ROMA – Si è spento nel pomeriggio di ieri, 14 dicembre, Armando Cossutta, partigiano, dirigente del Pci prima, di Rifondazione comunista poi e, infine, fondatore di Comunisti italiani. Malato da tempo, è morto all’età di 89 anni all’Ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato.
Iscritto al Pci nel 1943, durante la Resistenza, vi rimase fino alla Svolta della Bolognina, quando si oppose alla mozione di Achille Occhetto riguardante il superamento dell’ideologia comunista, la trasformazione del Pci nel Pds e la sostituzione di falce e martello con la quercia. Da sempre considerato il più filosovietico dei comunisti italiani, negli anni ’70 si trovò spesso in contrasto con Enrico Berlinguer. Parlamentare dal 1972 al 2008, nel 1991 Cossutta fu tra i fondatori di Rifondazione Comunista, con cui però ruppe nel 1998. L’allora segretario Fausto Bertinotti volle infatti ritirare la fiducia all’esecutivo di Romano Prodi, così Cossutta, insieme a Oliviero Diliberto e Marco Rizzo, diede vita ai Comunisti italiani (Pdci), costituendo in parlamento un gruppo autonomo, ma non bastò a salvare Prodi. Il Pdci sostenne poi anche l’esecutivo di Massimo D’Alema.
Uscito nel 2006 dal Pdci per dei contrasti con Diliberto, nel 2008 annunciò il ritiro dalla politica. Non prima però di aver votato per il Partito Democratico di Walter Veltroni, sostenendo di averlo fatto «da comunista».
M.C.
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Immagine in copertina: www.flickr.com
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