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«Spettri» racconta il diritto alla felicità e alla libertà di scelta

Al Teatro Sociale di Trento è tornata in scena la versione italiana del dramma dell'autore norvegese Henrik Ibsen.

3 minuti di lettura

È tornato in scena al Teatro Sociale di Trento, dal 1° al 4 dicembre, Spettri, uno dei drammi più rappresentativi dell’autore norvegese Henrik Ibsen. Nella versione italiana, adattata da Fausto Paravidino e con la regia del pluripremiato lituano Rimas Tuminas, Spettri vede in scena gli attori Andrea Jonasson, Gianluca Merolli, Fabio Sartor, Giancarlo Previati ed Eleonora Panizzo.

«Spettri» di Fausto Paravidino è un cupo dramma borghese

La vicenda si svolge nella villa della signora Helene Alving, isolata nella campagna norvegese, colpita da una pioggia battente. La versione di Fausto Paravidino del dramma Spettri messa in scena adesso, tuttavia, sembra prendere corpo più in uno spazio onirico, psichico, piuttosto che in un ambiente fisico. La scenografia, d’effetto, aiuta a cogliere questo passaggio verso un mondo interiore. Si compone di pochi, semplici elementi come mobili d’epoca, oggetti trasparenti e fiochi punti di luce, in un’atmosfera generale piuttosto tetra. Questo aspetto è accentuato dalle ombre e dal fumo che si diffondono in tutto lo spazio. Luci, ombre, musica e oggetti, come il grande specchio appeso in corrispondenza del fondale scenico, accompagnano la narrazione e vedono un’interazione non banale con i protagonisti. Si nota persino un’accordanza di colori tra personaggi e scenografia, come ad esempio nei capelli rosso fiammate della splendida Andrea Jonasson, interprete di Helene, complementari e dunque in contrasto con il vestito verde e con il tono della cupa scenografia.

Fonte: centrosantachiara.it

La storia inizia con i preparativi in occasione dell’inaugurazione dell’orfanatrofio dedicato al defunto marito, il capitano Alving. Si scopre tuttavia che il tanto ammirato benefattore era in realtà una persona ben poco rispettabile. La vedova ripercorre la propria vita in quella casa, raccontando quasi più a se stessa che a coloro che la circondano i sacrifici che ha dovuto fare per sopportare quel marito sbagliato e malato, per portare avanti dignitosamente il proprio ruolo di moglie e madre di Osvald, unica vera luce della sua vita.

Quello che Ibsen porta in scena alla fine dell’800, a cui il riadattamento italiano è assolutamente fedele, è un dramma borghese, con note amaramente comiche, un attacco al perbenismo di facciata, all’ipocrisia dell’alta società. È anche per questo che lo spettacolo non fu inizialmente accolto favorevolmente in patria.

L’attuazione dei temi sociali

Trattando di numerosi temi sociali della sua epoca, il dramma riesce comunque ad essere sempre contemporaneo. Alcune questioni, infatti, per quanto ci si voglia illudere, non sono risolte nella società attuale e Spettri messo in scena con la regia di Rimas Tuminas al Teatro Sociale di Trento lo rende evidente. Alcuni passaggi dello scritto originale sono stati riadattati, sebbene rispettati, per porre lo spettatore di fronte a questioni più attuali; mentre altri sono semplicemente rimasti insoluti nel corso di più di un secolo.

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In una scena, ad esempio, Osvald parla con il Pastore Manders, amico di famiglia coinvolto nell’istituzione dell’orfanatrofio. Durante questo dialogo i due parlano della vita del ragazzo, che fa il pittore a Parigi, della sua dissolutezza e della mancanza inevitabile di punti fermi che una famiglia gli avrebbe dovuto dare. È così che finiscono per parlare di famiglie tradizionali, composte da madre, padre e figlio, unico nucleo, secondo Manders, in grado di dare stabilità e tranquillità a un ragazzo come Osvald, che invece è stato mandato via presto di casa e si è visto mancare le due figure genitoriali di riferimento. Il giovane replica che una famiglia è composta dall’amore, di qualsiasi tipo esso sia, scandalizzando così il vecchio prete.

Spettri Fausto Paravidino
Fonte: centrosantachiara.it

È molto forte però anche la critica verso il ruolo della donna nella società. Helene, infatti, viene additata come egoista dal Pastore Manders perché infelice del matrimonio combinato con il capitano Alving e del proprio ruolo costretto. La donna è stata per tutta la sua vita impossibilitata alla libertà e dunque alla felicità, ha vissuto fino a quel momento nascosta nell’ombra del marito, anche da morto. Rimpiange di aver fatto «quello che ho fatto io per egoismo, se sopravvivere è egoismo». Helene ha avuto sulle proprie spalle il peso delle decisioni sbagliate, non solo sue, ma anche e soprattutto di coloro che le stavano accanto, come suo marito. Il peso delle responsabilità di una donna che vuole essere rispettata e felice, ma che finisce per annullarsi e umiliarsi. Arriva però in scena il momento in cui decide che «non si può chiedere a una sola persona di essere tutto il mondo».

«Spettri che tornano, sempre tornano»

Con il dramma di Ibsen è messo in scena il dolore delle colpe dei padri che ricadono sui figli, ma anche dell’incapacità di non rovinarsi la vita con le proprie mani. Tutti siamo spettri, infatti, non solo dei nostri antenati, ma di antiche convinzioni che determinano il nostro agire.

Spettri
Fonte: centrosantachiara.it

Spettri è una storia dalle tinte drammatiche e incalzante, sebbene capace di affrontare momenti di silenzio. Si compone di una lunga narrazione, con intermezzi di ansia e angoscia latenti. Alcune scene si presentano infatti come sogni, che poi diventano incubi, in particolare legati al malessere che Osvald ha ereditato dal padre e che lo porterà a impazzire. È un dramma sulla libertà di scelta, in tante sfaccettature, che vanno dall’emancipazione all’eutanasia. Racconta della libertà di scegliere di essere felici, anche quando la società rinfaccia «l’arroganza di pretendere la felicità, la propria felicità, a discapito di tutto e di tutti». «Che diritto abbiamo noi umani di essere felici», in fondo?

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Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

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