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4 opere teatrali contro il razzismo e le discriminazioni

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4 minuti di lettura

Il movimento Black Lives Matter, (ri)nato negli Stati Uniti in seguito all’uccisione di George Floyd e presto diffuso in tutto in mondo, sta scuotendo le coscienze. La lotta globale al razzismo e alle discriminazioni ne ha tratto nuova linfa. Noi di Frammenti Rivista abbiamo deciso di fare la nostra parte, proponendovi numerosi articoli dedicati al tema. Oggi vi presentiamo 4 opere teatrali contro il razzismo.

«A raisin in the sun» di Lorraine Hansberry

L’opera di Lorraine Hansberry debuttò a Broadway nel 1959, dopo quasi un anno per ottenere il finanziamento per la messa in scena. La storia ruota intorno alla famiglia Younger: Lena, vedova, vive con la figlia Beneatha, il figlio Walter e la sua famiglia composta dalla moglie Ruth e il figlio Travis. Il marito della signora Younger è morto da poco e la famiglia aspetta i diecimila dollari dell’assicurazione, sia Lena che Walter hanno dei progetti che potrebbero realizzare con questi soldi: lei decide di investire parte del denaro in un appartamento in un quartiere di bianchi, mentre lui vuole investire in un negozio di liquori insieme a due amici. Beneatha deve fare una scelta tra due uomini: George, ricco e colto, che rifiuta le sue radici etniche per integrarsi coi bianchi, oppure Joseph che invece è molto legato alle sue origini.

opere teatrali contro il razzismo

Il titolo della pièce, una delle più importante opere teatrali contro il razzismo, si ispira alla poesia Harlem di Langston Hughes in cui si parla di un sogno allontanato, ritardato, e in che cosa esso si trasformi. I personaggi credono nel sogno americano, ma è evidente che le loro possibilità di realizzarlo sono poche o nulle: Walter perderà il suo denaro, Lena riceverà la visita di un uomo che propone di comprare la loro nuova casa. Insomma, A raisin in the sun mostra la vicenda intima, ma esemplare, di una famiglia afroamericana alle prese con il razzismo e la segregazione in quartieri distinti da quelli dei bianchi, considerati migliori.

«Dutchman» di Amiri Baraka

Un’altra delle opere teatrali contro il razzismo è Dutchman di Amiri Baraka. Lo spettacolo debuttò nel 1964 a New York e venne trasposto su pellicola nel 1967 con interpreti Shirley Knight e Al Freeman Jr.

La scena si svolge tutta su un vagone della metropolitana in cui Clay viene avvicinato da una bella e particolare ragazza di nome Lula. Lei muove l’azione per quasi tutta la vicenda, viene lasciato spazio a un solo lungo sfogo di Clay sul finale. Tutta la situazione e la sua rappresentazione hanno quasi un’aura onirica in cui tutto è simbolo per lo scrittore: la mela che Lula mangia rimanda ad Adamo ed Eva, il nome Clay (argilla) simboleggia la malleabilità dell’identità nera ma anche come sembri semplice per la ragazza sedurlo e dedurne le abitudini. Il dialogo è sempre guidato da lei e le sue azioni sono esagerate, volgari e moleste, Clay si limita a calmarla e farle tenere un certo contegno.

Alla fine Clay perde la pazienza e si lancia in un monologo in cui spiega come i bianchi lascino i neri fare le loro danze e le loro cerimonie solo per distogliere la loro attenzione dal fatto che vengono segregati in queste etichette culturali. Se i neri cercassero di scalare i ranghi della società, potrebbero ammazzare tutti i bianchi, dice Clay, ma lui rifiuta tutto ciò, preferirebbe ignorare il problema del razzismo per evitare la lotta coi bianchi. Lula agisce in risposta, non curante delle conseguenze per l’ennesima volta, a dimostrare come il suo essere bianca le dà la possibilità di muoversi indisturbata.

