Matilda di Roald Dahl viene pubblicato nel 1988, eppure i suoi insegnamenti e i suoi giochi sono più che mai attuali e divertenti.
Roald Dahl è uno degli autori britannici più apprezzati dai bambini. Tra le sue opere possiamo ricordare Matilda, James e la pesca gigante, Charlie e la fabbrica di cioccolato, Il GGG, e molti altri ancora. Dahl non è sempre stato però un autore per l’infanzia: i suoi primi racconti ebbero molto successo, ma narravano principalmente le vicende personali dell’autore, tra cui le avventure nella RAF (l’aeronautica militare del Regno Unito) e nel continente africano, dove lavorò per un periodo con la compagnia Shell. Soltanto negli anni ‘60, quando Dahl si sposò ed ebbe figli – cinque in totale – lo scrittore iniziò a sperimentare il genere della letteratura per l’infanzia. Il suo approccio diretto e la sua grande fantasia lo portarono immediatamente al successo, con capolavori tradotti in moltissimi lingue e illustrati da Quentin Blake, specializzato nello stesso genere e altrettanto conosciuto nel settore.
Tra i libri più amati dell’autore inglese, Matilda – in alcune versione italiane Matilde – (1988) è uno di quelli che più è stato in grado di conquistare il cuore dei bambini, complice l’adattamento cinematografico Matilda sei mitica di Danny DeVito (1996). La trama è abbastanza nota; Matilda è una bambina prodigio di cinque anni: parla correttamente come un’adulta, è molto sveglia e legge moltissimi libri, tra cui alcuni piuttosto complessi, come quelli di Charles Dickens. La famiglia di Matilda non è però delle migliori, poiché il padre vende auto truffando i suoi clienti, la madre è perennemente impegnata nelle partite a bingo e tutti e due preferiscono passare le giornate davanti alla televisione piuttosto che dare attenzioni alla figlia, considerata una buona a nulla. Quando comincia la scuola elementare, un personaggio positivo entra in scena: Betta Dolcemiele (semplicemente Jennifer Honey nel film), la maestra che, resasi conto delle capacità straordinarie della bambina, vorrebbe farla passare direttamente alla classe quinta. La direttrice, la signorina Spezzindue – Trinciabue nel film – non ha però delle simpatie per la protagonista e cerca quindi di renderle la vita impossibile. Matilda scopre tuttavia di avere superpoteri e si ribella alla preside avendo la meglio. Il lieto fine è inevitabile: i cattivi sono puniti – o comunque ridicolizzati – e Betta Dolcemiele diventa la nuova mamma della protagonista.
Matilda segue delle tematiche ben precise e spesso ricorrenti nei lavori di Roald Dahl. Prima di tutto, le figure adulte sono per la maggior parte negative: l’unica eccezione è la maestra, mentre tutti gli altri grandi sono spregevoli o disonesti nei confronti non solo di Matilda, ma del prossimo in generale. È questa una delle caratteristiche più importanti delle opere di Dahl: l’autore, tramite i suoi narratori, si pone allo stesso livello dei bambini e, con occhi innocenti e al tempo stesso con una buona dose di furbizia, progetta piani contro gli adulti, descritti come persone orribili sia fisicamente sia moralmente – basti pensare alla signorina Spezzindue, tutto fuorché una bellezza. I piccoli lettori non trovano quindi in Dahl un adulto che li rimprovera o che vuole insegnare loro qualcosa a tutti i costi, al contrario percepiscono i narratori da lui creati come dei complici divertenti e irriverenti.
La famiglia è poi uno dei temi centrali in molte opere di Dahl, Matilda in primis. La protagonista non è soddisfatta dei suoi genitori e del loro unico, superficiale interesse: la televisione. Non esistono momenti di unione famigliare, non esistono cene intorno allo stesso tavolo, non esistono regali o complimenti. Matilda, per trovare la felicità, dovrà essere adottata da una nuova mamma, Betta Dolcemiele. Pur uscendo quasi trent’anni fa, Matilda è quindi molto moderno: la famiglia tradizionale composta da mamma e papà è messa in discussione e l’unico piccolo nucleo famigliare che si rivela essere positivo è quello formato semplicemente da una mamma buona e da una figlia adottata.
Il romanzo è poi interessante per i suoi giochi linguistici, che purtroppo vengono spesso persi o distorti nella traduzione italiana. Roald Dahl nacque da genitori norvegesi e di conseguenza l’inglese era per lui soltanto una seconda lingua, tanto che a scuola i professori criticarono spesso la sua grammatica traballante. Queste problematiche si rivelarono tuttavia molto utili qualche anno dopo: non essendo la prima lingua parlata dallo scrittore, Dahl riusciva a vedere l’inglese in modo più oggettivo, senza avere paura di distorcere suoni e parole per far divertire i bambini. Matilda e tutti i suoi romanzi sono quindi caratterizzati da neologismi, giochi di parole, onomatopee, suffissi fantasiosi e termini comuni fusi tra loro per creare un nuovo, bizzarro significato.
Pur basandosi soprattutto sull’aspetto ricreativo, il romanzo offre anche insegnamenti per i più piccoli. Prima di tutto – così come accade anche in Charlie e la fabbrica di cioccolato – Dahl critica in modo molto diretto la televisione: i personaggi che amano passare ore davanti alla TV sono di solito superficiali e privi di fantasia, come i genitori di Matilda. Nell’ideale dello scrittore, la televisione è una macchina che uccide la creatività dei bambini. L’autore esalta poi l’importanza dei libri e dell’immaginazione: la protagonista, pur vivendo in una famiglia che non la ama e non approva i suoi interessi, riesce a trovare una via di fuga proprio attraverso la letteratura. Un messaggio sempre attuale che vede nei libri la chiave per la cultura, l’educazione e lo svago. Leggere Roald Dahl ai bambini, anche dopo trent’anni, è ancora utile, costruttivo e divertente.
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