È cominciato ufficialmente lo scorso 11 marzo 2022 il governo del presidente Gabriel Boric in Cile. All’età di 36 anni, è il più giovane capo di governo dell’intera storia del Paese.
Un governo della sinistra socialista non si vedeva in Cile dalla morte nel 1973 di Salvador Allende. Le elezioni dello scorso dicembre hanno visto la vittoria del neo-presidente dopo anni di perpetuazione delle diseguaglianze e di proteste che hanno scosso il paese.
Erano decenni che il Cile subiva un crescente aumento delle disparità sociali, che hanno arricchito i benestanti e impoverito la rimanente quota della popolazione in un Paese in cui il 25% della ricchezza è detenuta dall’1% degli abitanti a causa di un modello economico e sociale capitalistico che è rimasto lo stesso dall’era del governo dittatoriale di Augusto Pinochet.
Le proteste del 2019
Ad ottobre del 2019, la latente insoddisfazione nei confronti del governo guidato da Sebastian Piñera è esplosa in seguito ad un aumento del prezzo della metropolitana di Santiago per le ore più trafficate. Questo evento è stato solo l’ultimo di una lunga serie che ha dato il via alle proteste. Gli scontri sono stati talmente brutali e pesanti che l’ex presidente ha dichiarato lo stato di emergenza.
La reazione di Piñera è stata dura inizialmente, ma l’inutile risultato prodotto lo ha portato a cambiare strategia e cercare di andare incontro alle richieste dei manifestanti. Gli anni di malcontento non sono però passati in secondo piano rispetto a qualche agevolazione temporanea. L’animo del popolo aveva iniziato la lotta contro i soprusi e le ingiustizie create dalle cariche al potere. La dimostrazione più grande della volontà di un cambio di rotta è dunque arrivata con il voto alle ultime elezioni.
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Gabriel Boric rappresenta il superamento della classe politica neoliberista. Il presidente stesso negli ultimi anni era diventato uno dei leader delle proteste cilene. La corrente che guida dentro al suo partito politico si definisce come orientata al decentramento politico, al regionalismo e al femminismo. La sfida che il giovane leader si trova ad affrontare non è facile, deve dimostrare che cambiare rotta è possibile e dare concretezza ai sogni e alle speranze di chi in questi anni si è mobilitato nella speranza di un nuovo Cile. Allo stesso tempo deve dimostrare ai ceti più abbienti che un cambiamento politico e sociale così grande può giovare all’intero popolo cileno. Il benessere sociale dato dall’uguaglianza, la parità e la pace tra le persone contribuisce alla crescita del Paese e al suo sviluppo nell’interesse di tutti.
La situazione all’interno del Cile
Il Cile poi, come molti altri paesi, sta subendo un periodo di crisi economica causato dalla pandemia. A questo si somma quella migratoria, forte nel nord del Paese che ha dato il via ad episodi razzisti. La questione dei diritti umani è preponderante anche per il ricordo delle azioni del corpo di polizia durante le proteste del 2019. Nel sud, nella regione della Araucania, ci sono inoltre rivendicazioni violente degli indigeni mapuche. Una situazione politica non facile da gestire.
La riforma più importante e impegnativa è quella riguarda una nuova proposta della Costituzione. In questi primi mesi di governo, Boric lavorerà infatti al fianco dell’assemblea costituente. Quest’ultima ha iniziato i lavori insediandosi la scorsa estate e si scioglierà il 4 luglio. L’assemblea è formata da sette commissioni, ognuna scrive le proprie proposte sul tema di competenza. Le proposte devono poi essere presentate all’assemblea plenaria e approvate dai due terzi di essa. Terminata questa prima fase si passa poi al voto referendario, che si terrà verso l’inizio del prossimo autunno.
In quelli che sono i primi articoli approvati ci sono il riconoscimento dell’autonomia politica, economica e amministrativa delle regioni e dei territori indigeni. Come promesso da Boric durante la sua campagna elettorale, il decentramento politico si dimostra essere uno dei capisaldi della nuova era socialista del Cile.
Il governo del cambiamento di Gabriel Boric
Un altro tratto importante della sua politica è il forte ruolo del femminismo. Fin da subito il leader ha chiarito quello che voleva fosse un simbolo di inversione di rotta. La composizione del governo vede una maggioranza di donne, quattordici su ventiquattro, in posizioni importanti. Gabriel Boric ha chiesto a tutti i membri della sua squadra di prendere la questione sul serio, e ha sottolineato come tutto ciò sia fondamentale per «Cambiare il modo in cui ci relazioniamo alle cose e in cui osserviamo il mondo». Ad Antonia Orellana è affidato il Ministero per la donna e la parità di genere, che avrà sede nel palazzo presidenziale de La Moneda, dove Boric è stato accolto e ha tenuto il suo primo discorso ufficiale. Anche il Ministero dell’Interno, storicamente tenuto da figure maschili, questa volta è guidato da una donna, Izkia Siches, che avrà il compito di riportare la sicurezza all’interno del paese, specialmente nelle aree del sud che ora sono oggetto di accentuate violenze.
Progressismo e ambientalismo nell’agenda di Gabriel Boric
Per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, il neopresidente non vuole essere da meno. Infatti, un’altra conquista che Gabriel Boric vuole portare a casa è quella di un governo «verde». Gli obiettivi sono la giustizia ambientale, la sostenibilità e la lotta ai cambiamenti climatici. Sforzo che porta avanti grazie alla grande sensibilità sul tema per la sua generazione. Rinnovare la classe politica significa anche dare il giusto peso alle sfide che le nuove generazioni si trovano ad affrontare oggi.
Un primo passo è quello della ratifica dell’Accordo di Escazú, che il governo precedente non aveva firmato. È un accordo tra i Caraibi e i Paesi dell’America Latina sulla protezione del diritto a ricevere informazioni, partecipazione delle comunità e accesso alla giustizia per le questioni ambientali. Un’altra azione si concentra invece sulla possibilità accelerato nello spegnimento delle centrali termoelettriche a carbone. Se per molte lo spegnimento è già stato previsto per il 2025, per dieci di queste non si ha ancora ben chiara la sorte.
Sulla scia delle riforme ambientali, l’acqua è un tema fondamentale. In Cile essa è un bene privato, ed è sancito dalla Costituzione, redatta sotto l’epoca di Pinochet. Rendere l’acqua un bene pubblico e un diritto di tutti è un desiderio ampiamente condiviso dalla popolazione e sul quale Gabriel Boric ha puntato molto.
Un traguardo tangibile e un vero primato è stato però già raggiunto. Per la prima volta la nuova Costituzione avrà riconosciuta l’emergenza climatica. Una svolta storica importante non solo per il Cile, e un esempio guida anche per altri Stati.
Misure progressiste e trasformazioni radicali sono quello che spetta al Cile nei mesi a venire. Incontrare sempre il favore dei propri cittadini non è semplice, tanto meno con le alte aspettative che si sono create sui lavori di questo governo. Il bilancio non può che aspettare, ma una prima dimostrazione che la mobilitazione porta a cambiamenti concreti è già arrivata.
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