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Bram Stoker e il suo «Dracula»: il successo di una leggenda

6 minuti di lettura

Bram Stoker nacque nel 1846 in Irlanda e la sua infanzia non fu di certo delle più felici: costretto a letto da una grave malattia, il piccolo Stoker non poteva fare altro – così come accadeva a molti scrittori malati, uno su tutti Robert Louis Stevenson – che crearsi un mondo di fantasia in cui evadere. Quando, una volta cresciuto, Stoker guarì miracolosamente, i medici non seppero darsi una vera e propria spiegazione. La vita dello scrittore cambiò però radicalmente: poté studiare, fare sport, stare a contatto con la gente, vivere una vita normale. Dopo essersi laureato in matematica, Stoker iniziò a lavorare per un giornale irlandese, The Evening Mail, per il quale scriveva articoli di critica teatrale. Proprio il mondo del teatro lo mise in contatto con uno dei grandi “amori” della sua vita: l’attore Henry Irving, con cui iniziò a dirigere a Londra il Lyceum Theatre. Lo scrittore ammirava molto Irving per la sicurezza di sé, il fascino, l’eleganza, la tenerezza; ne divenne non solo un collega, ma anche un confidente, dando così vita a una relazione di amore, forse platonico, che li legò per sempre. Nonostante questa ambigua amicizia, Stoker visse una vita da rispettabile uomo vittoriano sposando Florence Balcombe.

stoker

Il lavoro per il teatro portò lo scrittore a viaggiare molto, arrivando persino in America. Qui conobbe uno dei più celebri poeti d’oltreoceano, Walt Whitman, con cui portò avanti una lunga corrispondenza epistolare, tanto che alcuni critici pensano che proprio il poeta americano abbia ispirato la figura del Conte Dracula, coi suoi occhi di un azzurro penetrante e i suoi capelli lunghi. Subito dopo la morte di Irving nel 1905, Stoker ebbe un infarto che lo indebolì notevolmente e lo costrinse a una vita di tranquillità e reclusione fino al 1912, anno della sua morte.

Accanto alla carriera nel mondo teatrale, Stoker amava anche scrivere racconti e romanzi. Però l’unico a essere ancora studiato e apprezzato dal grande pubblico è soltanto Dracula (1897), romanzo conosciuto ormai in tutto il mondo e nato dall’incontro con il professore ungherese Arminius Vambéry, che raccontò a Stoker la leggenda di Vlad Tepes Dracul. La storia del vampiro è ormai molto nota, anche se è stata spesso manipolata dai numerosissimi adattamenti cinematografici: Jonathan Harker si reca in Transilvania per chiudere un contratto con il Conte Dracula riguardo all’acquisto di alcune abitazioni a Londra. Ospite nel suo castello, Jonathan comprende presto di essere prigioniero e assiste a eventi del tutto straordinari. Riuscito a fuggire – seppur in pessime condizioni – il protagonista viene raggiunto dalla sua futura sposa Mina e, aiutato da personaggi secondari come Van Helsing, Quincey, Lucy Westenra e il dottor Seward, dovrà dare la caccia al Conte per far sì che non infetti la metropoli inglese con i suoi morsi, in grado di trasformare le vittime in non-morti: i celebri vampiri.

dracula morso

Il libro è affascinante grazie all’abilità dello scrittore nel mescolare elementi tradizionali ad alcuni molto moderni per l’epoca, una caratteristica in realtà piuttosto comune nei romanzi di fine Ottocento (basti pensare a Dr. Jekyll e Mr. Hyde o Il ritratto di Dorian Gray). La prima parte dell’opera si svolge sui Balcani, in un’ambientazione rurale, di superstizione e ingenuità contadina. Dracula vive in un castello misterioso, luogo per eccellenza del genere gotico, in terre esotiche e lontane, tanto che Harker non ha a disposizione nessuna mappa dettagliata. Al contrario, la seconda parte del romanzo è molto moderna per quanto riguarda le ambientazioni: il Conte, stanco della vita in Transilvania, vuole trasferirsi a Londra, dove potrà sfamarsi grazie alle numerose possibili vittime. Non più quindi rovine, castelli, monasteri, ma la città, le vie percorse tutti i giorni dalla gente; non la solitudine delle montagne ma il pericolo delle grandi masse nella capitale, dove il vampiro potrebbe nascondersi indisturbato. Parte della trama si svolge poi nella cittadina di Whitby, dove l’autore era solito alloggiare per brevi periodi durante le vacanze. Si tratta di una piccola città portuale a nord dell’Inghilterra dove si trova un cimitero in cui sono custoditi i “finti resti” mai ritrovati dei pescatori scomparsi in mare. Un cimitero quindi vuoto in grado di creare un’atmosfera di mistero ben descritta dallo scrittore irlandese. Se oggi la cittadina è molto conosciuta anche grazie a Dracula, durante il periodo vittoriano era già piuttosto famosa per i suoi gioielli neri (i Whitby jets) ricavati dal carbone e molto amati dalla regina Vittoria, che era solita vestirsi di nero dopo la scomparsa del marito Albert.

