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«3000 anni tra i microbi», la fantascienza per Mark Twain

5 minuti di lettura

Chi è Mark Twain? Innanzitutto, è solo uno pseudonimo: il vero nome dell’autore era Samuel Langhorne Clemens. La maggior parte del pubblico lo ricorda per romanzi che sono entrati a pieno diritto nell’immaginario comune, come Le avventure di Tom Sawyer e il successivo Le avventure di Huckleberry Finn. Da molti considerato uno dei padri della letteratura americana, è autore estremamente prolifico e fra le varie opere che si potrebbero citare emerge all’attenzione un testo piuttosto inusuale. Si tratta di 3000 anni tra i microbi, romanzo pionieristico di difficile catalogazione.

«3000 anni tra i microbi» di Mark Twain secondo la WoM Edizioni

Prima di addentrarsi nell’analisi di 3000 anni tra i microbi, tuttavia, è utile ripercorrere la sua storia editoriale, almeno in Italia. Già pubblicato nel 1996 dai tascabili Feltrinelli, il libro non viene più ristampato e gradualmente finisce nel vasto dimenticatoio editoriale. Fortunatamente, però, venticinque anni dopo il testo attira l’attenzione della giovanissima WoM Edizioni, che annuncia il progetto con una rivisitazione new age di una fotografia dell’autore – fra le grafiche realizzate spiccano un Antonin Artaud/Ziggy Stardust e un Roberto Calasso/Kathakali. Il libro, poi, vede finalmente la luce nel marzo del 2021 in un’edizione particolarmente curata e con la traduzione ad hoc di Matteo Pinna.

3000 anni tra i microbi
La copertina del libro. Da: womedizioni.it

Innanzitutto, bisogna evidenziare l’unicità del progetto editoriale e l’alta qualità del prodotto. Infatti – oltre che l’indiscusso valore del lavoro di Twain –, il libro ha un fascino irresistibile. Come si evince dalla pagina Instagram della casa editrice: «la copertina […] è realizzata sulla base del logo […], la cui lettera “O” è forata, fungendo da oculo da cui il lettore può spiare l’illustrazione stampata sull’aletta sottostante». Inoltre, la rilegatura in filo refe nero e la carta utilizzata – la Fedrigoni Arena Ivory Smooth – rendono il volume un oggetto da ammirare esteticamente.

Se non bastasse, poi, vi è anche un segnalibro che il lettore può tagliare a suo piacimento dall’aletta destra. All’interno, inoltre, si possono trovare decine di illustrazioni tratte dal lavoro del biologo tedesco Ernst Heinrich Haeckel. I lavori di Haeckel restituiscono tutto il fascino del mondo microscopico e si sposano perfettamente con la narrazione. Di una modernità e precisione tale, le tavole qui riproposte ricordano a tratti i lavori di Maurits Cornelis Escher.

Da Herbert Conn a Lewis Carroll

Dopo questa doverosa introduzione, possiamo addentrarci nell’opera di Twain. Scritto nel 1905, il libro narra le vicissitudini dello scienziato Huck, trasformato accidentalmente nel vibrione del colera Bkshp. Già la scelta del colera non è casuale, visto che nell’Ottocento vi erano state numerose epidemie per tutto il mondo. Inoltre, sono i decenni delle scoperte scientifiche nel settore biologico: fra tutti, l’opera di Twain è largamente ispirata alle scoperte e alla divulgazione del microbiologo Herbert Conn. Dunque, un romanzo perfettamente in linea con i suoi tempi che riesce ad introdurre elementi narrativi inediti – o quantomeno non molto utilizzati. Twain padroneggia diverse tematiche e le traspone in una miscellanea per nulla artefatta o pedante.

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Addirittura alcune pagine, per la portata innovativa, potrebbero essere tranquillamente contenute in riviste come la Timothy McSweeney’s Quarterly Concern o The Believer Magazine e giudicate opera di uno scrittore affezionato al filone postmoderno. Le ispirazioni sono molteplici: viene spontaneo pensare a I viaggi di Gulliver – un microbo ne prende addirittura il nome – di Jonathan Swift oppure alle opere di Jules Verne e H.G. Wells. Eppure, per le sperimentazioni linguistiche e la struttura di alcuni personaggi ricorda anche entrambi i libri di Alice scritti da Lewis Carroll.

