisce stimolando il sistema immunitario a produrre anticorpi per quella particolare patologia, in modo che, se un giorno l’organismo dovesse esserne “nuovamente” attaccato, sarà pronto a difendersi a dovere. Insieme al principio attivo – che nei moderni vaccini è disattivato, quindi non può provocare la malattia da cui si cerca di proteggersi – vengono iniettate anche altre sostanze, tra cui gli adiuvanti, come i sali di alluminio. Le loro quantità, però, sono così irrisorie da non poter provocare in nessun modo l’avvelenamento o altri tipi di disturbi: tanto per fare un esempio, la quantità di alluminio contenuta nei vaccini è di parecchie volte inferiore a quella con cui si viene a contatto semplicemente toccando il suolo (la crosta terrestre è composta per il 15,41% da ossido di alluminio).

immunità di gregge

Un altro dubbio che spesso ci si pone è: perché vaccinarsi tutti? E perché vaccinarsi da piccoli? La risposta alla seconda domanda è semplice: prima si è immuni dalla malattia, minore è il rischio di esserne contagiati senza essere protetti a dovere. È importante, poi, che la percentuale di vaccinati sia il più possibile vicina al 100 per il fenomeno chiamato immunità di gregge (o di branco): se maggioranza della popolazione (in media il 95%) è immune alla malattia, protegge indirettamente anche la minoranza che non lo è a causa del mancato sviluppo degli anticorpi. Una delle teorie più gradite a chi è contro i vaccini è quella secondo cui l’immunità di gregge in realtà non funzionerebbe perché chi è vaccinato può contrarre la malattia alla quale dovrebbe essere immune e, pur non avendo gravi sintomi, trasmetterla a chi non è protetto. Premettendo che è molto raro che un individuo vaccinato non sviluppi una protezione adeguata contro la malattia in questione, perché sia un pericolo dovrebbe verificarsi un caso del genere: un bambino, malato, ad esempio, di morbillo nonostante il vaccino (efficace nel 99% dei casi), viene a contatto con un suo coetaneo non vaccinato e “gli passa” la malattia. Le probabilità che questo si verifichi sono piuttosto scarse, ma chiaramente aumentano se la percentuale dei non vaccinati cresce.

I falsi miti da smentire sarebbero ancora tanti. Un’altra questione spesso invocata dai “no-vaccino” è quella economica: secondo molti, i vaccini sarebbero obbligatori soltanto perché arricchiscono i Big Pharma – così vengono definite, in modo generico, le grandi industrie farmaceutiche. Non si prende in considerazione, invece, l’enorme quantità di denaro che servirebbe per curare i bambini nel caso malattie come la poliomelite dovessero ricomparire. Ma in definitiva tutto l’odio nei confronti dei vaccini parte da una sola considerazione: si è persa la memoria di quanto le malattie possano essere pericolose. Si è arrivati a considerare il morbillo o la rosolia quasi come dei passaggi obbligati, un piccolo fastidio che ogni bambino avrà, prima o poi, e poi basta; non si pensa, invece, che anche queste malattie in apparenza “semplici” posso avere complicazioni gravi. Così ci si convince che, in fondo, non è così grave se il bambino ha qualche linea di febbre di tanto in tanto e si evitano le vaccinazioni. Nell’ultimo anno la percentuale di bambini vaccinati è scesa sotto il 95% per le vaccinazioni obbligatorie e addirittura sotto l’86% per quelle facoltative. E puntuali sono arrivati anche i primi decessi a causa di malattie che non si credevano più letali, come la pertosse.

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Ma la vaccinazione non può essere un fatto privato né una decisione che riguarda soltanto un bambino e i suoi genitori. Vaccinarsi significa non soltanto proteggere se stessi, ma contribuire a proteggere gli altri ed è egoistico rivendicare il diritto di ammalarsi a spese della salute altrui. Ben venga, quindi, il ritorno del divieto di ingresso nelle scuole se il bambino non è in regola con le vaccinazioni obbligatorie.

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Silvia Ferrari

Classe 1990, nata a Milano, laureata in Filologia, Letterature e qualcos'altro dell'Antichità (abbreviamo in "Lettere antiche"). In netto contrasto con la mia assoluta venerazione per i classici, mi piace smanettare con i PC. Spesso vincono loro, ma ci divertiamo parecchio.

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