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Noto e Modica, le capitali del barocco siciliano

7 minuti di lettura

Si avvicina agosto, si fanno man mano più affollate le spiagge, e il caldo continua a far sudare le nostre giornate. C’è un rimedio? Forse la bellezza di Noto e di Modica, entrambe patrimonio dell’umanità dal 2002, potrebbe rinfrancarci dall’afa. Oppure chissà, ne potremmo rimanere tanto abbagliati, da farci credere che si tratti solo di un miraggio e che, in fondo, le due città siano solo uno spettacolo per accogliere i visitatori e per radicarsi nell’identità degli abitanti.

Noto è lontana appena 10 chilometri dalla costa ionica, ai piedi dell’altopiano ibleo. Il centro storico è introdotto dalla Porta Reale: l’arco trionfale, dall’essenzialità neoclassica, apre il sipario alla visita della capitale del Barocco. Vi troverete subito in Corso Vittorio Emanuele, la retta che attraversa tutta la città, aprendosi nelle tre piazze che vestono Noto elegantemente.

Piazza Immacolata, la prima, è dominata dalla Chiesa di S. Francesco, introdotta da un’ampia scalinata, e dall’attiguo convento del Santissimo Salvatore, che eleva la propria torre con linee sinuose. Non c’è tempo di ripensare ai primi incontri barocchi che poco dopo segue la piazza del Municipio, centro monumentale della città. Sulla sinistra si trova la sede del Comune, il palazzo Ducezio: un loggiato di colonne si affaccia sulla piazza e stuzzica la curiosità del turista ad entrare e a godere della bellezza di quello che dovrebbe essere “solo un edificio amministrativo. All’interno, in particolare, rimarrete colpiti dalla sala degli specchi, ovale ed arredata in gusto rococò. Tutto ciò è dominato dalla facciata convessa e classicheggiante della Cattedrale, il cuore della scenografia di Noto. Una volta ripresi il fiato e il Corso, ecco che si giunge a piazza XVI Maggio, sulla quale si prospettano le curve settecentesche della Chiesa di San Domenica e quelle più rigorose, neoclassiche, del Teatro Vittorio Emanuele, che ospita la stagione teatrale annuale. Per tutte queste sue meraviglie architettoniche Noto viene chiamata il Giardino di pietra. Non a caso, in Maggio, la via Nicolaci – una delle salite alla parte alta del paese – si veste di un lungo tappeto di petali colorati: è l’Infiorata, manifestazione in occasione della Pentecoste che ogni anno porta artisti dal tutto il mondo a realizzare quadri di fiori, secondo il tema dell’edizione in corso.

«Fui giovane e felice un’estate, nel cinquantuno. Né prima né dopo: quell’estate. E forse fu grazia del luogo in cui abitavo, un paese in figura di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi; con tante scale fra le due metà, a far da pacieri e nuvole in cielo da un campanile all’altro […]»

 Questo l’incipit di Argo il cieco, romanzo di Gesualdo Bufalino interamente ambientato a Modica. Incuneata a cavallo di due gole che videro passare fenici, greci, romani, barbari e arabi, la città rinacque a fine Duecento come contea medievale, il cui centro amministrativo era il Castello dei Conti, arroccato su una rupe a strapiombo. Il terremoto del 1693 segnò profondamente tutta la Val di Noto – ve lo avevamo raccontato in questo articolo su Scicli – e così anche la città natale di Salvatore Quasimodo fu ricostruita in forme tardo barocche.

Da qualsiasi direzione di arrivo vi è facile imboccare Corso Umberto I, che permette di raggiungere i principali edifici storici, attorniati da palazzi dai meravigliosi terrazzi, in perfetta architettura settecentesca siciliana. Dopo pochi minuti di camminata fra le luci tenui ed estive dei bei lampioni, il Duomo di San Pietro si affaccia sul Corso sfoggiando la scalinata arricchita dalle statue dei dodici Apostoli e la pittoresca facciata barocca. Lungo la strada principale troverete le indicazioni per gli altri monumenti di interesse, come la Chiesa di Santa Maria di Betlem o il Palazzo Grimaldi. Ma la zona che tenta sempre i turisti è Modica Alta, un vero teatro a cielo aperto. Troverete molte stradine e scale per raggiungere i quartieri panoramici, inoltratevi seguendo la direzione per la chiesa madre del paese, nonché uno dei simboli dell’arte siciliana: il Duomo di San Giorgio, che sormonta teatrale una monumentale scalinata di 250 gradini colorati da fiori, agavi e oleandri. Il profumo della sera che avrete passato in quest’oasi panoramica vi rimarrà per sempre addosso.

Anche il cibo è spettacolare e sacro quanto una chiesa barocca. La granella di pistacchi, la cannella e la ricotta del cannolo comprato all’Antica Dolceria Rizza (Corso Umberto I, 268) vi faranno venire voglia di tornare qui ancora, e poi ancora. Ma Modica è famosa soprattutto per il cioccolato modicano (da provare quello dell’Antica Dolceria Bonajuto, civico n°159 del Corso): si stima sia stato portato dai dominatori spagnoli dopo la scoperta dell’America. La ricetta sarebbe infatti azteca e prevede una lavorazione a freddo senza aggiunta di burro di cacao. Mangiatene un paio (o più) di quadratini. Ebbene, li sentite i cristalli di zucchero, la consistenza granulosa, la purezza del cioccolato al peperoncino, alla vaniglia, alla cannella? Come a Noto, a Modica tutto commuove e sorprende: sì, pure un quadratino di cioccolato sgranocchiato sugli scalini di San Giorgio.

Andrea Piasentini

Redazione

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