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La storia dell’arte secondo Dua Lipa

La stella del pop ha visitato privatamente gli Uffizi e sui social è boom per la celebre galleria fiorentina. Una strategia di marketing controversa, ma che proietta il museo finalmente in una dimensione internazionale

6 minuti di lettura

Il 30 maggio scorso, lo stesso giorno in cui dall’altro capo dell’Europa il quadro più celebre del mondo si prendeva letteralmente una torta in faccia, Firenze e le Gallerie degli Uffizi hanno accolto la popstar del momento, Dua Lipa, approdata in Italia per le tappe del suo tour Future Nostalgia prima a Milano e poi a Bologna. Dopo un primo soggiorno a Portofino, la cantante ha abbandonato le coste della Liguria – oltretutto fresche del matrimonio di Kourtney Kardashian e Travis Barker – per rendere omaggio alle bellezze del nostro Paese e alla capitale del Rinascimento.

La visita alla Galleria degli Uffizi

Si è trattato della prima volta della cantante presso la Galleria fiorentina. Le foto che circolano online la ritraggono mentre passeggia lungo la Galleria insieme al Direttore Eike Schmidt e a pochi amici, tra cui Giuliano Calza, creative director di GCDS, anche loro appartenenti al mondo della musica e della moda.

La giovane millennial ha prontamente documentato la visita sul proprio profilo Instagram con un’interessante selezione delle sue opere preferite, alternate a selfie e outfit firmati che rimandano a una Dolce Vita ormai per pochi americani.

Nel primo post del feed geolocalizzato a Firenze appare la stessa Dua Lipa in un romantico look boho-chic total white firmato DIDU, seguita da una rappresentazione de La Madonna col Bambino e angeli detta Lippina (1465), probabilmente l’opera più importante di Filippo Lippi, uno dei rari dipinti interamente autografi del Maestro. Nonostante non sia una delle più celebri del museo, la tela di Lippi rappresenta un caso straordinario, un ritratto della Madonna estremamente umana e allo stesso tempo ideale, che sarà di ispirazione a Botticelli e a altri artisti.  

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Filippo Lippi, Madonna col Bambino e angeli detta Lippina, 1465, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze © Filippo Lippi, Public domain, via Wikimedia Commons

Meno noto ma di grande rilievo storico artistico è L’Adorazione dei Magi Tornabuoni (1487), tondo dipinto a tempera su tavola da Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio. L’opera rappresenta una delle scene della vita di Gesù, in cui la Madonna, seduta su piedistallo di ispirazione classica, si rivolge al Re porgendogli il figlio, che ricambia il gesto con un segno di benedizione.

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Domenico Ghirlandaio, L’Adorazione dei Magi Tornabuoni, 1487, tempera su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze © Domenico Ghirlandaio, Public domain, via Wikimedia Commons

Tra i geni maledetti della nostra storia dell’arte sicuramente non poteva mancare un omaggio a Caravaggio e a Scudo con testa di Medusa (1598), opera che la cantante pubblica forse in riferimento al simbolo della maison Versace, di cui è uno dei principali volti.

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Caravaggio, Scudo con testa di Medusa, 1598, olio su tela, Galleria degli Uffizi, Firenze ©
Caravaggio, Public domain, via Wikimedia Commons

Nata dalle scritture di Esiodo e Ovidio, Ia figura della Medusa o Gorgone, cara alla famiglia de Medici, si rifà all’immagine di un mostro con la testa ricoperta da una capigliatura di serpi sibilanti, il cui sguardo aveva il potere di pietrificare chiunque la guardasse. Nel mito, l’eroe Perseo, grazie all’aiuto di Minerva e Mercurio, uccide Medusa recidendole il capo. Per poter evitare lo sguardo terrificante, l’eroe non si rivolge al mostro, ma alla sua immagine riflessa sulla superficie di uno scudo di bronzo. In seguito, la testa recisa – che ancora conserva il suo potere terrificante – viene donata a Minerva che la pone sulla sua corazza per terrorizzare i nemici.

Nell’ambiente degli umanisti la testa della Medusa era considerata l’allegoria della Prudenza e della Sapienza. Anche Gianni Versace rimase profondamente colpito dall’immagine della Medusa, quando da bambino assistette al ritrovamento di una testa in marmo raffigurante proprio una Gorgone, durante una campagna di scavi archeologici nella sua città natale, Reggio Calabria.

In quest’opera Caravaggio fa un sapiente uso del chiaroscuro, fenomeno tipico della sua produzione rinominato Tenebrismo. L’uso iper-realistico della luce evidenzia l’orrore della Medusa, proiettando la sua ombra sullo scudo verde scuro. Il volto è sconvolto, urlante, con la fronte corrugata, gli occhi sbarrati e la bocca aperta. È percepibile il dolore della donna, dal cui collo sgorgano rivoli di sangue, immagine a cui si ispirerà anche Giuditta ed Oloferne del 1599, dello stesso Caravaggio.

Sempre di Caravaggio, ritroviamo anche immortalato il celebre Bacco (1598 c.), un dipinto olio su tela commissionato dal cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte, ambasciatore mediceo a Roma e committente del Caravaggio, destinato a Ferdinando I de’ Medici in occasione delle nozze del figlio Cosimo II.

