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Sul monte Athos, in Grecia, i monaci hanno fermato il tempo

In una striscia di Grecia un tempo consacrata agli déi pagani, sorge una montagna proibita con una storia secolare.

5 minuti di lettura

E se vi dicessero che esiste uno Stato governato dai monaci? Se vi dicessero che una montagna proibita racchiude una storia suggestiva e secolare? Un vento lieve che soffia tra gli alberi richiamando le voci della Grecia antica, su quelle alture sacre fin dai tempi degli dèi pagani. Là, dove le rocce a strapiombo, bagnate dalle acque dell’Egeo, hanno cullato i miti più remoti. Questa è la storia del monte Athos.

Una striscia di Grecia lunga una cinquantina di chilometri, che gli antichi marinai italiani chiamavano Montesanto, con rilievi calcarei alti intorno ai cinquecento metri e una parete bianchissima che sfiora i duemila. La penisola del monte Athos è a tutti gli effetti un territorio autogovernato dai monaci, che nelle terre sacre un tempo alle divinità antiche hanno costruito, sin dal Medioevo, la patria del monachesimo ortodosso.

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Collocazione geografica della penisola del monte Athos, in Grecia

L’organizzazione attuale: una repubblica indipendente di monaci

In effetti il monte Athos, dove oggi sono attivi ancora 20 monasteri e vivono circa 1500 monaci, gode di uno statuto autonomo, garantito dall’articolo 105 della costituzione greca. L’amministrazione di questo territorio, abitato da secoli esclusivamente dai frati di fede ortodossa, spetta ad un comitato definito Sacra comunità, formato dai rappresentanti dei monasteri. Il collegio è presieduto alternativamente da un monaco di uno di essi.

Entrarvi non è affatto semplice. Risultano necessari speciali permessi, che forniscono un visto solo per alcuni giorni, allungabile di poco. Precluso è l’accesso alle donne, per le norme estremamente rigide dei monaci, che le preservano fin dagli albori della comunità religiosa. Ha anche una bandiera a sé, con un’aquila bicipite nera su fondo giallo, dei francobolli, la targa automobilistica AO. L’unico mezzo per accedervi è il traghetto da Uranopoli.

Una delle zone monasteriali del monte Athos, Wikimedia Commons, Ziegler175, Attribution Share-Alike 3.0

Dèi, miti e storia: il monte santo dell’età antica, il santuario di Artemide e il canale di Serse

L’origine più concretamente dimostrabile del monte Athos, come luogo di spiritualità, risale al Medioevo bizantino. Non mancano leggende, talvolta alimentate dagli stessi monaci, su un’origine da collocare addirittura al tempo di Costantino. Una raffigurazione ubicata nel cenobio di Karakàlos mostrerebbe addirittura l’imperatore Caracalla come fondatore dei luoghi sacri. Ipotesi che appaiono remote senza dubbio. Sappiamo però di un santuario dedicato ad Artemide, dove poi sarebbe sorta, all’incirca nel IX secolo d.C., la città principale della penisola: Karyès.

I promontori dell’Athos visti dal mare, Wikimedia Commons, Rosa Maria Rinkl, Attribution Share-Alike, 4.0

Sappiamo anche di una particolare storia geografica della penisola dell’Athos. Secondo quanto narrato anche da Erodoto, il re persiano Serse avrebbe tentato di separarla dal resto del territorio, mediante lo scavo di un canale per far passare la sua flotta. Verifiche archeologiche hanno testimoniato che effettivamente una tale opera, seppure di durata breve, per il crollo successivo delle pareti laterali, effettivamente potrebbe aver visto la luce.

Queste stime hanno consentito di valutare le dimensioni dell’ipotetico scavo. Largo circa una ventina di metri, profondo non più di quindici, per una lunghezza di circa due chilometri. Per realizzare questa apertura sarebbero stati impiegati i numerosissimi schiavi catturati dall’esercito persiano. L’opera sarebbe poi svanita con vari crolli, senza manutenzione. Serse, stando alla storiografia, avrebbe voluto solo dimostrare il potere di cui disponeva, con un intervento ciclopico quanto effimero.

La collocazione probabile del canale di Serse

La storia spirituale ortodossa: dal Medioevo del monte Athos all’età contemporanea

Al di là dei miti, degli dèi e delle leggende sulla fondazione della comunità sacra, la storiografia più attendibile colloca intorno alla metà del secolo IX d.C. la prima frequentazione eremitica della zona dell’Athos. Tra i nomi noti di eremiti, ci risulta tale Pietro l’Atonita. La data di riferimento è l’842 d.C. La sua storia risulterebbe particolare. Fuggito dalle mani degli arabi, avrebbe preso l’abito in Italia, a Roma, per poi ritirarsi proprio sull’Athos fino alla morte.

La chiesa principale di Lavra

Celebre poi il passaggio di Atanasio, al quale è attribuita la fondazione di uno tra i più importanti dei cenobi: Lavra, consacrato nel 963 d.C. Stretto è rimasto il legame con la Chiesa d’Oriente, cioè con Costantinopoli. Accanto al modello di vita cenobitico, classico dei monasteri anche latini, dal XV secolo sull’Athos si è sviluppato anche un modello monacale idiorritmico, tutt’ora presente insieme a quello cenobitico.

