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Tra un passato burrascoso
e un futuro incerto, Odyssey torna
in scena al Piccolo Teatro di Milano

3 minuti di lettura

«Da ragazzo mi trovavo in Grecia per la prima volta, quando qualcuno mi portò a vedere un’edizione teatrale dell’Odissea. Davvero non ricordo quanto sia durata veramente, ma mi sembrò intramontabile, pesantissima, seriosa. E ricordo di aver pensato: ma deve proprio essere così? Per me dovrebbe essere più lieve».

Robert Wilson

Robert Wilson, 2011

Al Piccolo Teatro Strehler di Milano torna in scena per tutto il mese di ottobre lo spettacolo Odyssey, una coproduzione del Piccolo Teatro di Milano e del National Theatre of Greece di Atene nata nel 2011 e diretta da Robert Wilson a partire dalla rilettura del poeta inglese Simon Ermitage. Lo spettacolo debuttò ad Atene per quattro mesi nel 2012 – nell’anno più difficile per la crisi della Grecia e dell’Europa – poi, nell’aprile 2013, al Piccolo Teatro.

Molti nel 2011 pensarono che questo progetto fosse una «azzardata sfida» allo spread che troneggiava nei telegiornali e alle certezze di un’Europa forte, giudice implacabile del Mediterraneo. Qualcun altro pensò, invece, a un nostalgico ritorno alle radici. Ma l’idea era un’altra: la convinzione che l’Europa non potesse essere considerata come un punto fermo per condannare o giudicare solo in base all’indice di borsa, ma che fosse ancora un obiettivo da raggiungere, attenta a quello che accade nel mondo e capace di compiere un viaggio nel proprio “io” antico alla riscoperta di un nuovo “noi”. Torna dunque in scena quando nuovi sono gli interrogativi, non solo economici, sul futuro dell’Europa e sempre più intense le tensioni che attraversano il Mediterraneo.

Il regista americano offre una versione moderna del poema omerico servendosi di una scenografia minimalista, dove troneggia il colore bianco, che gioca molto con le luci. L’effetto che ne scaturisce è un senso di leggerezza e armonia: gli stessi attori, infatti, hanno i costumi brillanti e bianchi tanto da sembrare evanescenti, come le divinità; allo stesso tempo la loro sontuosità ricorda le statue greche. Lo spettacolo è recitato in greco moderno – con sottotitoli in inglese e in italiano – da un cast di attori eccezionali accompagnati dal pianista Thodoris Oikonomou.Odyssey-1

Robert Wilson rivela gli aspetti più sorprendenti del poema, combinando il fantastico con la realtà e stabilendo interessanti collegamenti tra l’antico e il moderno, tramite una nuova lettura del tema dell’eterna lotta dell’umanità per sopravvivere e migliorare la propria condizione in un mondo che, oggi, seppur del tutto esplorato, viene percepito come ignoto nel complesso processo del cambiamento. Nella riscrittura di Ermitage, i ventiquattro canti del poema omerico si trasformano in una narrazione in cui ogni episodio si lega a un altro, senza dare tregua allo spettatore: dalle apparizioni degli dei, Calipso, i mangiatori di loto, il ciclope Polifemo, la maga Circe, la discesa nel regno degli Inferi, le Sirene, Scilla e Cariddi, fino al ritorno alla patria Itaca, dalla devota moglie Penelope, con la battaglia finale e la riconquista del trono e dell’amore.

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A due anni di distanza dal primo debutto al Piccolo, il viaggio di Ulisse può apparentemente sembrare quello che si conosce e si ama. Eppure, nell’immaginario comune la percezione della Grecia è cambiata: la nazione ha dovuto affrontare un burrascoso 2015 – paragonabile alla prova di Scilla a Cariddi- e superare una rovinosa caduta, per risalire e galleggiare in acque meno agitate. Ora il viaggio riprenderà con una rassicurante certezza secondo cui nessuno caccerà più Atene dall’eurozona e dall’Unione Europea.

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Era facile per molti, in questi anni di sofferenze, deragliare ascoltando il canto suadente di moderne Sirene che predicavano l’uscita dall’euro e il ritorno alla dracma, diffondendo una falsa illusione secondo cui tutto si sarebbe risolto. Ma i greci non ci sono cascati: hanno creduto nel coraggio di Ulisse e hanno saputo resistere. Per questi motivi si possono intravedere coraggio e un inno alla solidarietà europea nel passo che il Piccolo Teatro di Milano ha compiuto, tendendo la mano al Teatro Nazionale di Grecia per realizzare insieme lo spettacolo. La firma del contratto e l’impegno sottoscritto dal teatro milanese erano giunti nel momento peggiore per la Grecia, la quale sarebbe parsa a un moderno Odisseo l’antro inquietante delle insidie più disparate, pur senza le tentazioni sensuali della Maga Circe. Ecco perché quest’Odyssey è l’emblema della vera solidarietà, che la cultura sa spesso offrire, tra il genio ottimista Robert Wilson e l’audace direttore del Piccolo Sergio Escobar.

Non è difficile rivedere nelle insidie affrontate da Ulisse quelle che ogni cittadino greco vive ormai da sei anni: nei quartieri più poveri di Atene, infatti, sembrano affacciarsi alla vita con la medesima angoscia espressa da Luigi Tenco nella sua celebre e ultima canzone Ciao Amore Ciao: «Guardare ogni giorno, se piove o se c’è il sole, per saper se domani si vive o si muore». Il sole da lì si vede, ma l’orizzonte della fine della crisi ancora no. Secondo molti, i greci accettano misure draconiane per rassegnazione, ma, anche se fosse, sarebbe ingiusto dimenticare l’orgoglio e la fierezza di un popolo erede del patrimonio culturale ellenico. Un orgoglio e una fierezza che mostrano anche questi attori sul palcoscenico del Piccolo Teatro, che testimoniano sia quelli che ci hanno provato e non sono riusciti a terminare il viaggio, sia chi continua a provarci.

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 Nicole Erbetti

Redazione

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