dracula lugosi

Un altro grande elemento di modernità è la tecnica narrativa utilizzata da Stoker: non un narratore onnisciente che tutto vede e tutto sa, ma una vasta presenza di io narranti e punti di vista diversi che si spostano nello spazio e nel tempo. Se il racconto inizia con la testimonianza scritta da Harker nel suo diario, incontriamo poi le lettere di Mina all’amica Lucy, ancora ignara delle avventure del marito; le analisi mediche del dottor Seward, che osserva attentamente il suo paziente Renfield; gli articoli di giornale che raccontano gli strani avvenimenti di Londra; e ancora il diario di Mina, che spesso riassume i fatti ordinandoli e facendo il punto della situazione. Seguendo le varie testimonianze e muovendosi tra spazio e tempo, si viene a creare piano piano un puzzle che verrà completato soltanto nelle ultime pagine, quando si ha finalmente un quadro generale chiaro della situazione. L’opera potrebbe essere paragonata a un quadro di Picasso dove la stessa situazione viene spezzettata e rappresentata da più punti di vista, così da averne una visione totale e completa. Le date, le testimonianze, i vari generi accostati uno all’altro e la continua presenza di azioni causa-effetto danno l’idea di un racconto realistico, realmente avvenuto, e non di un’avventura fantastica e improbabile.

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Anche i personaggi creati da Stoker sono in evoluzione e stanno ormai abbandonando gli ideali dell’Inghilterra vittoriana: Mina è una donna moderna, indipendente, che studia per diventare una giornalista e sa scrivere a macchina. Vuole essere parte attiva della cattura di Dracula, nonostante gli uomini siano abbastanza preoccupati per la sua incolumità. Mina è una delle eroine che sconfiggono il cattivo più conosciuto di sempre, un ruolo totalmente nuovo per le donne dell’epoca, di solito rinchiuse in casa tra la biancheria da ricamare, i libri da leggere e i figli da accudire. Le prima goffe trasfusioni e le cure mediche (per esempio lo studio attento che il dottor Seward compie su Renfield) rivelano come i tempi stiano ormai cambiando, anche se a questa medicina “nuova” si accosta Van Helsing, legato a una scienza più spirituale, metafisica e tradizionale.

dracula coppola

Il successo di Dracula è poi in parte dovuto alle numerose versioni cinematografiche. Il romanzo si presta molto bene agli adattamenti per il grande schermo grazie ad alcune delle sue caratteristiche. È infatti un’opera ricca di azione e di suspense, ma soprattutto molto visiva – pensiamo per esempio alle descrizioni del castello o del Conte, oppure alla scena molto forte in cui Mina e Dracula bevono a vicenda il loro sangue. Non va dimenticato che Stoker nasce come autore teatrale e la sua narrativa è fortemente influenzata dall’abitudine alla messa in scena. Lo scrittore presenta infatti i personaggi attraverso i dialoghi, e non con lunghe pagine descrittive. I discorsi non sono poi un semplice botta e risposta tra “disse” e “rispose”, ma suonano piuttosto naturali. Inoltre, il continuo cambio di ambientazione e la rottura dell’azione, ripresa poi molti capitoli dopo da nuovi punti di vista, sono elementi tipici del dramma.

Il primo film sul Conte Dracula è Nosferatu (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau, privo di suoni se non per la musica suonata al pianoforte e in molti punti diverso dal libro. La nascente industria cinematografica è infatti particolarmente interessata alle storie dell’orrore perché in grado di attirare un pubblico molto vasto. Nel 1931 abbiamo poi la celebre versione di Bela Lugosi, che darà vita all’immagine di Dracula così come lo immaginiamo oggi (anche se in realtà piuttosto diversa dall’opera originale). Gli anni ’60 e ’70 vedono moltissime versioni del romanzo di Stoker, dove Dracula fa sia da protagonista sia da personaggio secondario. Nel 1992, Francis  Ford Coppola dirige quella che è forse la versione più fedele, seppur con qualche modifica, del romanzo: Dracula di Bram Stoker.

Oggi il mistero di Dracula è quasi andato perduto: la sua storia è conosciuta da chiunque e leggendo il libro si sono ormai persi l’adrenalina e lo stupore originale che doveva provare chi non conosceva ancora la figura del vampiro. Di vampiri oggi ne abbiamo invece per tutti i gusti, da quelli di Anna Rice a quelli di Twilight. Dracula non è di certo il primo, abbiamo esempi precedenti – seppur più arcaici e meno completi – come Il vampiro di Polidori (1819) o le vampire in Carmilla (1872) di LeFanu. Dracula è però sicuramente il più noto: anche chi non ha mai letto il libro o visto un film sull’argomento, pensando a Dracula immaginerà due canini appuntiti che grondano sangue e un lungo mantello nero che scompare nella notte.

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