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L'attesa di remo binosi a trento

«L’attesa» di Remo Binosi: una complicità inaspettata

Due donne, separate per ceto ma unite da un destino, in una storia intensa che è un classico del teatro moderno. Dopo ventotto anni, «L’attesa» di Remo Binosi è tornata in scena al Teatro sociale di Trento

2 minuti di lettura

A vent’anni dalla scomparsa dell’autore Remo Binosi, dopo ventotto anni L’attesa torna in scena al Teatro sociale di Trento con la regia di Michela Cescon. Lo spettacolo di prosa, con protagoniste i nomi noti Anna Foglietta e Paola Minaccioni, è andato in scena a Trento dal 21 al 24 aprile.

Un’unione forzata

Sin dall’impatto iniziale con la scenografia, composta da un muro angolato a effetto cemento che blocca la vista allo spettatore rispetto alla scena, si intuisce come quella de L’attesa sia una storia di costrizioni, limiti capaci però di creare qualcosa di forte, inaspettato, anticonvenzionale. Al sollevarsi della parete frontale, si apre la visione su una stanza sobria ma elegante, con le pareti verdi, un grande letto con testiera in legno, due sedie e un cassone. Le due attrici, uniche protagoniste dello spettacolo, sono già in scena e vi resteranno per le due ore successive senza mai allontanarsi.

Ed è un piacere osservarla questa scenografia, semplice eppure efficace, con colori complementari – come il verde delle pareti e il rosso delle vestaglie della contessa – che permettono di creare un colpo d’occhio d’effetto, che risalta la nobiltà di una delle protagoniste mentre avvicina l’altra, vestita di blu, al colore dello sfondo. Anche il gioco di luci ha aiutato sapientemente a creare enfasi, stacchi e ad accompagnare lo spettatore nella narrazione e comprensione delle scene.

L'attesa di remo binosi
©Fabio Lovino, fonte: centrosantachiara.it

La Contessina, Cornelia (Anna Foglietta), è rinchiusa in una stanza di un palazzo della campagna veneziana insieme alla fino ad allora sconosciuta serva Rosa (Paola Minaccioni). Questo, si scoprirà poco dopo, per volontà dei genitori di Cornelia che, saputala incinta prima del matrimonio di un uomo che non è il suo promesso sposo, il Duca di Francia, decidono di nasconderla alla vista e ai pettegolezzi della nobiltà, anche per evitare il ripudio da parte del Duca. Anche Rosa, però, aspetta un bambino e le due si ritroveranno presto a confrontarsi e sostenersi a vicenda, scoprendosi complici più di quanto avrebbero mai potuto sospettare. Quello che si crea è un dialogo sincero tra due mondi diversi, in cui l’istruzione, a tratti supponente e viziata, della Contessina si relaziona con la saggezza popolare e il dialetto della serva.

La scoperta della femminilità

Con l’avanzare della gravidanza e l’irrobustirsi dell’unione, le due protagoniste si lasciano andare a confessioni sempre più intime, impensabili tra una nobile e la sua serva nel Settecento, ma che la strana situazione ha forzato e reso possibili. Si scoprono man mano sempre più dettagli delle loro vite, dei loro sogni e desideri, raccontati in varie forme e in un alternarsi sapiente di drammatico e comico.

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È così, verso il sesto mese per quanto si può intuire, che le voglie sessuali di entrambe prendono il sopravvento e le portano a raccontare la passione travolgente che le ha condotte in quella disgraziata situazione. Con dovizia di dettagli e coinvolgimento estremo, Rosa in particolare si abbandona al ricordo, rimettendo quasi in scena il corteggiamento esperto di colui che l’ha sedotta e poi abbandonata. Le sue sono parole di una donna vissuta, già esperta, totalmente differenti da quelle invece di Cornelia, vergine sino alla notte che le fu fatale e inconsapevole di ciò che questo avrebbe comportato. Nel racconto esplicito di Rosa, così come in quello più allegorico di Cornelia, si vede una riscoperta della femminilità che una donna del Settecento non avrebbe mai confessato, forse nemmeno a se stessa, se non in condizioni estreme e particolari come quella in cui le due si ritrovano.

Nonostante tutto, «L’attesa» di Binosi è capace di stupire

Il dialogo fitto e quasi ininterrotto che accompagna lo svolgersi della vicenda racconta di due anime diverse, eppure non opposte, unite da una sorte comune nonostante tutto. È Rosa stessa a dirlo, nella sua saggezza non istruita, che viene dal basso, quando dice – parafrasando il dialetto veneto -: «Tra me e te le differenze sono talmente che siamo le stesse». Ed è proprio questa, a modesto parere, la chiave per leggere e apprezzare il testo di Remo Binosi. Nonostante la teatralità aggressiva e talvolta eccessiva di Anna Foglietta, nonostante la lunghezza della messa in scena, in alcuni tratti complicata da reggere, L’attesa di Remo Binosi sa farsi apprezzare, far commuovere, creare suspense, far ridere di cuore e lasciare senza parole.

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Rebecca Sivieri

Classe 1999. Nata e cresciuta nella mia amata Cremona, partita poi alla volta di Venezia per la laurea triennale in Arti Visive e Multimediali. Dato che soffro il mal di mare, per la Magistrale in Arte ho optato per Trento. Scrivere non è forse il mio mestiere, ma mi piace parlare agli altri di ciò che amo.

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