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Brassaï, Parigi

Brassaï, l’occhio
surreale di Parigi

6 minuti di lettura

«Per me la fotografia deve suggerire, non insistere o spiegare».
(Brassaï)

Gyula Halász (in arte Brassaï, in onore del suo paese natale) nasce nel settembre del 1899 a Braşov, una cittadina della Transilvania − oggi in Romania, ma allora nel territorio ungherese. Ancora molto piccolo, si trasferisce con la famiglia a Parigi, dove torna definitivamente anni dopo, nel 1924, dopo aver servito nella cavalleria dell’impero austro-ungarico e aver studiato arte a Berlino. Nella capitale francese frequenta l’arrondissement di Montparnasse, sulla rive gauche della Senna, stringe importanti legami di amicizia con il celebre poeta francese Jacques Prévert e lo scrittore statunitense Henry Valentine Miller (l’autore di Tropico del Cancro) e instaura importanti collaborazioni con Pablo Picasso.

Brassaï, autoritratto con Pablo Picasso
Brassaï, autoritratto con Pablo Picasso

«Ho sempre odiato la specializzazione. Per questo ho cambiato così spesso mezzo di espressione… mi rinfresca e mi permette di rinnovare il mio punto di vista».
(Brassaï in un’intervista del 1974 per Photo-Revue)

Diventa, poi, corrispondente estero per giornali ungheresi e rumeni e mentre è alla ricerca di storie si rende conto che il mezzo da privilegiare per rappresentare la realtà è la fotografia, verso la quale fino ad allora era completamente disinteressato: sarà, infatti, grazie a Andre Kertesz che avverrà questa conversione. Si innamora quindi della notte nelle vie di Parigi cui dedica il suo primo libro fotografico, Paris de nuit, uscito nel 1933. L’opera ha tantissimo successo e la sua capacità rappresentativa porta Miller a soprannominarlo «l’occhio di Parigi».

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Brassaï, Parigi

Un esempio delle straordinarie visioni notturne parigine di Brassaï.

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Brassaï, Parigi

Brassai spesso si impegna a rappresentare dettagli decontestualizzati della realtà, facendo perdere loro il significato originario e dandogliene uno nuovo, come accade per la fotografia di questa farfalla. La particolare collocazione e la scelta di luci, infonde un alone di mistero che conferisce all’immagine un’atmosfera spettrale che l’animale difficilmente trasmetterebbe nella vita reale.

«Il surrealismo delle mie immagini non è altro che il reale reso fantastico dalla visione. Cercavo solo di esprimere la realtà, in quanto niente è più surreale».
(Brassaï)

Brassaï, Parigi da Notre-Dame, 1933
Brassaï, Parigi da Notre-Dame, 1933

«Io non invento nulla, immagino tutto».
(Brassaï)

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Brassaï, Parigi

L’inusuale Ville Lumière che l’ungherese rappresenta è colta spesso con atmosfere insolite, complice il filtraggio delle luci artificiali e della nebbia, come in quest’immagine notturna.

«Se tutto può diventare banale, tutto può ridiventare meraviglioso. A Parigi ero alla ricerca della poesia della nebbia che trasforma le cose, della poesia della notte che trasforma la città, della poesia del tempo che trasforma gli esseri»
(Brassaï)

Se anche il banale è per Brassaï meraviglioso, i soggetti privilegiati dei suoi scatti diventano anonimi passanti, prostitute, perditempo. La «bellezza del sinistro», di cui parla Prévert, si impone nei suoi lavori, resa magica da atmosfere notturne e sagome scontornate dai fari. Il caos della città trova con Brassaï un ordine affascinante.

Brassaï, Parigi
Brassaï, prostituta a Parigi
Brassai, la prostituta Bijou
Brassai, la prostituta Bijou

L’opera di Brassaï, però, non si limita alla sola rappresentazione notturna della capitale; molti sono, infatti, gli scatti che documentano la convulsa attività diurna della città. Spariscono le energie misteriose, ma resta l’attenzione per i dettagli della realtà, come dimostra la realizzazione di una serie di fotografie ai graffiti sui muri cittadini, partita dal 1929. Nonostante i filtri surrealisti, quella di Brassaï è una rappresentazione puntuale di Parigi non tanto nella concretezza, quanto nei sentimenti e nello spirito.

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Brassaï, graffiti

Importante per la carriera di Brassaï è anche il connubio artistico avuto con Pablo Picasso, il quale gli chiese di fotografare alcune sue sculture inedite per pubblicarle sulla rivista Le Minotaure. Le loro esperienze artistiche si legano e i due scoprono di avere punti di interesse comuni, come ad esempio il circo − con i suo contorcersi di carne e pelle.

Brassaï, ritratto di Pablo Picasso, 1932
Brassaï, ritratto di Pablo Picasso, 1932
1960
Brassaï, ritratto di Pablo Picasso, 1960

Brassaï nel 1974 è insignito del titolo di Cavaliere delle arti e delle lettere e di Cavaliere della Legion d’onore nel 1976. Nel 1978 vince il Premio internazionale di fotografia a Parigi. Muore l’8 luglio 1984 a Èze, nelle Alpi marittime, e viene sepolto al cimitero di Montparnasse di Parigi. La sua instancabile ricerca di sensazioni e ambienti ha prodotto un affascinante portfolio di atmosfere parigine.

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Camilla Volpe

Classe 1995. Prima a Milano, ora sotto il Vesuvio - almeno per un po'. PhD candidate in Scienze Sociali e Statistiche. Mamma e papà non hanno ancora capito cosa faccio nella vita.