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Notte, eros, prostituzione

Dalla newsletter n. 24 - gennaio 2023 di Frammenti Rivista

6 minuti di lettura

Notte. Portatrice a volte di consigli, a volte di insonnia. A volte di tristi momenti solitari, molto più spesso simbolo di erotici vissuti. La notte nell’ambito dell’eros assume molti significati dai più romantici ai più trasgressivi. Chi vorrebbe abbandonarsi all’amore sotto un cielo stellato, chi invece preferisce il favore del buio per compiere atti osceni in luoghi più o meno pubblici. Oggi come nell’antichità. Il fascino erotico della notte non è infatti frutto di una concezione moderna: il nesso tra eros e tenebre trova le sue radici nell’Antichità, come possiamo vedere per esempio dalle narrazioni poetiche sul tema:

Spesso ho desiderato, Talia, di possederti di notte,
e soddisfare così l'ardente passione dell'anima.
Ora che sei qui con me, il corpo dolcissimo nudo,
io soccombo sfinito al bisogno di sonno.
Povero cuore, che fai? Svegliati e non desistere,
ti troverai a rimpiangere questa suprema fortuna. […]

In questo passaggio tratto dallAntologia Palatina possiamo conoscere un passionale Rufino, poeta greco del I secolo, famoso per i suoi epigrammi erotici. Il momento migliore per spegnere l’ardente desiderio è la notte che al contempo, ahinoi, è portatrice anche di sonno. Ma la notte è anche portatrice di dolore, dolore che viene amplificato dalla nostra percezione dello scorrere più lento del tempo. Quante notti insonni abbiamo trascorso bagnando il cuscino di lacrime per un nostro innamorato? Non diverso era nell’antichità, come ci scrive Stratone (III sec. d.c.):

Tutta la notte, con gli occhi bagnati di lacrime,
ho cercato di dare riposo al cuore insonne,
per l'angoscia che mi ha colpito alla partenza del mio compagno -
sì, mi ha lasciato solo, per tornare alla sua Efeso, Teodoro ieri -
e se non torna indietro subito,
non posso più sopportare il letto deserto.

Ma la notte non è solo magica e romantica: è anche scenario di sacrileghe nefandezze. Torniamo ancora una volta nell’Antica Roma e facciamo la conoscenza di Nuctina, famosa e forse solo leggendaria prostituta che pratica la sua arte seduttiva proprio nel luogo più macabro: il cimitero. Nuctina è una figura dalla bianca pelle, quasi livida, e dagli occhi vitrei. Un trucco impressionante che serviva ad ammaliare uomini rimasti vedovi: il suo campo di caccia erano infatti i funerali dove conosceva e adescava i futuri clienti. Durante la notte, il cliente la raggiungeva al cimitero e consumava una notte con lei, tra le tombe. Il pagamento veniva effettuato nel più macabro dei modi: due soldi venivano posizionati sugli occhi della donna proprio come era usanza fare sui cadaveri, l’onorario per Caronte.

Se dell’esistenza proprio di Nuctina non abbiamo prove certe, di certo è che apparteneva alla categoria delle bustuariae o nucticulae: le prostitute che esercitavano la loro professione nei cimiteri vestendo i panni di una moderna sposa-cadavere o di una Morticia Addams. Di giorno il mestiere di queste donzelle non si allontanava molto dal macabro. Erano infatti delle prefiche, ovvero donne pagate per piangere e cantare lamenti durante i funerali. In questo modo potevano conoscere i vedovi allegri che sarebbero tornati poi di notte per un altro tipo di prestazione.

E andando avanti nei secoli, resta sempre la notte protagonista di tutti gli incontri d’amore. Basti pensare all’opera più conosciuta ed eterna in tema d’amore: Romeo e Giulietta. Sono i raggi del mattino infatti a rovinare la romantica notte d’amore vissuta dai d…

Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

Anto D'Eri Viesti

A proud millennial. Dopo il dottorato in semiotica e gender studies decide di dedicarsi solo alle sue passioni, la comunicazione e la scrittura.
Copywriter e social media manager.
La verità sta negli interstizi, sui margini e nei lati oscuri.
Tanti fiori, cioccolato e caffè.

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