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Il piacere della flagellazione
da Sacher-Masoch alla Berkley Horse

Tra le classi abbienti di fine 700 dilaga il masochismo: nel «vizio inglese» è la donna che comanda, fustiga e tormenta l'uomo succube.

4 minuti di lettura
Sacher-Masoch
Venere in pelliccia, regia di Roman Polanski

Le radici del «vizio inglese»

La psicoanalisi, si sa, tende a dare una spiegazione a tutto, riconducendo a una sorgente infantile ogni turba od ossessione che caratterizza la vita adulta. Ancor prima dell’entrata in scena delle teorie del maestro Sigmund Freud, diversi studiosi d’origine britannica si cimentavano nell’elaborazione di una qualche plausibile origine di quello che, più o meno malignamente, gli storici rivali francesi chiamavano «vizio inglese». Questo, diffuso specialmente nelle classi abbienti, consisteva essenzialmente nell’assoluto godimento tratto dal ricevere con vigore una serie di frustate. Insomma, il piacere della fustigazione. I sessuologi di fine ‘700 non ebbero dubbi nell’imputare tale devianza a quella public school che, sempre più frequentemente, trasformava perfetti gentiluomini in anormali. Essere educati da precettori amanti delle punizioni corporali avrebbe infatti causato, in età adulta, uno spasmodico bisogno di venir picchiati per stimolare la circolazione del sangue.

Sacher-Masoch
©Fabien Queloz, la Venere in pelliccia

La questione, chiaramente, è un po’ più complicata, e sarebbe impossibile negare che alla base del desiderio del frustino ci sia un’innata tendenza masochista. Tale patologia, al pari del sadismo (e i più arditi amano mischiarle) deriva il suo nome da un autore di romanzi erotici, famosissimo per aver creato scandalo (così come de Sade) parlando di uomini bisognosi di donne che procurassero loro sofferenze fisiche: Leopold Von Sacher-Masoch.

Leopold Sacher-Masoch: il fautore del masochismo 

La vita erotica di questo libertino enigmatico comprende una serie di relazioni drammatiche, tutte più o meno uguali e parimenti segnate dalla necessità di raggiungere il godimento sessuale attraverso percosse e umiliazioni. Le amanti, come da contratto, dovevano vessarlo in ogni occasione, cedere senza indugio ad altri uomini per dargli la possibilità di essere dilaniato dalla frustrazione, dimostrare pugno fermo ed estrema freddezza, essere imperiose e, se necessario, assolutamente crudeli. Sacher-Masoch possedeva inoltre una collezione ricchissima di pellicce e giarrettiere, elementi utili a gratificare la sua virilità e a eccitare la mente. La sua storia più importante risulta comunque essere quella con Fanny Pistor, donna-padrona della quale si era costituito schiavo col nome di Gregor. I due trascorsero un periodo di tempo in Italia, mantenendosi saldi nei propri bizzarri ruoli e mettendo in scena un dramma erotico confluito nel racconto più famoso di quest’austriaco divulgatore di eccessi: Die Damen in Pelz (Venere in pelliccia).

La «Venere in pelliccia» di Leopold Sacher-Masoch 

Sacher- Masoch
La vénus aux fourrures, leopold Von Sacher-Masoch
Illustrazione di Suzanne Ballivet

Vera e propria Bibbia del piacere erotico, il romanzo ha fissato per sempre gli attrezzi base dell’armeria masochista, raccontando la vicenda dell’imperiosa Wanda, domina impellicciata convertita da Severin alla concezione dell’amore crudele. La bella signora, che ha sottoscritto con il ragazzo un contratto preciso, s’impegnava nel ruolo di padrona assoluta, trascinando il suo schiavo in trappola, legandolo per bene per poi pararglisi davanti armata di frustino. Satanica ma pur sempre aristocratica, la donna di Sacher-Masoch percorreva le stanze avvolta in un’elegante veste di raso rossa, guarnita di regale ermellino che lasciava intravedere dallo spacco una sensuale giarrettiera. Era l’inizio della letteratura masochista, dell’immagine di femme fatale già cristallizzata da Théophile Gautier nella descrizione della crudele Cleopatra, della flagellazione erotica che richiedeva, secondo il dottor Düren di Ivan Bloch, «un certo savoir faire».

Leggi anche:
«Venere in pelliccia»: oltre il concetto di masochismo

L’invenzione della Berkley Horse

Di savoir faire si può parlare per Theresa Berkley, prostituta britannica divenuta famosa per aver portata alta la bandiera del «vizio inglese» inventando la Berkley Horse, l’antenato per eccellenza di tutti gli attrezzi BSDM. Trovatasi a gestire il bordello della 28° Charlotte Street, Theresa ebbe una pensata geniale destinata a cambiare la vita degli amanti della fustigazione, uno strumento consistente in una scala estensibile a seconda dell’altezza del cliente. Questo, che veniva attentamente legato, era frustato alle spalle dall’”istitutrice” perfettamente posizionata, mentre un’altra ragazza provvedeva ai piaceri sessuali più “tradizionali”. Il Berkley Horse si rivelò estremamente redditizio e gli inglesi si mostrarono ancora una volta in prima linea nell’ambito della nascente mania della flagellazione. Se pensiamo che la sessualità vittoriana, alla luce di quanto detto, si avvicinava alla perversione assoluta in senso psicoanalitico, viene facile condividere le parole di Gustave Flaubert, acuto interprete dei costumi del tempo: «Un uomo ha perduto qualcosa se non si è mai svegliato in un letto sconosciuto accanto a un viso mai visto e se non ha mai lasciato un bordello all’alba sentendosi come chi si butta giù da un ponte nel fiume, per disgusto della vita».

La Vénus à la Fourrure au Théâtre Tristan Bernard www.theatresparisiensassocies.com
La Vénus à la Fourrure au Théâtre Tristan Bernard
www.theatresparisiensassocies.com

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Ginevra Amadio

Ginevra Amadio nasce nel 1992 a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza con una tesi sul rapporto tra letteratura, movimenti sociali e violenza politica degli anni Settanta. È giornalista pubblicista e collabora con riviste culturali occupandosi prevalentemente di cinema, letteratura e rapporto tra le arti. Ha pubblicato tra gli altri per Treccani.it – Lingua Italiana, Frammenti Rivista, Oblio – Osservatorio Bibliografico della Letteratura Otto-novecentesca (di cui è anche membro di redazione), la rivista del Premio Giovanni Comisso, Cultura&dintorni. Lavora come Ufficio stampa e media. Nel luglio 2021 ha fatto parte della giuria di Cinelido – Festival del cinema italiano dedicato al cortometraggio. Un suo racconto è stato pubblicato in “Costola sarà lei!”, antologia edita da Il Poligrafo (2021).

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