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Nella selva delle “tribute band”:
i “Taca Banda” da Torino

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11 minuti di lettura

C’è un fenomeno sempre più diffuso che riempie i locali e le sagre di paese e che contemporaneamente divide il mondo musicale in estimatori e denigratori.

Stiamo parlando delle tribute band, gruppi musicali che omaggiano e reinterpretano i brani di un artista o di un gruppo in particolare, che si differenziano dalle cover band, le quali si esibiscono in repertori più variegati, di artisti e, a volte, addirittura di generi diversi.

I puristi della musica originale non gradiscono entrambe le categorie, reputandole espressione musicale non autentica e considerando di “serie B” i musicisti che scelgono questa strada.

C’è invece chi gradisce sia le une sia le altre, ritenendo che, prima di arrivare a essere un musicista di un certo livello, o un cantautore in grado di comporre dei propri testi, occorra fare della gavetta, e la gavetta, in questo caso, è rappresentata dall’esercitarsi, suonando o cantando cover, arrivando a riconoscere i propri limiti e a valorizzare i punti di forza, trovando, nel contempo, la propria strada e formando il proprio stile.

Non dimentichiamoci, inoltre, che anche i big della musica hanno reinterpretato brani di altri, creando degli arrangiamenti e un sound più moderni, che possono anche risultare, per certi versi, migliori degli originali.

Le tribute band coinvolgono sempre un folto e appassionato pubblico nelle loro performance dal vivo, pubblico formato non solo dai fan dell’artista/gruppo a cui viene dedicato il tributo, ma anche da chi ama semplicemente la live music e apprezza le capacità, di chi è sul palco, di trasmettere emozioni, a prescindere dal genere suonato.

Abbiamo intervistato alcune tribute band per scoprire un po’ di più di questo ambiente.

La prima è torinese, Taca Banda, gruppo tributo a Luciano Ligabue. Il front man è Simone Tarantino e lo abbiamo incontrato durante un concerto a Saliceto, in provincia di Cuneo. In realtà, era in “trasferta” a cantare come special guest in un’altra band, i savonesi Fandango, anch’essi molto noti e richiestissimi nelle feste e nei locali della zona; tanto per sfatare il mito della rivalità tra band.

Simone in concerto coi Fandango
Simone in concerto coi Fandango

Parlami del gruppo Taca Banda, chi siete e da quanto tempo vi siete formati?

I Taca Banda nascono a Torino nel 2010, da una serie di vicissitudini davvero fortunose… Potrei utilizzare una frase di una bellissima canzone del Liga che faceva più o meno così: «quando sembra tutto fermo, la tua ruota girerà». I Taca Banda sono formati da 6 elementi: Simone Tarantino (voce), Cristian Montone (chitarra ritmica), Massimo Ritorto (basso), Maurizio Montone (tastiere), Renato Catella (chitarra solo) e infine alla batteria Marco Conforti. Ognuno di noi ha avuto l’onore di cominciare a “fare l’amore” con la Signora Musica, in media, da ormai 20 anni. Un amore che, mi sa, è destinato a durare ancora per molto tempo.

 

Perché avete scelto di unirvi in una tribute band e perché fondarne una proprio per Ligabue?

La scelta di unirci in una tribute band per Ligabue nasce dal fatto che la quasi totalità dei miei musicisti avevano già in piedi, da una buona quindicina d’anni, una band cover rock nella quale proponevano, oltre che diversi pezzi di artisti rock italiani, molte canzoni del Liga nazionale. Il mio inserimento e il mio percorso musicale hanno giustificato e realizzato un progetto ex novo nel quale ci si è concentrati nella creazione di uno spettacolo in cui il cuore e la musica suonata, assolutamente dal vivo, fossero gli ingredienti primari.

Da sinistra in alto, Max Ritorto (basso), Maurizio Montone (tastiere), Cristian Montone (chitarra ritmica). Sotto, Marco Conforti (batteria), Simone Tarantino (voce) e Renato Catella (chitarra solo)
Da sinistra in alto, Max Ritorto (basso), Maurizio Montone (tastiere), Cristian Montone (chitarra ritmica).
Sotto, Marco Conforti (batteria), Simone Tarantino (voce) e Renato Catella (chitarra solo)

Qualcuno di voi suona in altri gruppi?

A parte me, direi che ogni musicista dei Taca Banda collabora almeno con altre due band. I progetti spaziano dalla musica rock alternativa alla musica leggera italiana a 360 gradi.

