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Giotto, l’Italia: i capolavori
del Maestro di Bondone
in mostra a Palazzo Reale

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3 minuti di lettura

MilanoPalazzoRealeGiotto, l’Italia è il grande evento espositivo, ospitato a Palazzo Reale a Milano, che conclude il semestre Expo 2015: una location non casuale – che ospiterà i capolavori di Giotto (1267-1337), il Maestro di Bondone, fino al 10 gennaio 2015 – dal momento che Mario Bellini, responsabile dell’allestimento, l’ha collocata proprio nell’area del Palazzo che ingloba le strutture del vecchio palazzo di Azzone Visconti dove Giotto, negli ultimi anni della sua vita, realizzò due cicli di dipinti murali oggi perduti.

Tanti gli enti che hanno contribuito alla realizzazione di questo imponente progetto, che ha visto scendere in campo l’Alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e il Comune di Milano, il cui Assessore alla Cultura Filippo Del Corno ha commentato dicendo: «in questi mesi di ExpoinCittà, Palazzo Reale intende percorrere a ritroso i secoli, arrivando, dopo il Rinascimento di Leonardo, al primo Trecento di Giotto, quando l’Italia, che pure non era unita come nazione, già proponeva i frutti di una cultura unitaria in molti diversi centri lungo tutta la penisola. Questa mostra è una fantastica occasione per regalare ai visitatori la possibilità di gettare uno sguardo “incantato” sulla storia della nostra identità culturale ed artistica».

Il visitatore comincia il suo percorso alla scoperta dei capolavori dell’artista entrando in una prima sala dove, su una parete scura, sono riportate le tappe fondamentali della vita e della carriera artistica di Giotto, prima di addentrarsi nel percorso espositivo vero e proprio.

Subito ci si rende conto di essere di fronte a un artista rivoluzionario, un pittore che, ovunque si sia trovato a operare e per chiunque abbia lavorato (cardinali, ordini religiosi, banchieri, sovrani e signori), ha avuto la capacità di attrarre fortemente le scuole e gli artisti locali col suo stile innovatore, cambiando in modo definitivo il linguaggio figurativo italiano.

L’esposizione ospita 14 opere, prevalentemente su tavola, prima d’ora mai esposte a Milano: è una sequenza di capolavori assoluti, che mai sono stati riuniti insieme in occasione di una esposizione; quest’ultima è pensata proprio in modo da esaltare gli effetti cromatici delle opere del Maestro.

Il percorso è articolato in sale propriamente espositive alternate a sale didattiche, dove il visitatore ha modo di approfondire alcune tematiche della pittura di Giotto, come il suo rapporto con lo spazio, uno spazio “abitabile”, come sostiene la critica, o il suo modo di rendere l’espressività dei volti.

downloadNelle prime sale, dedicate alle opere della fase giovanile della quarantennale carriera di Giotto,  sono esposti il frammento della Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo, che supera la maniera “greca”, come dice Giorgio Vasari (1511-1574), allontanandosi dalla ieraticità iconica tipica del mondo bizantino per abbracciare una morbidezza di forme più occidentale. Accanto al frammento si colloca la Madonna di San Giorgio alla Costa, realizzata negli anni di attività tra Firenze ed Assisi.

Segue il nucleo della Badia fiorentina, con il polittico dell’altare maggiore, intorno al quale saranno ricomposti alcuni frammenti della decorazione ad affresco che circondava l’altare stesso.

Giotto-Dio-Padre-in-trono-particolare-1303-05-ca.-dalla-cappella-degli-Scrovegni-Padova-Musei-Civici-di-Padova-Museo-d’arte-medievale-e-modernaDalla cappella degli Scrovegni a Padova proviene poi la tavola con Dio Padre in tronoa testimoniare l’attività di Giotto a Padova presso il banchiere Enrico Scrovegni, caratterizzato da una iconografia di Dio nuova, in cui il Signore è per così dire giovane e seduto in trono da solo, senza il tipico trionfo di angeli e santi e senza i simboli della Trinità.

Il percorso di visita prosegue con lo straordinario gruppo che parte dal polittico lavorato su due fronti destinato alla cattedrale fiorentina di Santa Reparata, ora Santa Maria del Fiore, e arriva al magnifico Polittico Stefaneschi, il capolavoro dipinto per l’altare maggiore della Basilica di San Pietro in Vaticano. Accanto al polittico è esposto, in via del tutto straordinaria, il frammento affrescato con due teste di apostoli o santi direttamente dalla basilica di San Pietro, commissionata dal potente cardinal Stefaneschi negli anni della cattività avignonese.

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Polittico di Santa Reparata
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Polittico Stefaneschi

La visita termina con i dipinti della fase finale della carriera del Maestro, di poco precedenti alle sue opere milanesi per il palazzo di Azzone Visconti: il polittico Baroncelli, dall’omonima cappella in Santa Croce a Firenze, che è qui ricongiunto, purtroppo solo temporaneamente, con la sua cuspide, raffigurante il Padre Eterno, dove emerge il gusto per il realismo, soprattutto nella resa dei volti e degli strumenti musicali estremamente particolareggiati. Da ultimo, lo straordinario polittico di Bologna, che Giotto dipinse nel progetto – mai realizzato – di “ricollocamento” della corte papale da Avigone a Bologna.

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Polittico Baroncelli
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Polittico di Bologna

In definitiva, l’esposizione mette in evidenza alcuni tra i più importanti traguardi artistici del Maestro, inserendoli in un’atmosfera buia, in cui l’unica luce artificiale presente punta esclusivamente sull’opera che, rifulgendo di oro, sprigiona tutta la sua suggestione e riporta lo spettatore indietro nel tempo, quando l’opera, scarsamente illuminata, costituiva di per suo una suggestiva, intensa fonte luminosa.

 

 

giotto l'italia

 

 

 

 

 

 

 

Giulia Malighetti

23 anni, laureata a pieni voti in Lettere Classiche alla Statale di Milano, amante della grecità antica e moderna spera, un giorno, di poter coronare il suo sogno e di vivere in terra ellenica.

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