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Trieste, il porto, i migranti e l’Europa

dalla newsletter n. 15 - 3/2022 di Frammenti Rivista

7 minuti di lettura

Terra e mare, carso, porto, bora, capitale della letteratura e delle proteste no-vax, tanto globale quanto provinciale, tanto all’avanguardia quanto arretrata. Ortodossa, cattolica ed ebrea, contesa, corteggiata, circondata, contraddittoria, tanto asburgica quanto italiana, città di confine, crocevia di uomini, popoli, cibi e culture, punto di incontro, scambio e scontro, luogo di arrivi e partenze, eppure così unica e attaccata alla sua identità. In una parola sola: Trieste, città di mille volti e mille contraddizioni.

C’è chi scarica container dalla Cina al porto e c’è chi cammina a piedi nudi tra i sassi del Carso, sognando l’Europa. C’è chi impara lingue in una delle migliori scuole interpreti e c’è chi alimenta proteste no-vax. Insomma, Trieste è una piccola città che affronta grandi sfide, un’identità forte corteggiata da grandi uomini e grandi ambizioni. Di nuovo al centro, di nuovo contesa, di nuovo crocevia, di nuovo in mezzo ai blocchi, tra Russia, Cina e Germania. Il porto che prima doveva diventare il nostro Pireo per la nuova via della seta, diventa ora un trait d’union con la Germania. Chi è e dove va Trieste oggi?

L’importanza del porto di Trieste

Il porto, per Trieste, è sempre stato ciò che ha reso attraente la città agli occhi delle grandi potenze. Un invitante sbocco sul Mediterraneo, a metà tra Italia, Istria e Slovenia, proiettato verso Atene e la Turchia. Proprio il porto fece “innamorare” gli austriaci di Trieste, tanto da farne l’unico grande sbocco dell’Impero sul Mediterraneo. Ed è proprio il porto che conserva in sé l’identità (e l’economia) della città. 

Trieste vista dal castello di San Giusto, foto dell’autore

Il porto è luogo di arrivi e partenze, di incontri e scontri, ma è anche luogo di contraddizioni, proprio come la città. Trieste, infatti, è una città ottocentesca anche nella sua concordia oppositorum, che, come il grande romanzo dell’Ottocento, è fatta di rosso e nero, di guerra e pace, di ragione e sentimento e di delitto e castigo (non bisogna stupirsi se piaceva così tanto a James Joyce). Così, anche il porto all’avanguardia nella sostenibilità ambientale, il porto-modello ammirato e invidiato è diventato anche il porto delle proteste no-vax e no-green pass che hanno rischiato di bloccare un’economia non da poco.

Ad oggi, infatti, il porto significa oltre 60 milioni di tonnellate di merci spostate nel 2019, in un testa a testa con Genova per il titolo di porto più trafficato d’Italia, e con dati in incoraggiante aumento nel 2021 (55 milioni, in aumento del 2,23% rispetto al 2020). Più del 50% dei container diretti verso l’Europa Orientale passa per Trieste, che continua a crescere e che è ad oggi uno dei porti più all’avanguardia per infrastrutture, sostenibilità e trasporto su rotaia. Il trasporto ferroviario è la vera perla: primo porto ferroviario d’Italia, Trieste ha movimentato 9.304 treni nel 2021 (10.621 contando anche Monfalcone).

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