I microbi e la concezione dell’esistenza umana

Un’opera, quindi, con un preciso background, che però rinuncia a precise peculiarità. Da quando diventa un microbo, Huck perde sempre più la concezione della sua esistenza umana. Dimentica alcuni vocaboli, esperienze personali, fino a immedesimarsi completamente nel suo nuovo mondo.

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Rilegge e riascolta le sue primissime testimonianze e registrazioni di quando era un microbo da pochissimi anni e ammette che alcune cose scritte all’epoca non sono più condivisibili. Tuttavia, fa anche delle considerazioni di rilievo, come sulla circolazione monetaria nel mondo dei microbi e sulla concezione temporale. In particolare, la Tabella delle equivalenze temporali spiega anche il titolo dell’opera: basti pensare che una settimana umana corrisponde a circa 1008 anni microbici.

Il vibrione del colera e il Corpo Astrale Blitzowski

Ma il microbo del colera Bkshp, dove si trova? All’interno del corpo del barbone ottantacinquenne Blitzowski che diviene un vero e proprio Corpo Astrale, capace di accogliere in sé migliaia di regni e innumerevoli generazioni che si susseguono. D’altronde

«l’uomo – sempre vanitoso, verboso, presuntuoso – pensa che sarà in maggioranza nel Paradiso. Ma verrà deluso nelle sue aspettative. Lasciamo che si umili. Senza il tanto disprezzato microbo, senza il bacillo perseguitato, i quali necessitano di una casa e di nutrimento, l’uomo non sarebbe stato creato. Ha una missione quindi – un motivo per esistere: che faccia il servizio per il quale è stato creato e stia buono».

A seconda di dove si trovano, i microbi hanno diverse esigenze e mentalità e questo porta a inevitabili scontri, ma vi è una costante: sono sicuri della loro centralità nell’universo. Da queste premesse scaturiscono fatalmente delle diatribe e delle riflessioni sulle tematiche più disparate: dalla sociologia all’astronomia, dalla religione alla politica. Spesso Huck si scontra con le sue rimembranze umane e comunica agli amici microbi che in realtà Blitzowski vive in un mondo a sua volta circondato da altri mondi.

3000 anni tra i microbi
Mark Twain. Da: wikipedia.org

Ne seguono dialoghi tanto profondi quanto assurdi, alcuni di essi tanto brillanti da richiamare drammaturghi del Novecento del calibro di Eugène Ionesco. Ad esempio, Huck a un certo punto afferma:

«E quando ho detto da un altro pianeta, Lem ha pensato che parlassi del Grande Molare, quest’umile e piccola provincia! […] Intendevo dire quello che ho detto – da un altro pianeta. Non da Blitzowski, ma un altro». Tanto che l’amico Gulliver controbatte: «A molti germi piace divertirsi con la teoria che possano esistere altri, ma sapete bene che si tratta solo di una teoria. Nessuna la prende sul serio. Non vi è nulla che lo dimostri. Suvvia, Huck, il tuo atteggiamento è chiaramente anti-scientifico. Sii ragionevole – rigetta questa fantasticheria dal tuo sistema».

«3000 anni tra i microbi»: alla riscoperta della microbiologia con protagonisti d’eccezione

Potremmo affermare che 3000 anni tra i microbi non ha una trama definita e forse in questo risiede il suo fascino. Non c’è inizio e tantomeno un finale nel senso comune del termine – anche se in effetti nelle ultime pagine avviene un evento che il lettore non si aspetta. È una prova virtuosistica per Mark Twain che diviene anche divulgatore scientifico, senza però scadere nella retorica e annoiare il lettore. Pagine e pagine di dialoghi si alternano alle più svariate considerazioni, senza però che questo comporti un rallentamento nella narrazione. Sicuramente un’opera irrinunciabile per gli amanti di Twain, ma anche per gli affezionati al genere fantascientifico. Un testo che ha fatto scuola più o meno dichiaratamente e che ai giorni nostri merita soprattutto di essere riscoperto.

La WoM Edizioni sceglie quest’opera eclettica fra i suoi primi testi pubblicati e non poteva fare scelta più azzardata e al contempo illuminata. È impressionante come il connubio fra Mark Twain e la microbiologia possa portare a risultati così inaspettati e sorprendenti.

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Lorenzo Gafforini

Classe 1996. Nel 2020 si laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Brescia. Ha pubblicato otto raccolte di poesie e due racconti.

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