Il 25 Aprile, come sempre, festeggiamo la nostra Libertà: il coraggio, la forza ed il ruolo che ebbero tutti coloro che fecero parte della Resistenza non dovrebbe essere dimenticato mai. Uomini e donne combatterono uniti dal 1943 al 1945 per l’affermazione totale ed incondizionata della Libertà comune.
«Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia
per conquistare la pace, per liberare l’Italia;
scendiamo giù dai monti, a colpi di fucile;
evviva i partigiani! È festa d’Aprile».
La storia della Resistenza simbolicamente cominciò il 3 Settembre 1943, quando venne siglato l’armistizio di Cassibile, una vera e propria resa senza condizioni, un atto che sancì la fine delle ostilità da parte del Regno d’Italia verso le forze alleate Anglo-Americane. Le conseguenze furono plurime: gli italiani impegnati sui vari fronti, esteri e in madrepatria, vennero colti alla sprovvista da questa notizia e non ricevettero ordini per giorni dai vertici dell’esercito. I tedeschi si prepararono ad avanzare verso Roma dalla costa tirrenica; la famiglia reale, parte del governo ed alcuni generali decisero vilmente di scappare verso sud per potersi mettere in salvo ed evitare l’imminente cattura che li avrebbe colti per mano del nuovo nemico Nazista.
Le armate tedesche delle SS e della Wehrmacht infatti misero in atto l’Operazione Achse sbaragliando l’esercito italiano alla deriva, mandando nei campi di internamento circa 700.000 prigionieri di guerra e occupando i punti nevralgici del territorio nell’Italia settentrionale e centrale fino alle porte di Roma.
In Italia si aprì una realtà nuova, inaspettata, dove un’intera generazione si trovò davanti a un bivio: restare inermi o reagire. I cittadini, che fino ad allora avevano subito ed ubbidito alla crudeltà nazifascista senza reagire concretamente, in quel momento, con i nazisti che vessavano il Paese e con l’abbandono del re, capirono che agire era diventata una necessità primaria.
In questo clima e per queste ragioni alcuni esponenti dei partiti antifascisti, appena usciti dalla clandestinità in seguito al crollo del regime, costituirono il Comitato di Liberazione Nazionale e chiamarono i cittadini a raccolta per cacciare i nazisti ed i fascisti e conquistare la libertà. Nacque così l’embrione di quella che sarebbe diventata la Resistenza italiana, che vide il suo sviluppo sempre più capillare nel corso degli anni. Contemporaneamente allo sviluppo dei vari Comitati nelle città, nelle campagne e nei paesi dell’Italia centro-settentrionale, si formarono spontaneamente nuclei di ribelli armati costituiti da poche decine di persone che piano piano crebbero inglobando anche ex generali e combattenti dell’esercito, che istruirono le nuove leve negli attacchi militari.
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Tra il ’43 e il ’44 le forze partigiane infatti videro i loro uomini moltiplicarsi, malgrado le numerose difficoltà. Solo verso la metà del 1944 però venne presa la decisione di riunire le forze combattenti partigiane in un unica struttura militare unificata che prese il nome di Corpo Volontari della Libertà. Nell’inverno dello stesso anno poi, sia questo corpo che il Comitato di Liberazione Nazionale, ormai unificati nella Resistenza, vennero ufficialmente riconosciuti come interlocutori privilegiati dalle forze alleate.
Per l’Italia questo non fu il proseguimento di una guerra ormai destinata al fallimento, bensì l’inizio e la speranza di un cammino verso la Liberazione dalle dittature di violenza e repressione che avevano prima governato e poi invaso il nostro paese per troppo tempo. La Resistenza era per tutti e di tutti: mossi dal comune sentimento antifascista, ne facevano parte uomini e donne di tutte l’estrazioni sociali, religione e colore politico. Combattere per la Libertà divenne negli anni un valore che sempre più cittadini acquistarono dando il loro contributo alla causa in ogni modo possibile.
Fondamentale fu il ruolo delle donne: gli anni della lotta alla libertà sancirono un momento di emancipazione fortissimo, in tutte le città esse lavoravano senza sosta per reperire i bene primari che servivano al sostentamento dei compagni impegnati nella lotta. Molte di loro trascurarono o abbandonarono il loro ruolo di madri e mogli per contribuire alla causa, anche se il contributo più massiccio fu dato dalle giovanissime, ancora prive di obblighi familiari e coniugali. Molte donne combatterono arduamente, altre, a partire dal 1944, organizzarono scioperi di grande portata nelle fabbriche per danneggiare il sistema.