«A spasso con Daisy» di Alfred Uhry

La prima di A spasso con Daisy di Alfred Uhry avvenne nel 1987 a New York. Ambientata nel 1948 ad Atlanta, Georgia, la storia racconta la nascita dell’amicizia tra la Signora Daisy Werthan e il suo autista Hoke Colburn, assunto in conseguenza alla crescente incapacità di guidare della signora. Nascosto dietro la semplice difficoltà di rapporto e il suo carattere difficile, traspaiono dei pregiudizi razziali da parte della Signora Daisy, la quale per difendersi ricorda sempre le sue origini umili ed ebraiche.

opere teatrali contro il razzismo

Il testo dell’opera, anche in questo caso tra le opere teatrali contro il razzismo più celebri, affronta il tema razziale con una sottile comicità e con battute semplici ma significative. Viene lanciato un messaggio più chiaro quando la Signora Daisy partecipa a una cena sociale e lì tiene un discorso Martin Luther King in cui chiarifica che non solo gli estremisti bianchi sono il problema, ma anche il silenzio, l’ignoranza o la semplice accusa dei razzisti, serve agire in favore dell’anti-razzismo.

La nostra generazione dovrà avere rimorso non soltanto delle parole e degli atti dei figli delle tenebre, ma altresì dell’ignavia e dei timori dei figli della luce

Estratto del discorso di Martin Luther King dal film

Il film è disponibile per il noleggio e l’acquisto su Chili, oppure è possibile vedere lo spettacolo teatrale iscrivendosi al sito di BroadwayHD.

«Pipeline» di Dominique Morisseau

Messo in scena per la prima volta nel 2017, Pipeline di Dominique Morisseau ci porta nella vita di Nya Joseph e di suo figlio Omari. Un’insegnante divorziata che lavora nella scuola di un quartiere “difficile” ha mandato il proprio figlio in una scuola privata, ovviamente a prevalenza bianca, per assicurargli un futuro migliore. L’evento scatenante è l’attacco di Omari contro un insegnante che, a detta del ragazzo, lo stava provocando con sottintesi razzisti durante l’analisi di un’opera. Le speranze di Nya vacillano e sembra che Omari dovrà soccombere al suo destino di ragazzo di colore malvivente, espulso dalla scuola e rigettato in ambienti ostili.

Pipeline è una parola che viene usata per indicare un “percorso diretto” che spesso i ragazzi di questi quartieri difficili compiono: dalla scuola alla prigione. Non solo razzismo dunque, ma denuncia a un sistema fallimentare che non dà le stesse possibilità a tutti.

La dinamica sembra sempre la stessa: o si rimane vincolati a una determinata realtà e quindi si soccombe al sistema, oppure si abbandonano le proprio radici e quindi si rinuncia alla propria identità. Ma è giusto che sia così? È giusto che una persona debba rinunciare alla propria identità (cosa comunque impossibile perché il colore della pelle, checché se ne dica, non può cambiare) per poter aspirare al meglio? Una persona può davvero liberarsi dal giudizio degli altri e sentirsi veramente alla pari? O forse sono quelli “dall’altra parte” che forse dovrebbero smetterla di essere “dall’altra parte” e inziare a vedere oltre?

Pipeline è disponibile gratuitamente su Broadway HD, senza bisogno di iscrizione.


Ognuno deve fare la propria parte contro le (purtroppo ancora tante) discriminazioni razziali: i cittadini, la politica, i media. Anche noi di Frammenti Rivista facciamo la nostra: ogni giorno dedichiamo un articolo al movimento Black Lives Matter e più in generale alla lotta al razzismo e alle discriminazioni. E, come sempre, lo faremo da una prospettiva culturale. Li trovi tutti qui.

 


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Marialuce Giardini

Diplomata al liceo classico, decide che la sua strada sarà fare teatro, in qualsiasi forma e modo le sarà possibile.
Segue corsi di regia e laboratori di recitazione tra Milano e Monza.
Si è laureata in Scienze dei Beni Culturali nel 2021