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Erri De Luca è stato assolto
ma la libertà è ancora in pericolo

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www.corrierequotidiano.it
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Lo scrittore Erri De Luca è stato assolto. Si è concluso oggi un iter processuale portato avanti dai pubblici ministeri Andrea Padalino e Antonio Rinaudo riguardo all’accusa di istigazione a delinquere in base a due interviste rilasciate nel 2013 all’Huffington Post in cui lo scrittore si dichiarava contrario alla TAV in Valsusa, la linea ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione, e quindi si diceva favorevole al suo sabotaggio, perché, per De Luca, è «un’opera nociva e inutile». Erano stati chiesti otto mesi di reclusione perché l’imputato, per l’accusa, «con la forza delle sue parole ha incitato a commettere reati».

Nient’altro: un vero e proprio processo alle opinioni, nel 2015, in Italia.

Sono davvero processabili le idee? Per esserlo, certo dovrebbero appartenere a qualcuno. Eppure le idee sono di tutti, l’individuo può limitarsi, al massimo, a condividerle e comunicarle in un determinato modo, come ricordava già verso la fine del XIX secolo il rivoluzionario anarchico russo Michail A. Bakunin:

«[Marx] Dice ‘le mie idee’ e non vuol capire che le idee non appartengono a nessuno e che, se ben si cercasse, si troverebbe che proprio le migliori e più grandi idee furon sempre il prodotto del lavoro istintivo di tutti; all’individuo appartiene soltanto la loro espressione, la loro forma».

E le parole si possono condannare? A quindici anni dall’avvento del nuovo millennio, in uno Stato civile e libero come dovrebbe essere l’Italia, può esistere il reato di opinione, ostacolo insuperabile per la libertà di pensiero?

Certo, secondo il Tribunale di Torino, le parole sono processabili. Ma, almeno stavolta, sono state assolte. I giudici hanno, infatti, asserito l’innocenza dello scrittore perché il fatto non sussiste. Ma De Luca oggi non ha vinto, lo ammette lui stesso: «è stata semplicemente ripristinata la legalità».

www.ilpost.it
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Molte personalità di spicco del mondo culturale internazionale si sono, nei mesi scorsi, schierate pubblicamente a suo favore e sono numerosi gli artisti stranieri che non riescono a comprendere il senso di tale processo. Un processo che, sicuramente, la dice lunga sull’integrità del nostro paese: per quanto sia giunto a buon fine, la libertà ha perso davvero. Viene da chiedersi se potremo più scrivere e parlare liberamente senza temere di finire su un banco di tribunale. Questo processo è l’ultimo singhiozzo della censura o è il primo di una nuova epoca oscura? Se così fosse, insieme alla libertà, andrebbero alla deriva anche la modernità, il progresso, la civiltà. E così l’Italia intera. Un’Italia che si può salvare solo con una resistenza che De Luca anche oggi in aula è stato in grado di rappresentare al meglio e con coraggio, confermando che la linea di alta velocità in Valsusa è da sabotare per legittima difesa.

«Confermo la mia convinzione che la linea di sedicente alta velocità in Valsusa va ostacolata, impedita, intralciata, dunque sabotata per legittima difesa di una comunità minacciata, così come della salute, dell’aria, dell’acqua e del suolo. Se quello che ho detto è reato, continuerò a ripeterlo. Il termine sabotare ha un significato nobile e democratico, lo hanno utilizzato anche Mandela e Gandhi. Oggi sarei presente in quest’aula anche se l’imputato non fossi io».

È una resistenza necessaria, quella di De Luca, che dev’essere seguita da tutti e che va al di là della questione Tav e trascende l’opinione che si ha di tale controversa questione: ciò che va assolutamente preservata è la libertà di pensiero, congiuntamente alla libertà di poterlo esprimere.

 

Camilla Volpe

Classe 1995. Prima a Milano, ora sotto il Vesuvio - almeno per un po'. PhD candidate in Scienze Sociali e Statistiche. Mamma e papà non hanno ancora capito cosa faccio nella vita.

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