Essere della Resistenza, essere partigiano, era un reato contro il regime che vigeva ancora nella Repubblica Sociale Italiana e che dominava il nord-Italia: era un’aperta presa di posizione contro i tedeschi, quindi chi veniva scovato veniva catturato, torturato o ucciso e per questo si era in una condizione perenne di clandestinità. Dare un contributo era un atto di grande coraggio, dal momento che i tedeschi dettero sfogo a tutta la loro brutalità negli atti di repressione antipartigiana: in ogni grande città vennero istituiti dei veri e propri centri di tortura e si deportarono numerosi civili nei campi di concentramento.
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Celebri sono anche gli eccidi commessi, come quello toscano a Sant’Anna di Stazzema. Ciononostante centinaia di famiglie nascosero i partigiani nelle loro case, molti industriali assunsero ai vertici delle loro fabbriche le persone più esposte, dilagò tra le genti una solidarietà spontanea che indebolì il nemico mettendolo in grandissima difficoltà. Perché se anche le forze armate partigiane non erano militarmente in grado di sconfiggere l’esercito tedesco e della RSI, la Resistenza era ovunque, potenzialmente nascosta in ogni casa, sempre pronta a sabotare il nemico con ogni mezzo a disposizione. Celebre ad esempio è l’episodio delle Quattro Giornate di Napoli (27-30 settembre 1943) che vide una rivolta spontanea del popolo contro il nemico nazista e che con sacrifici ed tenacia ebbe la meglio sulle truppe tedesche e liberò la città prima dell’arrivo delle forze Alleate.
Sul fronte partigiano si combatterono numerose battaglie sanguinose: mentre al sud l’avanzata alleata procedeva a rilento a causa dell’efficacia delle azioni tedesche, al centro-nord i partigiani lottarono per liberarsi con le proprie forze. Nonostante le difficoltà iniziali, quando i ribelli si unirono al Comitato di Liberazione Nazionale, vennero messe in atto delle vere e proprie scelte tattiche che mobilitarono le forze sulle montagne riuscendo a evitare scontri diretti e convenzionali contro le forze naziste ben superiori in numero, esperienza ed armamenti.
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Nel giugno del ’44 le file partigiane, che duramente avevano resistito alle repressioni nazifasciste della primavera appena passata, videro le loro file rinforzarsi di circa 50.000 uomini, dopo le vittorie apparenti degli alleati su tutti i fronti. Con un dispiegamento di forze più massiccio ed alimentati dall’entusiasmo delle vittorie collezionate sul fronte da parte degli Anglo-Americani, i partigiani sferrarono a loro volta numerose offensive, riuscendo a liberare l’intera fascia appenninica e alpina e costituendo su quel territorio piccole repubbliche libere.
Nella primavera del ’45, le sconfitte e le vittorie dei partigiani erano state altalenanti. Molti uomini caddero cercando la Libertà, in quel momento però questa appariva sempre più vicina: su tutti i fronti europei erano in corso le ultime grandi offensive degli Alleati, mentre l’Armata Rossa era già alle porte di Berlino.
Il 16 aprile il Comitato di Liberazione Nazionale comunicò le direttive insurrezionali a tutte le forze della Resistenza e decretò anche la condanna a morte per Mussolini e tutti i gerarchi. Tre giorni dopo, mentre gli Alleati attraversavano la valle del Po, i partigiani dettero il via ad una catena insurrezionale al grido di “arrendersi o perire”. Piano piano tutti i partigiani confluirono dalle montagne alle varie città principali, ne occuparono caserme e palazzi, indissero scioperi e si curarono di proteggere i macchinari delle varie fabbriche dalla distruzione, occuparono le redazioni dei quotidiani e stamparono giornali clandestini. A poco a poco ogni città vide la libertà.
Il 25 aprile anche Milano insorse e in poche ore i partigiani riuscirono ad arrivare alla cerchia dei Navigli. Molti fascisti scapparono, mentre gli occupanti nazisti persistettero senza però utilizzare le armi, come ordinato dal loro generale.
Le truppe Alleate arrivarono a Milano solo il primo maggio, quando la città era ormai stata liberata. Il 28 Aprile si tenne in piazza Duomo una grandissima manifestazione popolare per celebrare la libertà ormai raggiunta e la vittoria della Resistenza, alla quale presero parte numerosi capi partigiani ed esponenti politici antifascisti.
Dal 1949 il 25 Aprile è festa nazionale. La data venne scelta simbolicamente perché fu il giorno dell’invito alla radio del Comitato di Liberazione all’insurrezione milanese che sancì la totale liberazione.
Col fenomeno della Resistenza il popolo italiano si dimostrò coraggioso e tenace, dando un enorme contributo alla fine delle barbarie nazifasciste e dimostrando il suo grande amore per la libertà, non senza sacrifici.
Margherita Vitali
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