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Caravaggio, Bacco, 1598, olio su tela, Galleria degli Uffizi, Firenze © Caravaggio, Public domain, via Wikimedia Commons

L’opera rappresenta Bacco, dio del vino e dell’ebbrezza, qui impersonato da un fanciullo, probabilmente un ragazzo del popolo. Il protagonista è nudo, seduto su un triclinio, coperto da un lenzuolo che funge da tunica e che scopre parte del torso. Indossa una corona di foglie di vite o di edera, e stringe con incertezza un’elegante coppa di vino. Oltre al sorprendente realismo nella fisionomia del giovane dio, illuminato da una luce intensa, interessante è l’attenzione che Caravaggio pone alla raffigurazione della natura morta: il cesto di frutta e le foglie di vite, la brocca di vino, un invito oraziano alla vita frugale, alla convivialità e all’amicizia.

Tra le opere condivise nelle storie sul profilo Instagram della beniamina del pop ritroviamo un riferimento a Michelangelo Buonarroti, tra le menti più geniali e irrequiete del Rinascimento. L’opera in questione è Sacra famiglia, nota più comunemente come Tondo Doni (1505 – 1506), in onore del suo committente, Agnolo Doni, ricco mercante e mecenate fiorentino, che fece realizzare l’opera per celebrare la nascita della figlia.

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Michelangelo Buonarroti, Tondo Doni, 1505-1506, Tempera grassa su tavola, Galleria degli Uffizi, Firenze © Michelangelo, Public domain, via Wikimedia Commons

Nell’opera compaiono Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna circondati da un paesaggio naturale e alcuni giovani, tra cui è possibile scorgere San Giovannino. Caratterizzato da corpi imponenti e ampi volumi delle vesti, il dipinto è concepito come una scultura, che risalta lo stile caratteristico dell’artista toscano. La sontuosa cornice è stata intagliata da Francesco del Tasso, uno dei maggiori esponenti dell’intaglio ligneo fiorentino. In alto a sinistra, si riconoscono le insegne araldiche della famiglia Strozzi.

Dulcis in fundo, resta imprescindibile una tappa a contemplare la Nascita di Venere (1485) di Sandro Botticelli, punta di diamante del museo fiorentino, e forse l’opera più famosa della storia dell’arte – la Gioconda imbrattata non ce ne voglia. La composizione raffigura più precisamente l’approdo sull’isola di Cipro della dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare e sospinta dai venti Zefiro e, forse, Aura. Da secoli vista come celebrazione della bellezza del corpo femminile, l’opera colpisce per la sua grazie e per la sua energia, pudica e allo stesso tempo conturbante, classica ed estremamente contemporanea.

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Sandro Botticelli, Nascita di Venere, 1485, tempera su tela, Galleria degli Uffizi, Firenze © Sandro Botticelli, Public domain, via Wikimedia Commons

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Tutte le altre mete fiorentine

Oltre alle foto dei quadri in mostra, la cantante non poteva non immortalare il celebre Duomo di Firenze, detta anche cattedrale di Santa Maria del Fiore, realizzato tra il XIV e il XV secolo. Tra i monumenti più apprezzati di questo soggiorno fiorentino ritroviamo anche Ponte Vecchio e il profilo di Palazzo Vecchio, che è possibile scorgere da una foto che ritrae la giovane diva seduta al Caffè Rivoire, in piazza della Signoria, mentre si riposa tra una visita e l’altra, per poi concludere la giornata con una fetta di crostata ai lamponi della Trattoria Cammillo.  

Il tour privato presso gli Uffizi è durato in tutto tre ore, il tempo minimo che ci sentiamo di consigliare a chi voglia avere almeno un assaggio delle collezioni.

Il ritorno in termini di immagine e di cosiddetta risonanza social non si è fatto attendere. La Galleria degli Uffizi (116,7mila follower su Tik Tok, il più seguito in Italia e terzo al mondo), ha oltrepassato il traguardo con il video dedicato alla visita di Dua Lipa (in appena tre giorni, oltre 268mila visualizzazioni) e a breve pubblicherà una clip speciale per festeggiare l’evento.

Tale operazione che unisce cultura e celebrities si va ad aggiungere alle recenti e interessanti strategie di marketing adottate dal museo che non per nulla nel 2021 è stato il museo italiano più visitato. L’inedito profilo Tik Tok – è stato il primo museo al mondo a sbarcare sulla piattaforma della Gen Z – e l’accoglienza di personaggi quali Chiara Ferragni e Elon Musk sono sicuramente scelte che hanno fatto discutere ma che hanno proiettato il museo finalmente in una dimensione internazionale, e perché no, più popolare, che nulla veramente toglie al valore del complesso e delle preziose opere all’interno custodite.

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Valentina Cognini

Nata a Verona 24 anni fa, nostalgica e ancorata alle sue radici marchigiane, si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Venezia. Tornata a Parigi per studiare Museologia all'Ecole du Louvre, si specializza in storia e conservazione del costume a New York. Fa la pace con il mondo quando va a cavallo e quando disquisisce con il suo cane.

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