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«La Main de Dieu» di Auguste Rodin: tutta la vita nel marmo

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3 minuti di lettura

La Main de Dieu (Ou La création) è un marmo di 36 x 80 x 58 cm creato da Auguste Rodin intorno al 1896, ora esposto a Parigi al Musée Rodin. L’artista, François Auguste René Rodin, nacque a Parigi nel 1840 e, sebbene sia considerato, con il collega Medardo Rosso, una figura centrale nella storia delle origini della scultura moderna, fece studi tradizionali, avvicinandosi al suo lavoro in modo semplice, da artigiano, mai accettato ufficialmente nelle più prestigiose scuole d’arte parigine.

La Main de Dieu di Rodin
Auguste Rodin, La Main de Dieu ou La Création, marmo, 1896 (1916-18), Musée Rodin di Parigi

All’inizio del proprio percorso artistico, Rodin si discostò dalla rigida retorica del classicismo delle accademie per sviluppare un esplicito principio di aderenza al vero. Per le sue opere giovanili, egli si avvalse di modelli non professionisti, come soldati o contadini, più spontanei nelle posture, e ne plasmò il corpo senza nulla nasconderne, sensualità compresa. Allontanandosi dalla tendenza tradizionale del ritratto in posizioni statiche, l’artista esigeva che i suoi modelli si muovessero nudi nello spazio del suo atelier in modo naturale, poi creava rapidi bozzetti in creta, che diventavano stampe in gesso e in seguito bronzi o marmi.

Un viaggio a Firenze nel 1875-76 fu fondamentale per la sua maturazione: lo fece innamorare dell’arte di Michelangelo. È da qui infatti che nacque il valore cardine del non finito: innanzitutto un modellatore, Rodin pone l’accento sulle superfici, sulla materia prima, viva, sulla quale lascia volutamente impresse le tracce dei processi di realizzazione e le impronte delle dita. Proprio questa tecnica, che in alcuni casi coniuga superfici levigate ad altre rugose e quasi bozzettistiche, fu il motivo dello scarso apprezzamento degli inizi, quando ancora era troppo presto per comprendere la portentosa novità di quei pieni e vuoti, dei piani spezzati, e di quelle figure che sembrano imprigionate nella pietra: solo così, secondo lo scultore, le opere mantengono inalterata la freschezza dell’impressione visiva, fugace e mai fissa.

La Main de Dieu rappresenta le figure di Adamo ed Eva che cercano di liberarsi con difficoltà da un pezzo di terra, tenuto da una larga mano destra che emerge dalla massa, appena modellata, di un blocco di marmo. Simbolicamente, la mano di Dio crea i primi esseri umani come quella dello sculture modella la materia per far nascere i propri personaggi.
Il contrasto tre le parti molto levigate dei corpi e il marmo ruvido, la posa di Eva, che evoca quella della scultura de Il Giorno nella Cappella di San Lorenzo a Firenze, fanno eco all’arte di Michelangelo, per il quale la figura, già celata nel blocco di marmo, doveva essere estratta dal lavoro dello scultore. L’opera ha come pendant un’altra mano, La Main du Diable e si lega, per il suo significato simbolico, a tutta una serie di opere realizzate da Rodin durante la fine dell’800, come La Cathédrale o Le Secret.

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Auguste Rodin, La Cathédral, marmo, 1908, Musée Rodin di Parigi

Anche in questi casi le sculture hanno per soggetto la mano. Nel caso de La Cathédrale si tratta di due mani destre che si intrecciano tra loro, creando uno spazio vuoto al proprio interno che sembra ricordare le decorazioni dell’architettura gotica, da cui il nome metaforico. L’opera mette così in evidenza l’importanza del vuoto per Rodin, come spiega l’amico poeta Rainer Maria Rilke: «Il ruolo dell’aria ha sempre avuto per lui una grande importanza nella sua scultura». Le Secret rappresenta, invece, due mani destre identiche che si uniscono, slanciandosi verso l’alto come in un’offerta: al centro una scatola chiusa, il segreto.

Auguste Rodin, Mains d'amants, marmo, 1904, Musée Rodin di Parigi
Auguste Rodin, Mains d’amants, marmo, 1904, Musée Rodin di Parigi

Questi lavori fanno parte di un gruppo più ampio di mani in marmo, perlopiù realizzati alle soglie del 1900, tra le quali è d’obbligo ricordare anche le Mains d’amants. Due piccole mani,una femminile, l’altra maschile, si sfiorano in una forte tensione sensuale ed erotica mentre escono quasi all’improvviso dal marmo grezzo della base. Il bozzetto iniziale recava un’iscrizione, sicuramente dell’artista, oggi non più leggibile, che spiegava il significato simbolico della composizione: «protezione e speranza».

Le sculture sottolineano il gusto e la passione di Rodin per questa parte del corpo che egli isola, come fosse un frammento, per darle una forma assoluta e una vita autonoma all’interno di una materia che ha anch’essa vitalità propria. Suggerisce, di nuovo, la poesia di Rilke a proposito del soggetto prediletto dall’amico: «Mani che camminano, mani che si risvegliano, mani criminali testimoni di penose eredità, mani stanche di fatica e nascoste in un angolo come un animale ferito, quasi sappiano che nessuno può correre loro in aiuto. Tuttavia queste mani rappresentano già un organo complesso: un delta i cui fiumi di vita provenienti da lontane sorgenti si fondono nel mare dell’azione

 


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Alessia Carsana

Sono nata ad agosto nel 1992. Vivo tra le montagne in provincia di Lecco, ma scappo spesso in città. Ho studiato Lettere Moderne all'Università Statale di Milano e mi incuriosisce la Linguistica. Cerco di scrivere, di leggere e di vedere quante più cose possibili. Cerco storie. Amo i racconti, la scultura, la poesia, la fotografia. Mi piacciono i dettagli, le simmetrie, i momenti di passaggio.