Particolare del monastero di Lavra, Wikimedia Commons, Mates II, CC BY-SA 3.0

Il modello monacale cosiddetto idiorritmico concede maggiore libertà ai singoli frati, per l’organizzazione della giornata e della preghiera, fornendo però agli stessi, da parte del monastero di appartenenza, supporto di vario tipo e luoghi per dormire. Si aggiunge una terza via dei monaci dell’Athos: i girovaghi. Si tratta dei monaci erranti senza fissa dimora, che vivono in giro per le pendici della montagna, facendo saltuariamente visita ai cenobi.

Penisola dell’Athos, rudere di un monastero forse fortificato in riva al mare, Wikimedia Commons, Michael Clarke Stuff, Attribution Share-Alike 2.0

Difficili sarebbero stati per i monaci i secoli XVI-XVII, sia dal punto di vista economico che etico e religioso, con casi di frati-trafficanti e varie contese tra cenobi. Dal XVII secolo vi fu una ripresa intellettuale, con la fondazione dell’Accademia dell’Athos, un istituto culturale, purtroppo di durata effimera, con lo scopo di studiare anche il greco antico, le opere in latino e la filosofia. Nuove riprese, sia architettoniche che culturali, intorno al XVIII-XIV secolo, furono poi interrotte dalla rivolta greca del 1821.

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Monastero di Stavronikita, monte Athos, a strapiombo sul mare, Wikimedia Commons, Hans Schneider, Attribution 3.0

Architetture monastiche e opere d’arte sacra

I promontori del monte Athos, oltre ai secolari segreti spirituali dei monaci ortodossi, fanno da scrigno anche ad inestimabili tesori, purtroppo difficilmente stimabili, di tipo artistico e architettonico. Chiese, portici, pozzi, mura e torri difensive, porticati, cupole tipiche della tradizione greca. E poi i mosaici e le effigi del Cristo Pantocratore, le icone e le miniature medievali, gli ori bizantini del periodo Medievale.

Uno schizzo del pittore Lykourgos Kogevinas, apparso nel libro ”Le mont Athos”, di Charles Diehl, La Belle Edition, Parigi, 1922

La penisola, insomma, come un museo diffuso a cielo aperto, ma difficilmente visitabile, conserva ricchezze di una storia lontana. I più antichi affreschi conservati risalirebbero al XIV secolo, ma vi sono anche mosaici del IX secolo. Alcuni dipinti sono riferiti all’opera del pittore Panselino, della Scuola macedone. Di Scuola cretese, nel XVI secolo, sarebbero quelli del monastero di Lavra, usciti dalla mano di Teofane di Creta o quelli di fine Cinquecento di Zorzi, nel monastero di Dionisio.

Affresco in una chiesa a Karyes, la cittadina principale del territorio monastico dell’Athos, Wikimedia Commons, Hans Schneider, Attribution 3.0

Di notevole interesse parrebbero essere, secondo quanto riportato da alcuni storici e studiosi, anche le icone taumaturgiche di epoca bizantina, come anche i reliquiari. Non solo. Il monte Athos, nella sua fitta rete di monasteri, conserva circa novemila manoscritti, in larga parte corredati da preziosissime miniature.

La Bibbia del monastero di Vatopédi, Wikimedia Commons, Christian Manhart, Attribution Share-Alike, 3.0 igo

Monaci e monasteri al monte Athos oggi

Nel X secolo circa l’Athos contava 56 monasteri, scesi a 31 sul finire del XIII secolo e a 25 nel XIV. Oggi se ne contano una ventina attivi, oltre ai ruderi rimasti di quelli ormai inattivi. Lavra conta oltre 300 monaci e anche Chiliandari ne conta circa 400 di origine serba. Le stime numeriche non sono facili da fare, quelle disponibili potrebbero essere un po’ datate. All’incirca più di un centinaio di monaci conta anche il cenobio di Sant’Andrea con frati russi.

La situazione economica dei monasteri dell’Athos non era florida già agli inizi del Novecento. Difficile pensare che lo sai di più oggi. Il territorio della penisola, essendo comunque inglobato nella nazione greca, fa parte dell’Unione Europea. Timori erano stati avanzati dai frati per l’ingresso nell’area Schengen, temendo per l’abolizione dei rigidi confini territoriali interni stabiliti dalla loro storia secolare.

Sul monte un tempo era presente e attivo anche il cosiddetto monastero degli Amalfitani, popolato da monaci di rito latino provenienti soprattutto dall’Italia meridionale e assidui frequentatori di scali navali in Oriente. Il cenobio ha poi cessato di esistere, lasciando solo i suoi ruderi, tra le tante antiche vestigia di un monte sacro che custodisce ancora gelosamente i suoi segreti.

Un tramonto dal monte Athos, Wikimedia Commons, Marooned, Attribution Share-Alike, 4.0

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E DOCUMENTALI:

  • R. D’Antiga, Storia e spiritualità del monte Athos
  • Atanasio e il monachesimo del monte Athos, Atti del 12° convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa. Sezione bizantina, Bose, 12-14 settembre 2004, a cura di S. Chiala ed L. Cremaschi
  • G.A. Sotiriou, R. Almagia, S.G. Mercati, Monte Athos, in Enciclopedia Italiana Treccani, 1930
  • Storia del cristianesimo, a cura di H.C. Puech
  • Monte Athos, in Wikipedia enciclopedia libera

Paolo Cristofaro

Classe 1994, laureato in Scienze storiche all'Università della Calabria. Docente di Italiano, Storia e Geografia nelle scuole medie statali. Giornalista pubblicista.

1 Comment

  1. Per poter visitare ed essere ospitati, che requisiti e pratiche bisogna avere e svolgere ?

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