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Giorgia Meloni vince le elezioni. Le prime reazioni

Dopo il voto di ieri l’Italia si accinge ad entrare in una stagione politica complessa, guidata dal governo più a destra nella storia della nostra Repubblica.

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Giorgia Meloni vince le elezioni e si prepara a formare il nuovo governo. Fratelli d’Italia è primo partito con oltre il 26% dei voti, a seguire il Partito Democratico con il 19%, nettamente al di sotto di speranze e aspettative anche rispetto ai sondaggi che a inizio campagna elettorale lo davano attorno al 22%. Al terzo posto c’è il Movimento 5 Stelle, orgoglioso del 15,3% ottenuto nonostante la scissione di Luigi Di Maio, che con il suo Impegno Civico non ottiene nemmeno l’1%, fermandosi a 0.6%. Lega in caduta libera con un 8.8% fastidiosamente vicino, per il leader Matteo Salvini, all’8% di Forza Italia. Il terzo polo si assesta attorno al 7.8%, non raggiungendo l’obiettivo di Carlo Calenda delle due cifre ma ottenendo tutto sommato un risultato non indifferente. +Europa di Emma Bonino è fuori dal parlamento, così come i partiti minori che si sono presentati da soli, Unione Popolare e Italexit, che non raggiungono la soglia di sbarramento del 3%.

La destra vincente e quella scricchiolante

Il centro destra pronto a governare sotto la guida di Giorgia Meloni si dice unito e pronostica una legislatura di cinque anni senza scossoni politici. Le dinamiche interne alla coalizione oggi vincente hanno fatto parlare durante la campagna elettorale, in particolare in merito alle aspirazioni di leadership di Matteo Salvini, clamorosamente stroncate dai risultati alle urne. Nella conferenza stampa mattutina il leader della Lega dà la sua versione: partecipare al governo Draghi governando con PD e M5S ha fatto male al partito, la ma Lega ha preso questa decisione per il bene del paese, per dare un contributo in questa stagione storica e politica tragica nonostante le difficoltà di essere “comparse fastidiose” all’interno del governo di larghe intese che si appresta a sciogliersi.

A Meloni ha fatto bene stare all’opposizione, commenta Salvini e confermano i risultati elettorali. Fratelli d’Italia è passato da un 4,35% alle elezioni del 2018 al 26.06% delle politiche di quest’anno. Una crescita sorprendente che culmina in un risultato elettorale ampiamente previsto in questi mesi. Così gli equilibri di influenza all’interno del centrodestra sono decisamente sbilanciati a favore di Fratelli d’Italia, che da solo ha ottenuto più voti della somma degli alleati.

Giorgia Meloni rilascia la sua prima dichiarazione durante la notte, dopo che sin dal primo exit poll il suo partito è apparso in netto vantaggio. La futura prima premier donna in Italia festeggia, parla di responsabilità e di una manifestazione chiara e netta della volontà popolare nel Belpaese.

La delusione del Partito Democratico

Il PD pur da secondo partito sembra essere il grande sconfitto di queste elezioni, il segretario Enrico Letta risponde alla débacle annunciando la scelta di non ricandidarsi alla presidenza del partito. «Gli italiani e le italiane hanno scelto la destra. Oggi è un giorno triste per l’Italia e per l’Europa. Ci aspettano tempi duri» così esordisce Letta nella sua conferenza stampa della tarda mattinata. Poi rivendica l’operato del PD nell’ambito del governo Draghi e la spaccatura con il M5S dovuto alla sfiducia del partito di Giuseppe Conte al “governo dei migliori”, a lui, secondo Letta, va la colpa dell’ascesa di Meloni e della destra. Il PD si dichiara ora prima forza di un’opposizione “dura e intransigente”. Tra i primi obiettivi di questo impegno parlamentare fuori dai banchi del governo c’è evitare che l’Italia esca dal cuore dell’Europa. Prospettiva, questa, resa realistica dal tradizionale euroscetticismo di Fratelli d’Italia e dalla vicinanza di esso e della lega alle pecore nere d’Europa, in particolare l’Ungheria, il cui presidente Viktor Orban ha già espresso le sue congratulazioni a Giorgia Meloni. Durante la campagna elettorale, visto il contesto internazionale particolarmente turbolento, Giorgia Meloni ha cercato di rassicurare chi a Bruxelles guardava l’Italia con attenzione, resta da vedere se le recenti dichiarazioni “moderate”, per gli standard di FdI, troveranno riscontro nella realtà.

