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Disastri, disuguaglianze e conflitti per l’oro blu

Dalla newsletter n. 21 - Ottobre 2022 di Frammenti Rivista

5 minuti di lettura

Sul pianeta blu siamo a corto d’acqua. Sembra un ossimoro, eppure se parliamo di acqua potabile questa è la realtà che ci troviamo di fronte. Il 72% della superficie terrestre è costituita da oceani, la cui acqua è però salata e non utilizzabile dagli esseri umani, a meno che non sia lavorata attraverso i processi di desalinizzazione che soprattutto nelle regioni mediorientali, in primis in Arabia Saudita ed Egitto, stanno vedendo un interessante sviluppo. Complessivamente l’acqua marina costituisce il 97% delle risorse idriche mondiali, il 2% è rappresentato dai ghiacciai e dall’acqua di cui sono composte le calotte polari, il restante 1% si trova nelle fonti d’acqua utilizzabili dall’uomo: l’acqua dolce in superficie che riempie fiumi e laghi e quella presente nel sottosuolo, nelle falde acquifere. La distribuzione di questo 1% di risorse idriche utilizzabili per scopi umani è disomogenea a livello globale, con aree particolarmente ricche, primo tra tutti il Canada, dove si trova il 7% dell’acqua dolce rispetto al totale mondiale, ed altre estremamente povere situate soprattutto in Medioriente, Asia meridionale e Africa.

I disastri ambientali e la crisi climatica

La crisi climatica non fa che peggiorare la situazione, rendendo imprevedibili i livelli di precipitazioni e causando periodi di forte siccità, in alcuni casi alternati da inondazioni devastanti. Tra fine agosto e inizio settembre un terzo del Pakistan è affogato, colpito da alluvioni monsoniche che hanno messo in pericolo 33 milioni di persone e distrutto centinaia di km2 di territorio. Un disastro climatico, questo, accaduto in un territorio caratterizzato da stress idrico, in cui i lavoratori del settore agricolo non sono nuovi a scatenare proteste contro l’insufficienza di acqua per irrigare i raccolti. Si stima che in questo paese entro il 2025 la disponibilità d’acqua scenderà a 800 m3 pro capite, quando la soglia di carenza idrica internazionalmente riconosciuta è pari a 1000 m3 pro capite.

Non solo i disastri metereologici a impatto immediatamente distruttivo minacciano la sostenibilità idrica, a medio-lungo termine preoccupa anche il deterioramento progressivo delle risorse del sottosuolo dovuto all’eccessiva estrazione. L’ultimo Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2021 espone i dati di una delle grandi crisi che si affacciano sul XXI secolo: la capacità pro capite dei bacini idrici nel mondo si sta riducendo, con una perdita annua del volume di stoccaggio che corrisponde a una media dell’1% della capacità totale. Impossibilitati a contare sulla regolarità delle precipitazioni e sulla disponibilità di risorse di superficie, sempre più paesi si trovano costretti ad estrarre acqua dalle falde acquifere, di fatto svuotando in qualche decennio le riserve che si sono formate con l’accumulo di acqua nel corso di millenni. Lo sfruttame…

Francesca Campanini

Classe 1999. Bresciana di nascita e padovana d'adozione. Tra la passione per la filosofia da un lato e quella per la politica internazionale dall'altro, ci infilo in mezzo, quando si può, l'aspirazione a viaggiare e a non stare ferma mai.

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