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Ötzi in passerella: come si vestivano i nostri antenati

dalla newsletter n. 20 - Settembre 2022 di Frammenti Rivista

4 minuti di lettura

Se la intendiamo come trend, la moda ha sempre interessato le società umane in ogni aspetto della vita. Tuttavia non è un caso se il primo ambito che ci viene in mente è quello dell’abbigliamento, perché strettamente collegato a uno dei bisogni primari dell’uomo: coprirsi. Abbiamo sempre avuto la necessità di proteggerci dai raggi del sole, dalla pioggia e dal freddo. Ma non solo: ciò che indossiamo ci permette anche di esprimere la nostra personalità e di dimostrare a chi ci osserva che apparteniamo ad una certa comunità o possediamo un preciso status. Funziona così per le marche, per le magliette delle band e delle squadre sportive, e forse ha funzionato così per le prime tribù che percorrevano la Terra: indossare un certo tipo di pelli o rudimentali tessuti poteva essere utile ad indicare una determinata provenienza e l’accesso a risorse particolari. 

Ovviamente è difficile capire quanto tale bisogno andasse di pari passo con la soddisfazione di criteri estetici precisi, ma sappiamo che i nostri antenati possedevano già un senso di bellezza dimostrato dalle decorazioni sugli oggetti e sui dintorni che abitavano.  

Gli studi più recenti hanno dimostrato la concordia degli studiosi sul momento storico in cui abbiamo iniziato a vestirci per necessità, ossia tra 180.000 e 115.000 anni fa. Può sembrare un margine immenso, ma le tracce archeologiche sono così poche che un simile risultato è già un successo. La Terra stava attraversando una delle sue ultime ere glaciali e l’umanità iniziava a realizzare indumenti più complessi delle pellicce animali buttate sulle spalle quando faceva freddo. Avevamo già perso da parecchio tempo la peluria scimmiesca che ricopriva i nostri corpi, e il generale abbassamento delle temperature rendeva necessario vestirsi più regolarmente: il divario di decine di migliaia di anni su cui gli studi dibattono ancora è dovuto al fatto che il cambiamento deve essere avvenuto nel corso di generazioni, in modi e ritmi diversi a seconda del luogo e delle sensibilità delle singole tribù. A dimostrare l’importanza fondamentale del ricamo e della lavorazione di materie prime per realizzare indumenti nella storia dell’umanità contribuisce la quantità di tecniche sviluppatesi in tutte le aree del mondo – anche se in modo più intenso in alcuni luoghi, centri di diffusione più cruciali. Già nel Paleolitico i nostri antenati realizzavano aghi in osso e legno, per passare al bronzo con l’inizio della lavorazione dei metalli.

La realizzazione di indumenti era legata anche alla disponibilità di materia prima. Uomini e donne preistorici vestivano quasi esclusivamente di pelli animali perché essi venivano già uccisi per il nutrimento e non c’era bisogno di ricercare strategie alternative: il materiale, una volta lavorato adeguatamente, bastava a soddisfare le necessità di tutti i membri della tribù. Pelli e pellicce erano utilizzate su entrambi i lati, sia da quello della carne che su quello esterno, a seconda delle necessità; i tendini erano ottimi per le cuciture e per le imbottiture era frequente anche l’utilizzo di piante secche.

Fonte imprescindibile per parlare di indumenti preistorici è Ötzi, la mummia del Similaun, rinvenuta nell’omonimo ghiacciaio nel 1991 e conservata nel Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano (che merita una visita). L’uo…

Daniele Rizzi

Nato nel '96, bisognoso di sole e di pace. Sono specializzato in storia medievale, insegno lettere alle medie. Mi fermo sempre ad accarezzare i gatti per strada.

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