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Enrico Letta riconosce il carattere insoddisfacente dei risultati raggiunti ma non fa alcun mea culpa: rivendica la scelta per il tentativo di creare un campo largo contro la destra e indica in chi si è tirato indietro, riferendosi senza nominarlo a Carlo Calenda, il responsabile dell’ascesa di Meloni e dei suoi alleati. A Calenda anche la colpa di aver penalizzato +Europa fino a portare all’esclusione di Bonino dal Parlamento.

A questo punto, aggiunge Letta, serve un congresso del Partito Democratico “di profonda riflessione”, fino al quale si dice disposto a guidare il PD, ma in cui non ha intenzione di ricandidarsi.

La “rimonta” del Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle è soddisfatto dei risultati, omettendo attentamente nelle dichiarazioni che la percentuale raggiunta è la metà di quella delle scorse elezioni, e indica la scarsa affluenza al Sud come un forte fattore di penalizzazione. Nella notte Giuseppe Conte parla del ruolo di opposizione che il Movimento 5 Stelle assumerà nella prossima legislatura e della determinazione nel provare a perseguire, anche da quella posizione, il proprio programma. Conte biasima il PD rispetto alla spaccatura con il Movimento che ha, secondo lui, compromesso l’efficacia della campagna elettorale contro il centrodestra. Sempre durante la notte il vicepresidente Riccardo Ricciardi del M5S parla di totale responsabilità politica del PD rispetto a questo, sottolineando la distonia tra la chiusura totale al Movimento dopo la sfiducia del partito di Conte a Draghi e l’apertura in coalizione a forze politiche, Sinistra Italiana e Verdi, che rispetto al governo Draghi sono sempre state d’opposizione.

Il Terzo Polo e la bandiera antipopulista

Carlo Calenda, nella conferenza stampa della mattinata, è dispiaciuto. Si dice deluso dalla scelta degli italiani che hanno deciso di farsi guidare da un governo populista. Stupefatto dalla contraddizione per cui secondo i sondaggi il 50% della popolazione si dice soddisfatta dell’operato di Mario Draghi eppure il 70% dell’elettorato ha votato per forze politiche agli antipodi rispetto al modello del “governo dei migliori“, facendo riferimento non solo al centrodestra ma anche ai 5 Stelle e ai partiti minori. Nonostante questo e nonostante il fallimento nel raggiungere l’obiettivo delle due cifre, Calenda sottolinea un elemento a suo dire incoraggiante: una forza politica come la sua creata a ridosso della campagna elettorale ha ottenuto come primo riscontro un risultato importante, il 7.8%, che, dice, è un’ottima base per consolidare una proposta politica opposta alle tendenze populiste che dominano il paese e in cui l’elettorato “liberale, popolare e riformista può trovare una casa”.

Questi i risultati di un’elezione dall’affluenza deludente, fermatasi al 63.91% e in calo quasi del 10% rispetto al 73% circa del 2018. Forse sono questi dati lo specchio di un’Italia stanca e delusa, insoddisfatta da una campagna elettorale fatta sotto l’ombrellone, all’insegna di tanti scontri, alleanze confuse e proposte insufficienti. Con un risultato elettorale netto ma che emerge nel pieno di una crisi del sistema di rappresentanza basato sui partiti e sulle identità politiche che dovrebbero rappresentare, l’Italia si accinge ad entrare in una stagione politica complessa, guidata dal governo più a destra nella storia della nostra Repubblica.

Francesca Campanini

Classe 1999. Bresciana di nascita e padovana d'adozione. Tra la passione per la filosofia da un lato e quella per la politica internazionale dall'altro, ci infilo in mezzo, quando si può, l'aspirazione a viaggiare e a non stare ferma mai.

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