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Massimo Cacciari

Massimo Cacciari: «I problemi della filosofia sono irrisolti perché il suo compito è chiarire»

Il filosofo interviene sul compito della filosofia: i problemi della filosofia sono problemi irrisolti perché il suo compito è quello di chiarire e scorgere le relazioni tra le cose

9 minuti di lettura
Francesco Valagussa, Carlo Sini e Massimo Cacciari
Francesco Valagussa, Carlo Sini e Massimo Cacciari

Tre relatori d’eccezione per un tema cruciale: Massimo Cacciari, Francesco Valagussa e Carlo Sini hanno infatti discusso Delle cose prime e ultime in un incontro organizzato al Teatro della Società di Lecco ieri sera nell’ambito della rassegna “Filosofia Oggi”. Cacciari non ha bisogno di presentazioni, così come Sini – che ha vestito gli insoliti panni di “moderatore”. Valagussa è un giovane ma promettente ricercatore dell’Università San Raffaele di Milano.

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«Le cose prime e ultime – comincia Valagussa, dopo gli onori di casa – guardandomi in giro credo che sia un dato di fatto che la nostra epoca è poco sensibile a questo tema. Il pensiero scientifico, dominante oggi, pensa il rapporto tra i vari enti all’infinito, non ci si domanda dell’inizio o della fine; ci interessa del processo. E il capitalismo, l’altra faccia della medaglia, vive della relativizzazione di ogni singola cosa al prezzo: niente ha un valore assoluto oggi. Noi siamo nell’età del dominio del logos per una serie di scelte precise della nostra civiltà, un’età a cui non interessa cosa è accaduto all’inizio ma solo quello che riusciamo a pensare e con cui articoliamo un processo, quel processo che è la nostra vita».

«Ma proprio questa è una grande operazione escatologica: siamo nell’epoca della vittoria del logos, quella in cui una certa impostazione ha prevalso, in cui sono crollati gli schieramenti e non ci sono neanche più i conflitti che hanno caratterizzato il Novecento. Ha vinto il logos, articolato nel pensiero scientifico e nel capitalismo, che è potentissimo nel dominare le parti, ma non il tutto con la T maiuscola, da questa prospettiva il logos è debole», prosegue il giovane studioso. «Proprio perché siamo arrivati al compimento di un’epoca la logica che ci regge è ormai una logica che ci sfugge, rischiamo di andare incontro non ad un governo del tutto ma ad un’amministrazione del tutto, priva di politica e di decisioni. Abbiamo creato un imponente sistema che però ci è sfuggito di mano».

Massimo Cacciari
Massimo Cacciari

A tradurre questo stato dell’arte dell’epoca a cui apparteniamo dipinto da Valugassa in termini più tecnici è Cacciari: «L’inizio e ultimo sono l’essente predicato secondo la prospettiva della filosofia, che non è un linguaggio meno potente di quello delle scienze: la filosofia ha al suo interno le scienze e ne è critica, ovvero formula un giudizio sull’atteggiamento dello scienziato nei confronti dell’ente. La cosa prima e la cosa ultima sono quei problemi che le scienze non riescono ad affrontare: non è una critica negativa nei confronti delle scienze, ma un giudizio che individua un limite del pensiero scientifico. Per lo scienziato il problema dell’ente, dell’inizio e della fine delle cose, è irrisolvibile e pertanto neanche si pone, questo però non significa che siano problemi che io non possa provare a dire con un linguaggio diverso, che non sarà rigoroso e preciso. Ma la natura forse lo è?» , si domanda il filosofo.

«Una considerazione iniziale dell’ente e una finale che è diversa e più complessa di quella scientifica: questo è il compito della filosofia. Qual è la considerazione dell’ente, che non può essere quella della considerazione scientifica? Il reale», chiosa Cacciari. «La considerazione dell’ente non si può basare su una prospettiva per cui c’è da un lato l’ente e dall’altro il soggetto che lo considera; non c’è il dato ma la relazione, non c’è la coscienza e qualcosa, c’è la coscienza di qualcosa. Esistono delle relazioni che sfuggono da ogni logica, ma con cui il filosofo ha il compito di confrontarsi: la logica si basa su due tipi di relazione, o A è contenuto di B o A appartiene a B. Ma non dobbiamo rendere conto anche di altre forme di relazione? A spera B, A è assente in B… ci sono infinite altre forme di relazione e la filosofia deve cercare di renderle chiare, la scienza non può fare questo lavoro perché oltrepasserebbe il proprio limite. La filosofia dove tornare ad occuparsi del suo tema proprio e chiedersi: come posso predicare la singolarità di quell’ente? Che cosa è l’essente?».

massimo cacciari

Nello spirito di questo ciclo di incontri, che mira a realizzare un dialogo tra studiosi di generazioni diverse su temi specifici, il giovane ricercatore ha cercato di proseguire il discorso intavolato dall’ex sindaco di Venezia: «Il logos si è sempre interrogato sulla singolarità dell’ente, certo, la filosofia è il luogo del giudizio e non è un caso che Kant abbia scritto la Critica del giudizio dove lo scopo è quello di tenere assieme il regno della natura al regno dei fini. Noi però non siamo più nella società del giudizio ed è un enorme problema quello di tenere desta la facoltà del giudizio: Kant diceva che una società non è fondata sulle élite ma sul dialogo tra la parte ‘colta’ e quella che lo è meno ma è più carica di energie. La società si basa su una sorta di miracolo per cui con lo stesso linguaggio si parla al mercato e si compiono studi ricercatissimi: abbiamo ancora questo linguaggio in grado di far dialogare tutti? Il reale è che noi stiamo insieme e non c’è un linguaggio specialistico in grado di dare conto di questo fatto. Si tratta di trovare un linguaggio che sia in grado di esprimere questo fatto originario».

«Io insisterei sul compito della filosofia – interviene ancora Massimo Cacciari –: i problemi della filosofia sono problemi irrisolti perché il compito della filosofia è chiarire, rendere conto di tutta una serie di relazioni che non sono riducibile alla relazione A è B: perché per dire A è B devo prima dire A è A, e A è una complessità infinita di aspetti. Questa è la questione: o c’è un compito fortissimo da affrontare o è meglio tacere».

«Questa sera si sono posti i problemi fondamentali – conclude Carlo Sini –, innanzitutto il fatto che ognuno di noi è una polarità intrinsecamente irriducibile ad una proposizione della logica. E poi la questione: con che lingua parli della lingua? Sono questi problemi che possono essere tradotti nell’esperienza di ognuno».

di Manuela Valsecchi

da Lecconews.lc

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