 

Ci sono band tributo che cercano di emulare il proprio artista o gruppo di riferimento in tutto e per tutto, abbigliamento e atteggiamenti compresi. Com’è il vostro approccio al “Liga” in questo senso? Ne proponete una copia il più fedele possibile o ci mettete anche “qualcosa di vostro”?

Il nostro approccio al Liga, sperando di non apparire scontato, lo definirei genuino. Abbiamo scelto fin dalla nostra nascita di non emulare nella totalità ciò che i musicisti del Liga fanno sul palco, sia per quanto riguarda le movenze sia per quanto riguarda la strumentazione. Ognuno di noi porta sul palco il proprio essere e il proprio gusto musicale. L’unica cosa che cerchiamo, e speriamo, di trasmettere attraverso la voce, la musica dal vivo e la poesia delle canzoni di Luciano, è il piacere, la passione, le emozioni e i ricordi del vivere Su e giù da un palco. Credo onestamente di essere l’unico della band che ha deciso di utilizzare alcuni accorgimenti “scenici”, tra cui alcune riproduzioni di chitarre e il cambio d’abito durante il concerto, che sono elementi che hanno sempre creato l’indiscussa suggestione che si respira nei live del Liga.

taka banda 3

Piccola provocazione: non correte il rischio di “annoiarvi” suonando e cantando il repertorio di un solo artista?

Credo che non sia ciò che si suona ma come e con che spirito e obiettivi si suona che possa portare alla noia. Noi siamo davvero una piccola famiglia e il vederci settimanalmente in sala prove è un piacere. I concerti sono motore per migliorarci e stimolarci a crescere, ma il rispetto e il cuore vengono prima di tutto. Poi, come ho già detto, ognuno di noi ha sempre avuto libertà e serenità di dedicarsi ad altri progetti musicali.

 

Qual è il tipo di pubblico che vi segue, anche in termini di età?

Il nostro seguito è composto da Amici, perché chi decide di “spararsi” 80 km per sentirti, merita il tuo rispetto e la tua amicizia, a mio avviso. In relazione alle età, direi che il nostro seguito va dagli 0 ai 99 anni.

 

Parliamo dei locali, degli organizzatori di feste e sagre che richiedono la vostra presenza. Secondo te, è giusto pensare che vadano a colpo sicuro chiamando una band come la vostra, convinti di fare il pienone grazie alla fama e al successo dell’artista a cui dedicate il tributo?

Mah, onestamente non condanno le motivazioni dei gestori dei locali in relazione allo scegliere o meno un tributo per riempire il locale. Esistono diversi locali a Torino che rinnegano i tributi, altri che ne fanno il loro pane quotidiano. Mi permetto però di condannare coloro che pensano che la Musica, e tutto ciò che ne fa parte, sia solo un business, senza tenere conto e rispetto del duro lavoro che c’è dietro di essa.

 

C’è qualcuno che a sentir parlare di tribute band, e a volte anche di cover band, storce un po’ il naso. Hai mai ricevuto critiche sul fatto che non fai musica tua, che “copi” un artista più grande, che se fossi “originale” saresti un professionista “più completo”?

Onestamente e fortunatamente non ho mai ricevuto critiche a riguardo. Ho sempre trovato nel tributo Ligabue la mia dimensione musicale ottimale e non è una questione di pigrizia…

 

Questa estate hai sostituito, per un breve periodo per motivi di salute, il cantante dei Fandango, tribute band savonese. Com’è stata questa esperienza da “Liga di quartiere in trasferta”?

È stata e rimarrà indimenticabile! Non avrei mai immaginato di poter essere all’altezza di sostituire il bravissimo cantante di una band tributo ormai affermata e conosciuta che da ormai 15 anni porta la musica di Ligabue in tutta la Liguria, e non solo. Sono convinto che sia stata la loro grande umanità e la loro passione ad avermi aiutato a “sentirmi un po’ a casa”! Questa esperienza mi ha insegnato quanto sia importante prima di tutto il rispetto per le persone e per la musica affinché si possa condividere le emozioni di cui spesso parlano gli artisti famosi. Credo che questa sia la grande differenza che sta tra chi decide di vivere la musica col cuore e tra chi la vive per riempirsi le tasche. E io preferisco riempirmi le tasche di bei ricordi.

Simone con Diego Malfatto, cantante dei Fandango
Simone con Diego Malfatto, cantante dei Fandango

 

 

 

 

 

Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.

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